Owen racconta: “A un certo punto della mia carriera ho odiato il calcio, non vedevo l’ora di ritirarmi”

Una carriera che prometteva molto, moltissimo, quel soprannome affibiatogli di golden boy del calcio inglese e un pallone d’oro, quello 2001, considerato il punto di partenza verso nuovi trofei di squadra e personali. Niente di tutto ciò, lasciata la sua Liverpool Micheal Owen ha iniziato a riscontrare problemi, di ambientamento probabilmente, certamente fisici, vedendo ridursi di stagione in stagione il suo minutaggio, abbassando sempre più l’asticella. Il perchè lo ha raccontato di recente lui stesso, spiegando come, dopo i problemi fisici, sia stato una lento trascinarsi verso il ritiro dal calcio giocato.

“Ho odiato il calcio negli ultimi 7 anni della mia carriera, contavo i giorni che mi separavano dal ritiro.
Quando mi sono fatto male per la prima volta agli adduttori, di fatto, la mia carriera è finita.
Non riuscivo più a fare gol come quello contro l’Argentina, quando saltavo avversari facilmente, scattavo, tiravo e crossavo.
Quel giocatore lì ero davvero io, poi dopo i tanti infortuni sono stato il massimo che potevo a essere.
Temevo di correre perché sapevo che avrei potuto strapparmi a ogni scatto.
La cosa peggiore è che l’istinto mi spingeva a giocare sempre. Io sono nato per fare il calciatore ma ricordo giorni in cui avevo paura mi passassero il pallone.
Speravo la giocasse a un altro compagno, non vedevo l’ora di smettere.
Mi posizionavo in zone del campo dove non avrei dovuto essere, non ero io quello che scendeva in campo”.

MICHEAL OWEN

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