Max Allegri e il mestiere dell’allenatore: “Non si può spiegare come si fa, bravo è chi crea valore”

Scudetti, Coppe Italia, Supercoppe, due finali di Champions contro due mostri sacri quali Barcellona e Real Madrid. I cinque anni di Massimiliano Allegri alla Juventus sono stati colmi di trionfi, ma anche di storie, perle, conferenze stampa passate alla storia, contrapposizioni con la stampa, il tutto gestito con una ‘halma’ magistrale, perchè come insegna il buon Max ‘ci vuole equilibrio nelle cose’. Dopo due anni di fermo, dopo la sua ultima panchina, il tecnico livornese sembra pronto a rimettersi in pista, dove ancora non è dato saperlo, anche se più di una voce vede riaccostarlo al mondo bianconero. Nel frattempo ‘acciughina’ si è soffermato a parlare a Sky, in una lunga chiacchierata, delle sue idee sul calcio, la sua famosa diatriba sul bel gioco, il mestiere dell’allenatore e la preparazione tecnica dei calciatori. Un racconto che mostra a tutto tondo il Max pensiero, scalpitante al pensiero di tornare in panchina e poter parlare di calcio, proprio come piace a lui.

“Spesso si parlava di me in contrapposizione ai “giochisti”. Io sono cresciuto con allenatori vecchio stile e credo che non sia tutto da buttare quello che ci hanno insegnato, così come non è tutto da buttare il nuovo. Il calcio è roba seria, serve equilibrio, c’è bisogno di mettere più al centro il giocatore e lavorarci, la tattica c’è e serve, ma poi in Europa affronti giocatori che passano la palla a 100 all’ora, bisogna tornare a lavorare sui settori giovanili e sulla tecnica individuale, non si può mettere al centro la tattica se non hai i giocatori giusti. Bisogna fare un passo indietro e tornare a lavorare dall’ABC. Chi è che non fa la costruzione dal basso? I giocatori bravi tecnicamente è un piacere vederli e bisogna curare questo aspetto soprattutto nelle giovanili, ma bisogna avere dieci giocatori che si passano bene la palla, se no diventa un problema. Mi sembra che oggi i giocatori siano diventati uno strumento per gli allenatori per dimostrare che sono bravi. Gli allenatori bravi sono quelli che vincono e creano valore. Fare l’allenatore è molto difficile, non si può spiegare come si fa l’allenatore, ci sono gli allenatori dal lunedì al sabato che è un mestiere, la domenica è tutta un’altra roba perché c’è la gestione dell’imprevisto, non rientra né nella tecnica e né nella tattica. Non c’è scritto sui libri come si fa l’allenatore. L’allenatore vive di sensazioni, Capello non sbagliava mai le sostituzioni per esempio. La comunicazione, la gestione delle risorse umane per esempio sono cose che contano molto in questo tipo di lavoro. Io dico che un grande leader è quello che riesce a trovare la soluzione ai problemi. Se mi chiedono come si fa l’allenatore io non lo so, io non volevo andare contro a uno o all’altro, ci vuole equilibrio. L’allenatore si deve mettere al servizio dei giocatori, se tu diventi bravo è per merito dei giocatori che ti fanno vincere le partite. Io di partite ne ho fatte perdere, spero poche. L’allenatore più bravo è quello che te ne fa perdere meno. Bisogna avere buon senso come in tutti i mestieri”.

MASSIMILIANO ALLEGRI

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