Alessandro Matri appende le scarpette al chiodo: “Ho realizzato tutti i miei sogni”

93 reti in Serie A, tre Scudetti vinti, 1 Coppa italia, 2 Supercoppe Italiane, tante maglie indossate, un’eslutanza unica nel suo genere. Dici Alessandro Matri e pensi al ragazzo partito dalle giovanili del Milan che a suon di reti ha scalato le categorie, dimostrandosi bomber vero al Cagliari e guadagnandosi la chiamata della Juventus, della quale diventa alfiere dell’attacco del primo Scudetto di Antonio Conte in bianconero, contribuendo anche al secondo trionfo e, da protagonista assoluto, alla decima Coppa Italia bianconera con in panchina Massimiliano Allegri.

A 35 anni l’ex bomber bianconero ha deciso di appendere le scarpette al chiodo, ripercorrendo alcuni momenti della sua carriera:

Alessandro Matri sigla il 4-1 alla Roma nella stagione 2012/13, in totale vincerà 3 Scudetti, 1 Coppa Italia e due Supercoppe Italiane in bianconero

“Quando mi sono affacciato al calcio professionistico difficilmente credevo di avere una carriera del genere e di arrivare a vincere tre scudetti.
Quindi non mi posso lamentare e penso di aver esaudito tutti i miei sogni.
Adesso ho deciso di smettere, sono arrivato a prendere questa decisione visto come sono andati i primi sei mesi al Brescia, poi sono venuti a mancare un po’ di stimoli.
Credo che quando un giocatore non ha più certe risposte debba pensare bene al suo futuro è questa è la mia decisione, non avevo voglia di essere sopportato, non fa parte del mio carattere.

Quella del 2011 resterà la mia annata migliore, anche perché avevo fatto tre anni a Cagliari e fino a gennaio feci 11 gol, che mi valsero la chiamata della Juve.
A Torino mi fecero sentire subito a casa e feci 9 gol in 16 partite, vincendo tre scudetti e diventando un giocatore importante.

Il gol in finale di Coppa Italia contro la Lazio è quello che ha per me un valore speciale rispetto agli altri perché ci ha permesso di vincere la decima Coppa Italia, ho avuto la fortuna di farlo io ed è quello che mi è rimasto più impresso nella testa.

Al Milan sono cresciuto, ma una volta tornato non ho saputo reggere la pressione, chiesi io a malincuore dopo pochi mesi di essere ceduto.
Il Milan è stata la mia mamma calcistica, la Juventus, invece, è la donna della quale mi sono innamorato, perché è dove mi sono espresso al meglio”.

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