Avevo solo 3 anni quando è successo, non sapevo nemmeno cosa fosse il calcio, eppure dopo tutti questi anni si continua a ricordare quest’uomo. Sì, perchè prima di essere calciatore, “Gai” era un grande uomo. Il motivo è ben presto spiegato: dentro e fuori dal campo si è sempre distinto per la sua signorilità e per la sua correttezza. Mai una parola fuori posto, addirittura mai un cartellino rosso e mai una squalifica durante la sua intera carriera.
Molti lo ricordano, a ragione, per il suo ruolo durante i Mondiali in Spagna nel 1982, durante i quali il clima che si respirava intorno alla nazionale di Bearzot non era propriamente idilliaco. Lui e Zoff, quelli apparentemente più silenziosi e introversi, riuscirono a prendere per mano lo spogliatoio e a guidare la nazionale sul tetto del mondo. Non con urla o ordini: bastava un loro sguardo a far trapelare tranquillità e serenità. Dei comandanti silenziosi, questo erano. Scirea giocò in modo eccezionale ogni singola partita della competizione, culminata con l’assist per il famoso 2-0 di Tardelli nella finale contro la Germania Ovest.
Nel calcio di oggi, governato da star e milioni, un uomo come lui avrebbe sicuramente fatto la differenza. In un’epoca in cui giocatori mediocri hanno valutazione astronomiche, lui non avrebbe prezzo.
Gaetano Scirea, la dimostrazione che la nobiltà non è un titolo, ma un modo di vivere…e di giocare a calcio.
Ciao Campione.
Fabrizio Famulari.