Football stories: ANDRIY SHEVCHENKO

Ho ritrovato giusto qualche giorno fa, nei miei cassetti disordinati, un piccolo ritaglio di carta rosa e vi erano scritte testuali parole.
-Lei è felice di aver scelto l’ Inghilterra anni fa?-
– Se pensa di farmi dire che ho dei rimpianti, casca male. Io sono contento di quello che ho fatto e di ciò che ho avuto. Il calcio è sempre bello, però la vita scorre e io vado avanti. Se non impari a capire i cambiamenti, resti indietro e non ti rialzi più. Per vivere bene bisogna pensare veloce. Io ci provo-.

Mi rimasero impresse queste parole e così decisi di conservarlo anche perchè le disse un atleta che ho sempre preso come esempio sportivo e non. Alla domanda del giornalista ha risposto un ragazzo che ha regalato lacrime ed emozioni a un paio di tifoserie ma solo in una città è rimasto leggenda. In una città è nato e cresciuto, in un’ altra si è consacrato a livello mondiale. Ha vinto di tutto con i club con cui ha giocato ma con la Nazionale non ha fatto molto bene, colpa non sua ma di una nazione in cui il calcio non è materia molto seguita e coltivata. Se fosse stato francese, inglese o argentino, la storia del calcio avrebbe avuto tutt’ altro ciclo.

imagesInvece lui è nato in un villaggio non molto vicino Kiev, il 29 settembre 1976  e ad appena 3 anni si trasferisce nella capitale con la famiglia. In seguito al disastro nucleare di Chernobyl, non molto distante da Kiev, la famiglia Shevchenko è costretta ad abbandonare temporaneamente la casa nella capitale per trasferirsi sulla costa. Andriy è un bambino vivace, con un bel caschetto di capelli biondi e cresce sotto le direttive del padre che fa il militare. Il padre lo allena anche fisicamente con dure sessioni di corsa, addominali e flessioni che sarebbero adatte a chi vuol andare in guerra. A 10 anni il piccolo Andriy dopo aver fallito un provino per una scuola sportiva, strega letteralmente gli osservatori della squadra più importante d’Ucraina e così entra nelle file della Dinamo Kiev. Da subito, dirigenti e allenatori si accorgono di aver pescato bene, perchè Andriy segna ripetutamente in ogni modo. Nel 1990 l’ Under 14 della Dinamo gioca in Galles il torneo Ian Rush e il ragazzino col caschetto biondo è il capocannoniere del torneo e riceve come ricompensa le scarpe da gioco indossate proprio dal grande giocatore del Liverpool. Dopo 4 annate che lo vedono consacrarsi a livello giovanile è il momento di fare sul serio e nel novembre 1994 debutta a Donetsk. Il primo gol non tarda ad arrivare e nel dicembre dello stesso anno segna contro il Dnipro. In campionato viene impiegato spesso da titolare, senza mai segnare ma in Champions League, mette a segno 2 reti e ne fa 6 nella Coppa di Ucraina risultando a fine torneo il miglior marcatore. La stagione dopo è incredibile per Sheva e segna 16 gol in poco più di 30 match con una media realizzativa pazzesca, considerando che ha solo 19 anni. Vince così il suo secondo campionato consecutivo, ma a differenza del primo, il secondo è da assoluto protagonista. Si guadagna anche la chiamata in Nazionale maggiore. Alla Dinamo ci resta per altre 3 stagioni e i gol e i numeri dei gol, sono davvero incredibili anche perchè sulla panchina siede Valeriy Lobanovskiy che esalta al meglio le sue qualità. Il resoconto della sua prima esperienza alla Dinamo è la seguente: 5 titoli nazionali consecutivi e 3 Coppe d’Ucraina con 106 reti in 184 presenze. Lascia la Dinamo a soli 23 anni. Ci metto il “soli” perchè a 23 anni pochi giocatori hanno segnato così tanto. Il Milan si fa avanti per lui e Andrij si trasferisce a Milano per 25 milioni di dollari. Per rispetto dei tifosi rossoneri, citerò solo alcuni giocatori che erano presenti quando arrivò Shevchenko: Maldini, Gattuso, Weah, Leonardo e Bierhoff… un gran Milan.

266843_heroaBerlusconi acquista Sheva e ordina a Zaccheroni di portare a casa lo scudetto per la seconda volta consecutiva. I rossoneri arriveranno terzi a fine stagione ma Sheva è il capocannoniere della Serie A con 24 reti. Esce però ai gironi di Champions. Le stagioni di Sheva a San Siro sono emozionanti, non solo per chi tifa Milan ma anche per gli appassionati di questo sport. Gli allenamenti del padre sono serviti e dichiarerà in un’ intervista dell’ epoca: “Da piccolo ero distratto, poi ho capito che per vincere è importante la disciplina”. La disciplina infatti lo aiuterà molto e nel 2003 ad Old Trafford vince la Champions League segnando il rigore decisivo contro la Juve. Da ricordare che in panchina siedeva da non molto Carletto Ancelotti che col Milan vincerà qualsiasi cosa. Nella solita stagione vince anche la Coppa Italia, ma in campionato il Milan non decolla anche perchè Sheva si è infortunato al ginocchio ad agosto. Nella stagione 2003/2004 si riprende il titolo di capocannoniere della Serie A, ma soprattutto vince il titolo nazionale, il primo e unico scudetto italiano del nazionale ucraino.

Sheva2004Nel dicembre 2004 vince finalmente il Pallone d’oro dopo averlo sfiorato le stagioni precedenti. Sfiora anche la seconda Champions nel 2005 nella memorabile notte di Istanbul. A questa finale sbaglia però il rigore decisivo, esaltando Dudek e tutti i Reds presenti nel mondo. Rimane un altro anno a Milano diventando capocannoniere della Champions e segnando 19 gol in Serie A. Sheva vuol cambiare aria e nell’ estate 2006 viene accontentato.

Dopo un Mondiale concluso agli ottavi, Andriy è un nuovo giocatore del Chelsea, o meglio, lo è già da maggio. A Stamford Bridge rimane solo 2 anni senza mai incidere veramente come in Italia. Sono 2 anni anomali e anonimi per lui, i media inglesi non lo stimano e Sheva ne risente parecchio anche perchè i tifosi partita dopo partita iniziano a non credere in lui e in alcuni casi lo fischiano anche. Andriy ha nostalgia del Milan che nel 2007 ha vinto la Champions contro il Liverpool, e la cosa è sicuramente reciproca e nel 2008 Sheva torna in rossonero con la forma del prestito. Gioca 18 partite in Serie A e incredibilmente chiude il tabellino a 0 reti. Segna un gol in Coppa Italia e uno in Coppa UEFA. Terminato il prestito in rossonero Sheva chiuderà la sua favolosa carriera alla Dinamo Kiev mettendo a segno in 3 stagioni ben 30 gol in poco meno di 90 presenze.

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Con la Nazionale non ha brillato anche perchè circondato da compagni non del suo livello. I numeri parlano di 11 presenze con 48 gol che gli permettono di essere il miglior marcatore della Nazionale gialloblu. Per gli amanti del calcio, Sheva ha rappresentato quel tipo di attaccante che in area non perdona, ed anche se non altissimo faceva comunque sentire il suo peso là davanti. I tifosi del Milan hanno le lacrime agli occhi quando sentono o leggono il suo nome ed insieme a Kakà ha rappresentato un simbolo di fedeltà per i colori rossoneri, anche se nel corso degli anni hanno preferito vestire le maglie di Chelsea e Real Madrid, senza però incidere come fatto in rossonero. Ha dato importanza anche ad una nazione che non può permettersi di perder tempo col calcio, perchè spesso coinvolta in conflitti politici e non. Modello sia fuori che dentro al campo, Andriy è stato eletto il 31 dicembre 2004 Eroe dell’Ucraina, in merito alle sue prestazioni sportive e alla sua educazione, bontà e riconoscimento verso la madre patria.

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