Geni della panchina: Rinus Michels, il capostipite del gioco di Cruijff e Gurdiola

Se pensate che il meraviglioso gioco del Barcellona venga dalla testa di Pep Guardiola, vi state sbagliando di grosso. O meglio, il Barça di Guardiola rappresenta un ciclo nato negli anni ’60 e portato avanti fino ai giorni nostri.

Se tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, tra Michels e Guardiola c’è di mezzo Cruijff. Tutto nasce dunque da Marinus Jacobus Hendricus Michels meglio noto come Rinus. Nasce il 9 febbraio 1928 ad Amsterdam una città che vive a stretto contatto con la vicina Germania da cui spesso prende ordini militari e politici. La carriera di Michels inizia nel 1946 quando grazie ad alcune conoscenze del padre all’ interno della società Ajax, entra nelle file dei biancorossi. Passerà tutta la carriera ad Amsterdam risultando un buon realizzatore, vincendo alla prima stagione il campionato olandese ma con l’Ajax vincerà soltanto due campionati. Nell’ Ajax del dopoguerra è tornato a sedersi sulla panchina l’ inglese Jack Reynolds che in realtà è lui il padre del calcio totale quel calcio che incanterà gli occhi degli spettatori. Nato a Manchester nel 1881, Reynolds era grande esperto di tattiche e guidò l’Ajax complessivamente per quasi trent’anni. Alcune regole attuali all’interno del sistema Ajax sono state create proprio dall’inglese, un semplice esempio: per avvantaggiare i calciatori ad avere un buon feeling con ogni categoria, fin dalle giovanili si svilupperà il 4-3-3 come modulo standard e infatti tutte le categorie dei lancieri scendono in campo proprio con quel modulo. Michels, è ancora un calciatore ma passa ore e ore con Reynolds per parlare di tattiche e trucchi del mestiere.

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Così si arriva al 1965 quando Michels dopo aver allenato qualche squadra locale tra cui il DWS Amsterdam, siede sulla panchina dei biancorossi per dare così inizio ad una svolta epocale per il calcio. Michels vince subito il campionato, ripetendosi per altre due stagioni. Rinus, che conosce il calcio meglio delle sue tasche, stravede per un ragazzino alto, gracile e dal caschetto moro il quale appena tocca palla, accellera, dribbla, calcia ed esulta. Spesso è anche protagonista di alcuni meravigliosi assist per i compagni. Ma Michels vuol lasciare la sua impronta nella squadra e così mette in pratica tutto quello che ha appreso sia da Reynolds sia dalla sua personale esperienza. Intanto Michels ha potere sul mercato e decide di acquistare tutti giocatori provenienti dal vivaio o comunque entro i confini olandesi, in modo che ci siano comprensioni almeno linguistiche e culturali. Per attuare lo stile di gioco di Michels, i giocatori devono anche saper interpretare al meglio ogni ruolo sul campo, quindi era facile vedere terzini che diventavano ali e centrali di difesa a impostare il gioco. Il vero punto di forza però è Johan Cruijff che viene schierato come centravanti ma lo si vede spaziare in ogni angolo di campo, pronto a ricevere palla e dar inizio ad una pericolosissima azione da gol. Esempio più lampante è la finale dei Mondiali tedeschi del ’74 quando uno sterile posseso palla degli orange nella propria trequarti, trova Cruijff nel cerchio di centrocampo il quale improvvisamente accellera, supera il centrocampo dei tedeschi, entra in area e Berti Vogts atterra il numero 14. Altro punto di forza era la marcatura a zona della difesa con i centrocampisti e gli attaccanti che pressavano a ritmo forsennato i portatori di palla avversari. Nel 1971 Michels conquista la Coppa dei Campioni battendo in finale il Panathinaikos allenato da Ferenc Puskas. In estate Michels accetta la proposta di riportare in alto il Barcellona, trasferendosi così in Catalogna. Michels può contare su Carles Rexach (che scoprirà poi Lionel Messi) e Juan Manuel Asensi.

In Spagna però il calcio totale non ha molto successo e iniziano così le prime critiche. Intanto ad Amsterdam il mal di stomaco di Cruijff arriva fino a Barcellona e Michels ordine prepotentemente di portare il suo pallino al Camp Nou. Per tantissimi soldi Cruijff vestirà blaugrana anche se inizialmente sembrava dovesse andare al Real Madrid. Anche l’ altro Johan, Neeskens raggiungerà il capoluogo catalano. Johan non tradisce il suo padre calcistico ma entrambi sanno che bisogna vincere. L’ arrivo di Cruijff regala al Barça la Liga con ben otto punti di distacco sull’ Atletico Madrid, vittima quest’ ultimo di un gol di tacco in rovesciata proprio di Cruijff che ogni amante del calcio dovrebbe avere come poster nella propria camera, sopra il letto. Michels si accorda con la federazione olandese per guidare la nazionale al Mondiale del ’74. Michels convoca di fato due blocchi: uno dell’ Ajax e uno del Feyenoord. I due club, rivali da sempre hanno trasmesso ai giocatori un profondo odio verso l’ altro ma il vero problema sembra essere un altro, ovvero che non sono i club che si odiano ma le città, Amsterdam e Rotterdam. Lo spogliatoio olandese non sprizza quindi gioia e unione ma solo un dover giocare assieme per 90 minuti poi ognuno coi propri compagni di club. Anche Cruijff che dovrebbe essere un ponte di collegamento fra i due blocchi perchè ritenuto il fuoriclasse, cade spesso in discussioni a volte molto accese. Tuttavia i due blocchi in campo si trovano a meraviglia e danno spettacolo ad ogni match che l’Olanda giochi. Superano il girone senza subire reti poi arrivano lisci in finale dove incontrano i padroni di casa di Beckenbauer e Muller. Michels conferma il 4-3-3 e il suo calcio totale ma dopo il rigore trasformato da Neeskens l’Olanda si specchia e la Germania segna due reti vincendo così la Coppa del Mondo. Michels nel 1975 fa ritorno all’Ajax, ma nonostante i 29 gol di Ruud Geels i lancieri arrivano sul gradino più basso del podio dietro Feyenoord e Psv.

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Passa una sola stagione e Rinus torna in Catalogna da Cruijff i quali si rimboccano le maniche e mettono in bacheca una Coppa del Re. Michels guiderà poi i Los Angeles Aztecas i quali nel 1979 gli regaleranno proprio Cruijff dopo l’ addio di George Best. Dopo due anni, torna in Europa per allenare il Colonia e portarlo vincitore in Coppa di Germania. Ma l’ utlima sinfonia, Michels la suona nel 1988 quando siede sulla panchina della nazionale olandese. Il dream-team oranje guidato da Van Basten, Gullit e Rijkaard vince l’ Europeo disputato in Germania Ovest prendendosi così una magra rivincita della finale mondiale del ’74. Grazie anche ai fratelli Koeman, Michels viene portato in trionfo da calciatori e addetti stampa, per aver vinto il primo e fin’ ora unico titolo a livello di nazionale. Michels dopo il 1992 a ben 64 anni decide di dire addio alla carriera di allenatore complice anche qualche problema di salute. Intanto Cruijff raccoglie la sua eredità e nel 1985 diviene coach dell’ Ajax col quale vince due Coppe nazionali consecutive. Mentre Michels porta in trionfo la Nazionale, Cruijff compie lo stesso percorso che compì Michels, molti anni prima e accetta la proposta di allenare il Barça.

Dopo il ritiro dal calcio Michels non vive in maniera salutare e dopo un intervento al cuore nel 1986 muore il 3 marzo 2005 ad Aalst, una cittadina belga. Michels lascia in eredità un sistema di gioco che verrà adottato dai migliori allenatori mondiali e se Cruijff è “figlio” di Michels, Guardiola è suo “nipote”. Tutto nasce dalle meravigliose scuole di Ajax e Barcellona.

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