Football Stories – Dalla provincia all’Europa, i miracoli del Presidente Corioni

Luigi Corioni, verace tifoso bresciano e più longevo presidente della storia del Brescia Calcio, è stato a lungo un esempio di gestione societaria, portando alle porte dell’Europa una piccola realtà come il Brescia, arricchita da gemme quali Baggio, Mazzone, Guardiola , i “primi passi” di Pirlo e facendo da trampolino a i vari Toni, Hamsik, Eder, Diamanti e Bonera.

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La passione per il calcio – Da buon imprenditore ed appassionato di sport, Corioni ha sempre avuto un buon fiuto. L’inizio come consigliere del Milan mette infatti subito in mostra il suo fiuto e la sua conoscenza calcistica, portandolo anche molto vicino alla presidenza dei rossoneri. Presidenza che viene poi affidata al magnate Berlusconi, che porterà il Milan a grandi traguardi. I soldi, difatto, possono molto, quasi tutto. Ma la conoscenza calcistica ed il fiuto, quelle sono doti fondamentali. Decide allora di dedicarsi alla sua passione acquisendo una squadra dilettantistica di provincia, l’Ospitaletto, che gioca nell’omonimo paese in cui Gino si stabilisce.

L’ospitaletto dei miracoli – In un mondo in cui le “cenerentole” vengono viste come una vera favola, eccone una chiamata Ospitaletto. Dai dilettanti, Corioni riesce a mantenere un curioso, simpatico ed efficace mix di brescianità misto a qualità, radunando i migliori talenti della provincia e portandoli nella sua società. Questo la porta nel 1983 ad esordire tra i professionisti, in Serie C2. Lì, perde due spareggi promozione (contro Trento e Mantova), ma riesce comunque a vincere nel 1987, esordendo per la prima volta in Serie C1. Diverse vicende la tengono nei bassifondi della C2 per altri anni, ma già stare perennemente tra i professionisti (16 anni) è un traguardo. Senza le disponibilità economiche di Berlusconi, poi, un capolavoro. La brescianità di cui parlavamo? Maifredi, i gemelli Filippini, Pietro Strada.

In Europa con la provincia – I grandi risultati lo convincono che è tagliato per poter portare una squadra di provincia come il Bologna a grandi livelli. Assunta la guida del club emiliano, con Maifredi in panchina al primo anno arriva la promozione in Serie A nel 1985. L’anno successivo? la Coppa UEFA. Si, perchè la matricola Bologna convince e stupisce guadagnandosi i favori della stampa e conquistandosi sul campo un risultato che nessuno prima si sarebbe aspettato. La sua brescianità, però, chiama. E sceglie di acquistare il Brescia, per renderlo grande.

Nella “sua” Brescia – Negli ultimi anni abbiamo lodato la scelta della Juve di costruire uno stadio di proprietà, definita come essenziale per il futuro del calcio. Questa idea Corioni la ha già in mente vent’anni prima, e telefona all’allora sindaco di Brescia che garantisce che “sarà lui stesso a posare la prima pietra“.  Sarà la politica, sarà quel che sarà, ma questo non avverrà mai. Nonostante ciò, e le continue battaglie dello stesso Gino con le istituzioni, spesso la passione lo porta ad investire, e molto. Chi si sarebbe mai sognato di vedere il Brescia giocarsi l’accesso all’Europa League con Villareal e Paris Saint Germain?

L’arrivo di Baggio, SrnicekMatuzalem, Toni, Tacchinardi, Di Biagio, Guardiola, Mazzone, Diamanti, Eder; la crescita di Bonera, Diana, Pirlo, Baronio, Corini; la scoperta di promesse come Hamsik, Cragno, Leali; la capacità di vendere a gran prezzi gente come Nsereko e Serafini, venduti al momento giusto, sono solo delle gocce, per quanto grandi, nell’oceano della gestione del presidente.

Certo, non sempre nel calcio va come si vorrebbe. Nonostante l’euforia della promozione alla vigilia del centenario, il temperamento verace di Gino spesso lo mette in conflitto con gli altri presidenti, e in un mondo dove comandano ormai di più i soldi che la passione, questo lo rende un po’ isolato. La retrocessione del 2011 lo rende una persona contestata. I tifosi vogliono un cambiamento, gli sfottò si sprecano. Sommerso dai debiti, a malincuore, deve lasciare dopo 22 anni, ma spesso si dimentica una cosa: ricordate Manenti e il Parma? Prima della squadra emiliana, il truffatore di Bollate si rivolse a Corioni. Ma l’intuito gli ha fatto subito capire con chi aveva a che fare e, a modo suo, ha anche salvato le Rondinelle.

 

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