Che fine ha fatto? Gladstone, la meteora bianconera considerato il nuovo Aldair

Era l’estate del 2005 quando negli ultimi frenetici giorni di mercato la Juventus di Moggi, a caccia di un centrale da affiancare agli insostituibili Thuram e Cannavaro e al sempre pronto Kovac dopo aver messo a segno il colpo Vieira, portò a Torino un giovane difensore brasiliano 20enne, nel giro delle Under verdeoro. Le referenze erano interessanti, il giocatore stesso diceva di ispirarsi ad Aldair, suo idolo, così l’ex Dg bianconero, trovò l’accordo con il club proprietario del difensore, il Cruzeiro, per un prestito con diritto di riscatto.

Gladstone Pereira della Valentina, classe 1985, dopo 14 presenze nel club brasiliano tra il 2002 e 2005 approda così in Italia alla corte di Capello, conscio di poter trovare ben poco spazio ma di poter crescere accanto a difensori di caratura mondiale. L’allora tecnico bianconero però non vede proprio il brasiliano e, forte dell’affiatata coppia Thuram-Cannavaro, non mette praticamente mai mano al turn-over nel pacchetto arretrato, se non per ricorrere a Robert Kovac, ex Bayern Monaco.

Tante tribune e due sole panchine, in occasione di numerosi infortuni nel pacchetto arretrato, Gladstone siede infatti in panca in occasione della sfida all’Empoli e persino in Champions League, contro il Bruges, senza tuttavia calcare mail il campo.

Il giovane brasiliano diventa così una vera e propria comparsa, lo si vede soltanto negli allenamenti, molti tifosi nemmeno lo riconoscono per le strade di Torino, qualcuno ne ignora addirittura l’acquisto, 0 minuti in campionato e una manciata di minuti in Coppa Italia nel Gennaio 2006 contro la Fiorentina nella vittoria per 4-1 contro i viola che gli valgono il debutto sono in sintesi la sua esperienza a Torino. Nel mercato invernale si trova così l’accordo con il Verona, militante in Serie B, per il prestito del giocatore, in modo da garantire esperienza e minutaggio all’ex Cruzeiro. Nella città di Giulietta il brasiliano vede con un pò più di continuità il campo, racimolando 7 presenze e trovando anche la prima rete da professionista. Al termine della stagione esplode la bufera di Calciopoli, i bianconeri decidono di non esercitare il riscatto e il brasiliano torna così in patria.

In Brasile il ragazzo trova più continuità con il suo vecchio club, mettendo in fila 20 presenze e 3 reti e ricevendo addirittura anche la chiamata della Nazionale, senza però debuttare. Nel 2007 arriva una nuova chiamata dall’Europa, a interessarsi sul difensore questa volta è una società portoghese, anch’essa prestigiosa, lo Sporting Lisbona. Gladstone in Portogallo si accomoda nuovamente in panchina, riuscendo però a vedere il campo in 13 occasioni, vincendo la Coppa e la Supercoppa di Portogallo. Come nella sua precedente esperienza europea però a fine stagione il giocatore ancora una volta non viene riscattato, tornando per l’ennesima volta al Cruzeiro. Il tragitto questa volta però sarà più breve, prima il Palmeiras e poi il Nautico puntano su di lui per le stagioni 2008 e 2009, poi l’occasione europea torna a bussare alla sua porta, è il 2010 quando si trasferisce in Romania al Vaslui, dove giocherà con buona continuità. Dopo i due anni in Romania Gladstone torna in Brasile, firmando prima per l’ABC Futebol Club e poi per il Club de Regatas Brasil, due società minori brasiliane, con le quali gioca tra il 2012 e il 2013, per poi trasferirsi al Cabofriense. Nel 2014 si concretizza l’ennesimo ritorno in Europa, il quarto, ancora in Portogallo, venendo tesserato dal Gil Vicente. Dopo poche apparizioni con i lusitani torna, definitivamente, in Brasile, dove inizia a girovagare tra una squadra e l’altra nelle serie inferiori, in pochi mesi vestirà le maglie dell‘Itumbiara e Guarani  nel 2015, nuovamente Itumbiara e Mogi Mirim nel 2016 e Villa Nova e Botafogo SP (in quarta serie) nel 2017. A partire dalla stagione 2018 vertirà la maglia del Botafogo PB, altra sociertà militante in quarta serie dello stato della Paraìba.

Un difensore che sembrava potesse avere una carriera decisamente di primo piano, ma che invece non è mai riuscito a sfondare a grandi livelli.

 

 

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