Bidoni del calcio: Winstone Bogarde

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Quando si compra un calciatore, si fa un investimento. Esso, per definizione, presenta una certa dose di rischio, e può rivelarsi sia buono che cattivo.

Uno dei migliori investimenti della storia del Milan, fu un “pacchetto” di giocatori presi dall’Olanda: Marco Van Basten, Frank Rijkaard e Ruud Gullit. Grazie ad essi, i rossoneri dominarono il calcio italiano per alcuni anni. Naturale dunque, che in periodo di crisi, l’acquisto di altri tre orange nel 1997 portò i tifosi a ben sperare. Quella volta il trio fu composto da Patrick Kluivert, Michael Reiziger e Winston Bogarde, ma il risultato fu completamente diverso, e l’investimento si rivelò non solo sbagliato, ma addirittura rovinoso.

Oggi analizzeremo la storia di Winston Bogarde, un giocatore mai amato fuori dall’Olanda, ma che vanta comunque un buon palmarès e un buono stipendio in alcune delle squadre più importanti d’Europa. Un giocatore che ad oggi ricorda come il calcio abbia fatto la sua fortuna: “il calcio mi salvò dall’essere un delinquente. I miei modi di fare erano quelli di un troglodita“.

 

Gli inizi in Olanda

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Originario di Aruba ma nato a Rotterdam il 22 Ottobre 1970, Winston si appassionò al calcio dopo aver visto la partita tra Unione Sovietica e Brasile del 1982, promettendosi con il fratello che ci avrebbe provato, nonostante il parere contrario del padre.

Nacque come ala, ed esordì nel 1988 nell’ SVV, dove giocò per due anni segnando un gol in 11 partite. Successivamente passò al Excelsior Rotterdam, che non poteva non farlo giocare in difesa visto il suo fisico possente, e anche qui giocò 10 partite segnando una rete. L’anno successivo, andò in un’altra squadra di Rotterdam, lo Sparta, dove in tre anni segnò ben 14 reti in 65 partite. La squadra principale della sua città, il Feyenoord, non lo prese mai in considerazione. Tuttavia, l’avvio di carriera sembrava promettente, e venne ingaggiato nel 1994 dall’Ajax.

All’apice della carriera: l’Ajax e la Nazionale

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All’Ajax ha la possibilità di giocare con calciatori di tutto rispetto: i fratelli De Boer, Van de Sar, Davids, Overmars, Rijkaard, Seedorf. Leggende del calcio orange. Quella fu la vera grande occasione per il buon Winston, che inizialmente dichiarò di non capire nulla dei complessi schemi tattici dell’allenatore Van Gaal. Nessun problema, comunque: la squadra allora allestita fu troppo forte, e nei suoi tre anni di militanza arrivarono 2 scudetti, 2 supercoppe d’Olanda, 1 Champions League, 1 supercoppa europea, 1 coppa intercontinentale e anche la sua prima doppietta, realizzata contro il NEC Breda.

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Sarà stata la bravura complessiva della squadra, sarà che allora chiunque vi fosse stato al suo posto avrebbe vinto altrettanto; fatto sta che il difensore conquistò anche la Nazionale olandese, con cui giocò 20 partite e partecipò all’europeo del 1996.

 

Il trasferimento in Italia: il Milan

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Il 14 Febbraio 1997, si trasferì a Milano a parametro zero, firmando un quadriennale da 1,4 miliardi di Lire.

Capello, allora allenatore del Milan, dichiarò: “scommetto soprattutto su Bogarde“. L’inizio sembrò dunque promettere bene, e l’olandese dichiarò: “sono venuto a Milano per giocare sempre e vincere tutto“.

A San Siro, però, giocò solo 3 partite, con effetti disastrosi. Si ricordi, ad esempio, l’erroraccio contro l’Udinese: Taibi, portiere rossonero, passò il pallone a Bogarde che, non essendo minimamente pressato, ripassò debolmente la palla al portiere, permettendo all’incredulo Bierhoff di intercettarlo e segnare uno dei suoi pochi gol di piede, portando la vittoria ai friulani. Da allora, solo panchina e un pesantissimo ingaggio, mentre Winston dichiarò di Milano: “A Milano non mi sono mai sentito a casa, troppa nebbia, una citta’ fredda. Mi piacevano solo la cucina e la moda“.

Costacurta lo ricordò come “il personaggio più curioso e strano mai passato per Milanello“, non ricordando di averlo nemmeno mai sentito parlare. Marcel Desailly, invece, lo ricorda come “un ricco viziato che ha raggiunto l’apice e non è più interessato al resto. Penso che lui e Reiziger siano stati ingaggiati solo per fare un favore a qualche amico“.

Un vero fallimento, ma la fortuna di Winston è grande, e riceve un’altra grandissima occasione.

 

Un’altra grande occasione: il Barcellona

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Pochi furono i rimpianti quando nel Gennaio del 1998 venne ceduto per ben 7 miliardi di Lire ad un’altra big, il Barcellona, dell’ex allenatore Van Gaal.

Il primo anno sembrò rivelarsi quello del riscatto per il terzino olandese, con 19 partite giocate. Lì ritrovo nuovamente Reiziger e Kluivert, che definì “due delle persone migliori mai conosciute in un calcio ipocrita“. Tuttavia, nei tre anni successivi, giocò solo 9 gare, venendo spesso considerato l’anello debole della difesa. Ciononostante, può vantare di aver vinto, seppur non giocando, 2 scudetti, 1 coppa di Spagna e 1 supercoppa europea.

Nessuno in Spagna lo ricorda come un campione, e dopo aver giocato solo 9 partite, ci si sarebbe aspettato un passo indietro. Invece no: ecco che lo ingaggiò un’altra grande europea, il Chelsea.

 

La fortuna continua: il Chelsea

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Nella stagione 2000-2001 ecco un’ennesima, grandissima occasione. Con un ennesimo, grandissimo stipendio. Firmò un quadriennale da circa 3 milioni di Euro a stagione, pari a circa 70.000 Sterline alla settimana. In quattro anni giocò solo 11 partite, guadagnando quindi praticamente un milione a partita.

Il prestigioso The Indipendent lo definì “uno degli effetti più deleteri della sentenza Bosman“, e ancora “il peggior affare del Chelsea nella storia moderna“. I blues, resisi conto dell’errore e di quanti soldi stessero regalando a quello che veniva considerato un vero e proprio “bidone”, cercarono di convincerlo a rescindere il contratto, dapprima relegandolo tra le riserve, poi addirittura escludendolo dalle stesse. Egli volle comunque onorare il contratto, tirandosi addosso le ire dei propri compagni di squadra, dichiarando: “posso anche essere il pèeggior acquisto della stora dell’Inghilterra, non mi interessa. Potrei giocare titolare da qualsiasi altra parte, ma perchè dovrei? Qui mi pagano, e bene anche!“.

 

La fine della fortuna

Alla scadenza del suo contratto, a 34 anni, Bogarde parve aver esaurito la propria fortuna, dopo esser stato definito dalla rivista olandese Voetbal International “fannullone dell’anno 2004”. Nessuna squadra volle ingaggiarlo e l’Ajax, anche se gli permise di allenarsi con la squadra, non volle offrirgli un contratto. Dopo un anno, ebbe la buona idea di smettere.

In seguito partecipò ad un progetto per i giovani aspiranti calciatori in Suriname e tentò di prendere il patentino da allenatore nel 2007 insieme a Cocu, non passandolo.

Comprò una casa discografica rock, ma vide la propria casa pignorata per debiti. Il suo libro, critico come sempre e intitolato “Questo negro non si piega davanti a nessuno“, parlò male di un calcio definito razzista e ipocrita. Ciononostante oggi collabora ancora con il settore giovanile olandese…. Forse per convincere che non serve poi un grandissimo talento per sfondare e guadagnare molti, moltissimi soldi.

 

 

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