Away days: due modi di vivere le trasferte

Ultimamente, preso dalla nostalgia per la meravigliosa trasferta fatta a Londra a febbraio, mi sono messo a cercare qualche articolo sulle impressioni che avevano avuto i tifosi del Tottenham venendo a Firenze. Ho trovato un articolo di un ragazzo americano, tifoso dei Lilywhites. Ho pensato quindi ad un confronto tra la mia esperienza di tifoso in trasferta a White Hart Lane e la sua al Franchi.

Intanto già l’arrivo agli aeroporti è differente: mentre a Londra ci fanno dei normali controlli alla dogana, qui in Italia, memori dei disastri provocati dai tifosi del Feyenoord a Roma la settimana precedente, fanno un controllo molto più serrato sui tifosi inglesi. A Firenze addirittura era stato istituito il divieto della vendita di alcolici (rispettato solo in parte) il giorno della partita. A Londra il clima è molto differente, incontriamo decine di tifosi viola a giro per le strade. Tutti fanno la stessa domanda: “Che ce l’avehe i’biglietto?”. Sono più di 6000 infatti i tifosi venuti dalla Italia, a fronte di solo 1800 biglietti disponibili.20150219_184800

Noi per fortuna ce l’abbiamo e quindi, dopo un po’ di turismo, partiamo alle 18 alla volta dello stadio (la partita iniziava alle 20.05). Per arrivare allo stadio l’organizzazione era totalmente diversa: i tifosi del Tottenham a Firenze avevano poche navette organizzate dalla prefettura e venivano portati direttamente sotto al settore ospiti. Noi invece abbiamo preso in tutta tranquillità prima la metro per arrivare a Liverpool Street e poi il treno per arrivare nel profondo nord di Londra, a White Hart Lane. Avevamo le sciarpe in vista e nessuno ci ha detto niente, neanche tre signori seduti proprio accanto a noi sul treno con le loro magliette degli Spurs. Al nostro arrivo alla stazione di White Hart Lane ci sono alcuni steward a controllare la situazione ma tutto è molto tranquillo. Addirittura chiedo informazioni ad uno stand che vendeva i programmi del match per raggiungere il settore ospiti. Lungo la strada per raggiungere lo stadio c’è una grande miscela di colori e raggiungiamo la nostra end senza problemi.

Un’altra differenza enorme sono gli stadi e la loro distribuzione. Mentre qui in Italia il settore ospiti è separato dal resto dello stadio tramite barriere di vetro, in Inghilterra basta un cordone di steward a trattenere gli ospiti. La differenza di distanza dal campo poi è a dir poco imbarazzante: al Franchi gli ospiti vedono molto poco, a White Hart Lane invece quasi si toccano i giocatori. Inoltre, visti i prezzi alti in ogni settore dello stadio, in Inghilterra è più facile riempire le tribune laterali rispetto a quelle dietro le porte. La mia controparte infatti era rimasta stupita dal fatto che al Franchi fossero strapiene le curve, ma non le tribune.

tot fioA favore del Franchi invece c’è l’atmosfera. A Londra, infatti, non sono molti gli stadi in cui sentiamo cantare in continuazione e ad un volume alto. I tifosi del Tottenham non fanno eccezione e, a parte uno splendido “Oh when the Spurs go marchin’in” non si sentiva molto altro. Nell’articolo che ho letto, la mia controparte americana definiva i cori assordanti, nonostante lo stadio non coperto. Se in Italia venissero rinnovati tutti gli stadi, come ha già fatto la Juventus, ci sarebbero delle atmosfere fra le più calde d’Europa.

Durante il riscaldamento delle due squadre a Londra nello stadio eravamo entrati solo noi del settore ospiti e qualche sporadico tifoso negli altri settori (molti probabilmente erano tifosi viola “sotto copertura”). IMG-20150222-WA0160Al contrario da noi, specialmente in Fiesole, la gente entra ben prima dell’inizio del match. La maggior parte dei tifosi inglesi, invece, riempie lo stadio 5 minuti prima del fischio d’inizio. Inoltre gli “hooligan” del Tottenham non erano, come in Italia, sistemati dalla parte opposta dello stadio ma sul lato corto di White Hart Lane all’angolo opposto rispetto al nostro.

All’uscita dallo stadio non ci hanno trattenuti dentro per la canonica mezz’ora, ma ci hanno fatto uscire e ci siamo messi tutti in una fila ordinata per prendere uno dei tanti treni che ci riportava a Liverpool Street. I tifosi erano tutti mescolati e bastavano pochi steward per regolare questo grande flusso di persone. A Firenze invece sono rimasti per una buona mezz’ora nel settore ospiti, per poi essere nuovamente compressi nelle navette del servizio pubblico.

Alla fine delle due partite il risultato ci è stato favorevole e sicuramente, al di là della vittoria, ci siamo goduti molto di più noi italiani questa splendida trasferta.

LORENZO BALESTRI

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