Football Stories: Jari Litmanen, il cristallo fragile

Ognuno di noi ha un lato debole o un qualcosa che non quotidianamente usa. Nel calcio quante volte abbiamo sentito dire piede debole, ovvero quel piede che comunemente non si usa. Nel calcio, specie quello di oggi, si perdono ore per studiare tattiche e schemi per colpire gli avversari sul proprio lato debole o per difendersi da un attaccante facendolo direzionare sulla binario opposto a quello abituale. In pochi non hanno, o non hanno avuto lati deboli. Uno di questi è Jari Litmanen. Palla al piede, che sia destro o sinistro si leggeva ugualmente pericolo. Impossibile non amarlo, come il suo vicino svedese Henrik Larsson, nato esattamente sette mesi dopo Jari.

Finlandia e calcio non sono molto amici. La Finlandia preferisce la neve, il calcio preferisce guardare più a sud. Fortuna vuole che il 20 febbraio 1971 nasce a Lathi il piccolo Jari da una comune famiglia finnica. Anzi in realtà il padre è un buon attaccante che gioca nella squadra locale il Reipas Lathi. Il bambino cresce vedendo giocare suo padre nella massima serie finnica ma quando arriva l’ inverno i meravigliosi parchi e campetti non sono praticabili, quindi Jari impara a pattinare fin da subito per poter giocare ad hockey su ghiaccio. Col tempo capirà che il calcio è la sua vera passione, lo sport che predilige, quindi pattini out, scarpe coi tacchetti in. In famiglia questa scelta viene accolta con grande successo. Inizia a giocare nel Reipas Lathi, la squadra del padre, a soli sei anni. Col passare dei mesi prende confidenza con la sfera e col passare degli anni arriva ad esordire in Mestaruussarja (che a partire dal 1990 verrà denominata Veikkausliiga, la massima serie finlandese) a soli sedici anni. Si vede sin da subito che le basi sono notevoli e ad ogni partita del Reipas si dice che un giovane artista ti cambierà la giornata. Nel 1989 questo ragazzino si permette anche di esordire con la Nazionale maggiore in una gara amichevole a Port of Spain contro Trinidad e Tobago. In quella stessa gara un altro giovane ragazzino si affacciava al calcio dei grandi: Dwight Yorke anch’egli classe ’71.

Dopo quattro stagioni al Reipas è giunto il momento di una nuova sfida e nel 1991 passa  al HJK il club più importante in patria in cui vince subito il campionato e le sue prestazioni iniziano davvero ad attirare tanta attenzione. Non passa nemmeno un anno e firma per MyPa (nome completo Myllykosken Pallo). Gioca, segna e si diverte, ma più a sud, dove c’è il vero calcio, iniziano a mobilitarsi in molti. Davanti alla numerosa fila di club, la Dinamo Bucarest prova a fargli firmare un specie di pre-contratto ma Jari rifiuta, non attratto dal campionato. A fargli la corte sono PSV, Barcellona Leeds ed Ajax e proprio quest’ultimi sotto rigidi ordini di Van Gaal, si portano a casa il talentuoso trequartista finnico. Col tempo la scelta risulterà giusta anche perchè come spesso accade, l’Eredivisie è il crocevia per molti calciatori, specie quelli provenienti dal nord o Sudamerica che in Olanda devono dimostrare di saper giocare per poi andare a consacrarsi in Italia, Spagna, Inghilterra o comunque dove il calcio conta. La lista è lunghissima ma vale la pena citarne alcuni: Romario, Ronaldo, Larsson, Ibrahimovic, Luis Suarez e anche Milik.

Jari rientra alla perfezione in questa categoria. Non solo Van Gaal ma anche David Endt, team manager di allora ha svolto un ruolo importante nella trattativa e più tardi dichiarerà: alla prima conferenza stampa vidi attraverso i suoi occhi un ragazzo con una grandissima forza di volontà ed un grande futuro leader, non ha mai avuto bisogno di alzare la voce, lui voleva sapere tutto su tutte le parti di gioco per migliorare i risultati. La prima stagione però non va come sperato. Van Gaal sceglie Bergkamp come soluzione offensiva e il giovane Jari, spesso si ritrova a giocar con le riserve. L’ estate dopo, l’ Ajax cede Bergkamp a Moratti e Litmanen trova finalmente il posto sperato. Diviene in brevissimo tempo titolare inamovibile. La stagione sarà un grande successo, sia per il club che torna a vincere il campionato, sia per Jari che con ventisei reti diviene capocannoniere dell’ Eredivisie ritagliandosi l’ immagine dell’ uomo copertina del campionato olandese. Vincere il campionato consente di partecipare alla prossima edizione della Champions League e in Europa si teme parecchio questa banda olandese allenata da un matto di nome Van Gaal. Van der Sar, i fratelli de Boer, Kluivert, Overmars, Finidi George, Blind, Rijkaard, Davids e Seedorf, sembra il dream team degli anni novanta e invece giocano realmente tutti assieme. Van Gaal trova la giusta quadratura anche per competere in Champions, e il cammino dell’ Ajax sarà un trionfo vero e proprio. Litmanen trascina in ogni competizione i lancieri, a suon di gol e grandissime prestazioni e grazie a queste, si arriva al 24 maggio 1995. Vienna, Ernst Happel Stadion. Chi vince è sul tetto d’ Europa ma come tutte le finali non vi è nessun favorito perchè anche il Milan, campione in carica, è a Vienna a giocarsi la finale. Le due squadre si sono già affrontate parecchi mesi prima, poichè inserite nel solito girone ed entrambe le gare le han vinte gli olandesi per due a zero. Capello conosce bene il gioco del club di Amsterdam e la gara non si schioda dallo zero a zero. I supplementari sono sempre più vicini ma al minuto settanta, Van Gaal ha tolto Litmanen per Kluivert. Mancano solo cinque minuti quando Kluivert riceve una palla elementare, ma di difficilissima esecuzione da Rijkaard. Kluivert entra in area resiste ad un contrasto e allungando la gamba beffa Rossi di punta, la palla entra in rete. La panchina salta, urla ed esulta mentre Capello ordina di tornare velocemente al centro del campo. Pochi minuti più tardi l’ Ajax è sul tetto d’ Europa. Litmanen è protagonista anche in campionato in cui l’ Ajax domina letteralmente tutto e tutti, senza perdere neanche una partita e arrivando a segnare centosei reti in trentaquattro gare. Nuova stagione ma vecchie abitudini, in patria non ci è ancora storia ed anche in Europa il cammino porterà nuovamente ad una finale ancora una volta contro un club italiano ma stavolta la Juventus. E per gli olandesi e per Litmanen non va come sperato, la Juve vince ai calci di rigore e frega all’ Ajax l’ ultimo trofeo di una stagione a dir poco vincente: coppa intercontinentale, supercoppa Uefa e supercoppa d’ Olanda oltre che all’ Eredivisie. Jari viene classificato terzo alla corsa per il Pallone d’Oro 1995 preceduto da Klinsmann e Weah, vincitore.

Nel 1996 viene inaugurato il nuovo impianto sportivo per il club che passa così dal De Meer all’ Amsterdam Arena uno stadio che può contenere circa cinquantacinquemila persone e con un tetto di ultima generazione. Lo stadio viene costruito in vista degli Europei del 2000 ma l’ Ajax aveva realmente bisogno di un nuovo impianto. Lo stadio nuovo però non avrà molta fortuna almeno alla stagione d’ esordio che vedrà l’ Ajax senza vincere alcun trofeo. In campionato arriva quarto, In Champions League è ancora la Juventus a fermare l’ Ajax questa volta in semifinale. A maggio, van Gaal saluta, ringrazia e vola a Barcellona. Passano un paio di stagioni in cui Jari vince ancora in Olanda ma si accendono alcune sirene estere. Lo vogliono in molti ma a spuntarla è il Barcellona proprio di van Gaal. L’ esperienza catalana si rivelerà sfortunatissima complici i molteplici infortuni che Jari dovrà affrontare. Solo tre reti e nel gennaio 2001 si trasferisce gratuitamente al Liverpool di Houllier. Litmanen corona un suo grande sogno poichè è sempre stato grande tifoso del Liverpool di Dalglish. Accolto da un frenetico entusiasmo, Litmanen si trova ancora una volta a dover lottare contro il dolore che contro gli avversari in campo. Non è quello che vuole e non è quello che vogliono i tifosi. Una frattura al polso, procurata in nazionale lo tengono ancora una volta lontano dai verdi campi inglesi. Vince però coi Reds la Coppa di Lega, la FA Cup e la Coppa Uefa senza mai però giocare nessuna delle finali, per via degli infortuni.

Sfortunato e frustato l’Ajax lo riporta nella sua seconda casa, accolto come un eroe. Troverà una squadra giovane e piena di talento, su tutti van der Vaart, Sneijder e Ibrahimovic col quale legherà particolarmente in campo. Nell’aprile del 2004 decide di lasciare Amsterdam per tornare in patria, al Lathi in cui si gioca un calcio di minor agonismo e intensità. Da lì finisce poi per giocare all’ Hansa Rostock poi al Malmo e infine al Fulham in cui però non vedrà mai il campo, in seguito a ripetuti infortuni. Torna poi al Lathi per poi chiudere nel 2012 la carriera all’ HJK, club in cui ha militato in giovanissima età. Talento pazzesco, quanto sfortunato, ha vinto solo in Olanda, gli infortuni gli hanno privato tanta gloria altrove e a noi comuni mortali non ci hanno fatto godere a pieno di un calciatore favoloso da vedere. Impossibile sentir parlar male di lui.

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