Occhio a…Federico Chiesa, quando il buon sangue non mente

Ormai è sotto gli occhi di tutti che la Fiorentina possieda dei giovani di primo livello. Due sono addirittura figli d’arte. I genitori? Prima che calciatori, fuoriclasse. Uno è figlio di Hagi, l’altro di Enrico Chiesa. Non male. Per nulla. Del primo abbiamo già scritto e, anche se sta trovando poco spazio, resta un talento di sicuro avvenire che la Viola dovrà svezzare al meglio.

Il secondo, per le movenze e la determinazione, ricorda il padre. Mentre il buon Enrico si è da poco trasferito a Parma, Federico nasce a Genova, il 25 ottobre 1997. Un genovese non può non far nascere il suo primo figlio a Genova. La carriera di Federico seppur agli inizi, dipende molto da suo padre. Ma questa non è la classica storia italiana dei figli di papà. Dopo aver fatto bene a Parma, Enrico si trasferisce a Firenze e quando lascia la città di Dante, nel 2002 il figlio entra nelle file della Settignanese, una compagine locale che di giovani fiorentini (e non) ne ha tirati su parecchi e anche forti. Il nome inizia a circolare, tutti sanno chi è il padre di Federico. Per le movenze lo ricorda davvero il padre, seppur in un ruolo diverso. Federico nasce ala sinistra, abile nei dribbling e nel saltare l’uomo. Ha anche una discreta velocità e quando si allunga la palla si ingobbisce quasi fosse in sella ad una moto. Il problema è che non sempre lo riprendi. Le sue doti vengono notate dalla Fiorentina che a dieci anni lo fa entrare nel settore giovanile. Si vede da subito che il calcio è una cosa che scorre nel sangue dei Chiesa. Non pensiate però che il cognome sia sinonimo di presenza fissa la domenica, anzi, agli inizi non sono tutte rose e fiori. Federico fatica a trovare un posto negli Allievi e nei Giovanissimi ma una volta arrivati in Primavera la storia si ribalta.

Chiesa trova finalmente continuità nel rendimento e le partite da titolare iniziano ad essere tante e consecutive. Si parla bene di lui ma Montella è ancora scettico riguardo il suo debutto. Arriva Paulo Sousa a Firenze, il quale vede in lui un buon futuro giocatore, utile per i suoi schemi.

Intanto Federico riesce anche a debuttare con la nazionale Under 19, il 12 novembre 2015 nella gara vinta per quattro reti a uno sui cechi. Altre due gare in nazionale e poi arriva Luglio. Perchè diretti a Luglio? Perchè Sousa decide di portarlo in ritiro a Moena in cui potrà finalmente inserirsi col gruppo viola. In Trentino, Chiesa si rende disponibile e mostra buone doti atletiche unite ad una grandissima determinazione. Essendo mingherlino e alto 175cm riesce spesso a superare l’avversario, sia in velocità che in dribbling. Da Moena a Torino il passo è breve quanto ambizioso. Nella prima giornata di campionato i Viola andranno a giocare nella tana dei campioni d’Italia e, contro tutti i pronostici, Sousa schiera Chiesa titolare.

Federico gioca però solo 45 minuti. Gioca ad un buon ritmo seppur debba affrontare Khedira, Chiellini e Buffon. Sousa inizia pian piano a fargli giocare minuti importanti. Ciò che maggiormente colpisce di questo ragazzo, oltre alla determinazione, è il suo impatto in campionato. Essendo al primo anno in Serie A ci si aspetterebbe un ragazzo in fase di costruzione con qualche limite tecnico, tattico e fisico. Invece Federico sembra essere in squadra da diversi anni e per lui non sembra un problema affrontare squadre con difensori con più esperienza. Sousa però non lo schiera a sinistra ma bensì a destra, in modo da crossare per la testa di Kalinic. Spesso però ama anche accentrarsi e provare la conclusione col piede debole. Il primo gol arriva in Azerbaigian nella stessa gara in cui rimedia fin ora la prima espulsione. Mentre per il primo in campionato bisogna aspettare la gara col Chievo giocata Verona e vinta per 3 a 0. Si ripete al Franchi la giornata seguente in cui firma il provvisorio due a zero contro il Genoa.

Spesso critici verso il nostro calcio e i nostri ragazzi, sembra però esserci una luce in fondo al tunnel. Se la Nazionale di oggi non soddisfa i nostri occhi, quella del futuro sembra avere buone chance di farcela. Partendo da Donnarumma e finendo con Belotti. Passando da Romagnoli, Bernardeschi, Rugani, Cataldi e appunto Chiesa non si può dire che l’Italia non abbia futuro, anzi. Starà tutto nei piedi di questi ragazzi se fatti crescere gradualmente e con umiltà, e soprattutto senza fretta.

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