L’Olanda, Ferrarini e quelle coincidenze… Toldo racconta l’incredibile storia dei rigori di Euro 2000

29 Giugno 2000, una data che difficilmente i tifosi italiani dimenticheranno. In Olanda si gioca una sfida senza precedenti, nella quale gli azzurri dimostrano una forza incredibile e nervi d’acciaio, capitanati da un portiere in stato di grazia. Francesco Toldo, che quel giorno parerà di tutto diventando l’incubo olandese, racconta come (e chi) l’ha aiutato a compiere quell’impresa. Un’impresa che, a quanto pare, parte da lontano…

“Era prima del Natale 1999. Cena con mia moglie e amici in comune. Al tavolo trovo anche Alberto, m’incuriosisce quello che dice e fa: nasce subito un gran feeling. I portieri sono tipi particolari: lui era come me. 

A un certo punto analizzandomi data di nascita e altri numeri, dice: “Nel 2000 farai cose importanti. E giocherai da titolare all’Europeo, la numerologia non mente”. 
Esco dal ristorante elettrizzato. Nei mesi successivi finisco spesso per chiamarlo: mi dava serenità anche se restavo scettico sulla previsione.
Decidemmo così di scommettere un caffè: lui insisteva che avrei fatto un grande Europeo, non solo sarei stato titolare, ma avrei fatto qualcosa di importante, io ne ero convinto molto meno.
Ogni tanto ci sentivamo, io gli dicevo: “Alberto, giocherà Buffon, preparati a venire a Firenze ad offrirmi il caffè”.
Lui convinto mi rispondeva: “Bene, lo pensi tu, io ti dico di prepararti a venire a Castelfranco Veneto ad offrirlo a me”.
Andammo avanti così fino a Maggio, tempo di convocazioni, Zoff dà le maglie: Buffon prende il numero 1, io il 12, a quel punto convinto di aver vinto la scommessa chiamo Alberto: “Ti aspetto a Firenze per il caffè…”
Ma lui rilancia: “Non ci siamo capiti, siamo a Maggio, gli Europei si faranno a Giugno”.
Scherzosamente lo mando a quel paese pensando ad una scusa per non pagare il caffè.
Poi i primi di Giugno nell’amichevole contro la Norvegia Gigi si fa male ad una mano nel tentativo di parare. Chiamo Alberto per riferirgli dell’accaduto: “Cominci a farmi paura, comunque domani verrò a pagarti il caffè”. Promessa mantenuta.
Qualche giorno dopo mi squilla il telefono: “Guarda che non finisce qui: ci sarà una giornata dove tutti parleranno di te”. Gli sorrido.
“Non sto scherzando. Facciamo una cosa: ti chiamo quando sarà il momento”.
Scherzosamente alla viglia delle gare successive lo chiamavo in piena notte: “Allora Alberto, è la gara di domani quella di cui parlavi?”
Lui continuava a dirmi che mi avrebbe chiamato al momento giusto.
E’ la mattina del 29 giugno, squilla il telefono, è lui: “E’ questo il giorno…”. Gli faccio: “Non posso parlare, siamo riunione tecnica”.
Ma lui non molla: “E’ questo, non devi parlare, ascoltami. Tutto combacia, i numeri non mentono. Sei un portiere quindi ci saranno tanti rigori. Ma non avere paura: li prendi tutti oppure sbagliano, ma sarai protagonista”.
Discutiamo immaginandoci la partita, persino su come avrebbe tirato De Boer un ipotetico rigore. “Fidati dell’istinto: è il tuo giorno”.
Scendo in campo con queste parole nella testa, il resto è storia nota. Il bello è che andrà tutto esattamente in quel modo.
Quando Stam tira sopra la traversa, mi alzo e sorrido, poi col pugno rivolto al cielo urlo due volte un nome: Alberto, Alberto.
Un pazzo formidabile, Alberto Ferrarini“.

FRANCESCO TOLDO

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