Che fine ha fatto? Alberto Malesani, il “mollo” che ama la sua terra

“Un veneto DOC”. Si può riassumere in questa semplice frase tutta l’essenza di Alberto Malesani: carattere sanguigno, esultanze euforiche, dichiarazioni schiette e mai banali, grande etica del lavoro.

malesani

Il lavoro, già. Paradossalmente quello che, secondo lui, ha interpretato in modo troppo “vero”, portandolo a non avere una carriera al top per anni: “Alla fine degli anni ’90, mi mancava solo l’ultimo passo: arrivare ad allenare una grande tipo Inter, Juve o Milan. Non ci sono riuscito. Perchè? Colpa mia: vivevo troppo da solo, sbagliavo la gestione dei rapporti con i media, pensavo che per fare l’allenatore bastasse lavorare sul campo. Invece no. Ho pagato sulla mia pelle, mi sono bruciato la carriera. Ero un orso. E se si vuole arrivare a certi livelli, non essendo stati grandi giocatori e non avendo sponsor alle spalle, non si può essere orsi. L’ho scoperto in prima persona“.

Un lavoratore, si. Quello che abbandonò il lavoro alla Canon per dedicarsi al calcio, portando il Chievo per la prima volta nella storia in Serie B, gettando le basi del miracolo degli anni a venire.

Schietto, si. Quello che non le mandò a dire al presidente della Fiorentina Cecchi Gori quando, appoggiato dalla squadra e dalla tifoseria, relegó in panchina Edmundo.

Tenace, si. Quello che, nonostante la retrocessione del Siena a tre giornate dalla fine del campionato, venne comunque applaudito dalla tifoseria toscana, che lo considerò un guerriero ed un “uomo vero”.

Reso celebre dal 3-4-3, che lo ha portato anche a vincere una Coppa Italia, una Supercoppa Italiana ed una Coppa UEFA con il Parma, Malesani viene però ricordato più per le sue reazioni esuberanti e schiette, che non per i suoi successi.

Malesani

Celebre l’esultanza sotto la curva dei tifosi dell’Hellas nel primo storico derby di Verona contro il Chievo (vinto per 3-2 dalla squadra di Alberto); lo sfogo in Grecia alla guida del Panathinaikos; la conferenza a Genova in cui dichiara di non essere un “mollo”.

L’etica del lavoro ed il legame con la terra sono forti in Malesani, lo sono sempre stati. Questo lo ha portato, oggi, a lavorare in un terreno di Trezzolano di Verona, ove produce Valpolicella e Amarone. Lì, il lavoro “sul campo” porta certamente i suoi frutti… E la passione per il vino, da buon veronese di San Michele Extra, non manca.

malesanicover

Per usare una delle sue celebri frasi: “il mollo non molla“.

Se ti è piaciuto questo articolo prova a seguire Footballpassion24 su Facebook, così potrai restare sempre aggiornato sui nostri contenuti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *