Che fine ha fatto…Francesco Coco, l’erede diseredato

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Gli ultimi grandi campioni che la Sicilia ha fornito al movimento calcistico nazionale si chiamano Anastasi, Furino, Schillaci e Arcoleo. Bisogna quindi tornare indietro di un po’ di anni. Eppure verso la fine degli anni novanta stava emergendo quello che allora pareva essere una grande promessa: Francesco Coco, che per propria ammissione ha avuto la “fortuna” di crescere ed essere notato a Legnano, nel milanese, poiché le societá siciliane preferiscono pescare all’estero. Il ragazzo di Paternó ha sempre considerato la Trinacria la sua vera casa, ma la sua carriera é cominciata quindi in Lombardia, e a soli 19 anni ha esordito addirittura con il Milan, in Padova-Milan 1-2 del 27 agosto 1995.

L’erede di Paolo Maldini – Inizialmente il ragazzo viene accolto con scetticismo dall’allora allenatore Fabio Capello (celebre la frase “Se diventi giocatore mi taglio i c…” e la risposta del ragazzo “Mister, prepari le forbici“), ma ben presto il terzino sinistro, sebbene destro naturale, si ritaglia uno spazio importante. La capacitá di crossare con entrambi i piedi e soprattutto l’attitudine a non mollare mai, gli valgono ben presto l’appellativo di erede del capitano rossonero Paolo Maldini. Nel 1995-96 puó vantare giá uno scudetto nel palmarés, mentre la stagione successiva, sotto la guida di Tabarez e Sacchi, venne semplicemente trascinato nel disastro collettivo. In due anni, comunque, disputa 28 partite tra campionato e coppe.

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Una scommessa sbagliata? – La non brillante stagione rossonera del 1997 spinge la dirigenza milanese a voler rinnovare la squadra. Coco vá in prestito a Vicenza, in modo da poter maturare e fare esperienza sia in Serie A che in ambito Europeo (il Vicenza giocava allora la Coppa delle Coppe). L’esperienza, tuttavia, non é fortunata. Il giovane terzino poco viene impiegato in coppa, mentre i lanerossi quell’anno si salvano per un solo punto, non brillando nel modo piú assoluto (per lui, comunque, 20 presenze ed un gol). L’anno successivo torna in rossonero, dove deve fare i conti con il suo primo vero infortunio. Una lesione al ginocchio rimediata in un derby contro l’Inter, e stagione finita. L’anno dopo, dunque, ecco il dover tornare a fare un po’ di “gavetta”: prestito al Torino, che peró retrocede.

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Il rilancio dell’erede – Dopo la parentesi in Piemonte, finalmente sembra che il Milan trovi la sua posizione. Si, la stessa di Maldini, ma preferibilmente anche piú avanzata. Alberto Zaccheroni si rivela essere il suo vero mentore, e le caratteristiche di Coco, insieme al modulo con una difesa a tre del “Zac”, portano il giovane a fare la fortuna di Oliver Bierhoff, che ringrazia per la valanga di cross che riceve. Arrivano ben 44 presenze per il ragazzo, che pare finalmente essere esploso e che corona persino il sogno di realizzare un gol al Barcellona nel Camp Nou. Tutto sembra essere perfetto, al punto che anche l’allenatore della Nazionale Giovanni Trapattoni decide di puntare su di lui.

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In nazionale – Marco Tardelli crede in lui e, nell’estate del 2000, arriva a vincere il campionato europeo under 21, rivelandosi anche uno dei maggiori protagonisti. L’ex giocatore della Nazionale lo sprona a diventare piú forte, ammonendolo spesso con la frase “il tuo piú grande nemico sei tu“. Il 7 Ottobre del 2000 Coco esordisce nella Nazionale maggiore, nella partita vinta per 3-0 contro la Romania (la stessa in cui Paolo Maldini, il suo maestro, supera Dino Zoff come numero di presenze in Nazionale. Anche qui ricopre soprattutto il ruolo di esterno sinistro, e Trapattoni gli confida di volerlo nella spedizione del 2002 per il Mondiale di Corea del Sud e Giappone, suggerendogli peró di valutare l’ipotesi di un campionato estero, in modo da poter migliorare ulteriormente e non farsi chiudere nel Milan. Al mondiale vi andrá, anche se tutti sappiamo come sia andata la partita contro la Corea. In Nazionale, comunque, in totale colleziona 17 presenze.

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All’estero – Non volendo perdere la possibilitá di giocare il mondiale asiatico, Coco segue il consiglio del CT Trapattoni e vola in Spagna. Diventa il primo giocatore italiano a vestire la casacca del Barcellona, in un prestito pagato 7 miliardi di vecchie Lire, con riscatto fissato a 38,5 miliardi. In Spagna la stagione non  va malissimo (23 presenze in campionato e 10 in Champions League), ma quello che Francesco soffre di piú sono i pregiudizi e le etichette che gli vengono affibbiate. Apostrofato spesso come “Il Siciliano” e molte volte interrogato sulla situazione della sua terra d’origine, sovente Francesco perde le staffe, polemizzando con dichiarazioni tipo “Catania é piú sveglia di Barcellona” o “Parece que la Mafia no existe sólo en Italia” (sembra che la mafia non esista solo in Italia). Complice anche questo mal adattamento, il club Blaugrana decide di non riscattare il giocatore, che torna a Milano. In estate disputerá il Mondiale a cui tanto teneva.

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Il cambio di sponda – Una confessione: nonostante gli inizi nel Milan, la squadra del cuore di Coco é l’Inter. Passare ai cugini nerazzurri certamente significa perdere l’appellativo di erede di Paolo Maldini, ma lo scambio alla pari perfezionato nel 2002 con Clarence Seedorf pare essere quasi un sogno per Francesco. Nella prima stagione gioca titolare, ma purtroppo poi iniziano i veri guai. Quelli fisici. Un dolore alla schiena, infatti lo tormenta al punto da fargli praticamente perdere due anni, quelli in cui la sua carriera sarebbe dovuta essere al top. Oltre a ció, il successivo arrivo di Roberto Mancini non é certo una buona notizia per Francesco, che gioca solo le partite di Coppa Italia nell’insolito ruolo di terzino destro.

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Il recupero e il crollo – Lo abbiamo scritto, Francesco non molla mai. Nonostante i dolori, nell’estate del 2005 passa in prestito al Livorno, dove Roberto Donadoni gli promette di recuperarlo. Ci riesce. Tornato nel suo ruolo preferito di esterno sinistro di centrocampo, ma purtroppo ecco tornare i guoi fisici. Altro infortunio, e dopo 28 partite ritorno all’Inter, che non crede ormai piú in lui. Gli anni sono passati, e troppo é stato il tempo perso. Francesco valuta allora l’ipotesi, dopo una rescissione consensuale con l’Inter, di tornare all’estero. Non trova peró fortuna. Al Manchester City scoppia un caso per cui pare che l’allenatore lo rifiuti perché presentatosi all’allenamento con una sigaretta in bocca. Al Saint Etienne il presidente lo rifiuta adducendo come motivazione una non buona forma fisica. Al QPR di Briatore pare che non fosse adatto per il modulo utilizzato dai londinesi. Decide allora (dopo 3 partite al Torino, complice un altro infortunio) di ritirarsi dal calcio professionistico all’etá di 30 anni, cercando fortuna come attore negli Stati Uniti d’America (ma a quanto pare, l’estero non é proprio nel destino di Francesco).

Quello che pareva essere un nuovo grande talento del calcio siciliano ha dovuto, purtroppo, fare i conti con numerosi guai fisici. L’erede di Maldini non é mai stato trovato, ma una cosa é certa: oggi gente come Pazzini  e Destro avrebbero messo la firma per avere i suoi cross.

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