“Era il 2000, giocavo nell’Atalanta. Una mattina andando al campo a 2 km dal centro sportivo Cristiano Doni mi sorpassa.
Suono il clacson: “Dove vai? Se accelero te caghi sotto”.
E scatta la sfida. Io una Mercedes 290, lui non ricordo.
Supero, mi supera di nuovo, freno, si avvicina, finché arriviamo a Zingonia, lo sorpasso definitivamente ed entro al campo d’allenamento per primo, a tutta velocità che tanto non c’è nessuno.
Parcheggio di fianco al mister, Vavassori, appena arrivato con la sua Panda e il tagliaerba nel baule. Apro la portiera, il mister urla come un matto: “Noooooo!!!”.
Mi volto, c’è Doni rosso, quasi viola per l’imbarazzo. “Scusi mister, scusi, scusi, non l’avevo visto”.
Cristiano, arrivando dopo di me, avevo investito il cane da caccia di Vavassori! Niente di grave, gli ha solo toccato la zampa e il muso con la carrozzeria. Ma il mister è furibondo. Incazzato. E saluta tutti. “L’allenamento fatevelo da soli, vado dal veterinario”. E sparì fino al giorno dopo”.