Paratici racconta l’acquisto di Ronaldo: “Temevo Agnelli mi buttasse fuori dall’ufficio…”

Il colpo del secolo, l’ha rinominato più di qualcuno, sicuramente il colpo del 2018, l’acquisto di calciomercato che nessuno si sarebbe aspettato e che ha puntato tutti i riflettori per settimane sull’Italia e la Juventus. Ora che l’arrivo di Cristiano Ronaldo a Torino è realtà da diversi mesi, è direttamente Fabio Paratici a raccontarlo, dalla prima proposta di Mendes, procuratore del fenomeno portoghese, alla proposta di acquisto formulata ad Andrea Agnelli e Pavel Nedved. Queste le sue parole:

“Quando noi abbiamo giocato a Madrid è venuto Mendes, come si fa sempre nei giorni della Champions. Gli dico: “Cristiano ha fatto dei gol incredibili”, avevo ancora negli occhi, con ammirazione e dolore, la rovesciata. 

Lui mi guarda e mi risponde: “Tu non ci crederai ma Cristiano, se cambia, vuole venire alla Juve. Ricordati che è meno strano di quanto tu possa pensare. Poi ne parliamo”.
Io ho pensato a una boutade ma ho cominciato a ragionarci.
Ci siamo trovati all’aeroporto dei voli privati di Linate con Mendes e Giovanni Branchini per chiudere, non ci voleva molto, quel fenomeno di Cancelo.
Mendes mi guarda ancora, ora si capiva che faceva sul serio: “Ricordati l’altra cosa, vedrai che Ronaldo si muove da Madrid. Te lo dico chiaro: il giocatore vuole venire solo alla Juve. Lui ha giocato nel Manchester United che è la più grande squadra inglese, poi nel Real Madrid, lui va solo in squadre storiche. In Italia non ha mai giocato, vuole vincere anche il titolo italiano. Se lo volete, lui c’è”.
Gli ho detto: “Va bene allora tu dimmi un po’ di cosa stiamo parlando”.
Io, che certo non mi ero scordato e certo volevo Ronaldo, sono arrivato lì preparato.
Pensavo: se lui ne riparla voglio vedere, come al poker, che carte ha in mano: “Di cosa stiamo parlando?”.
“Questo è il salario, questo il trasferimento”, dice lui.
“Fammi pensare qualche giorno e poi ti darò una risposta”. Non ho detto no, altrimenti lui avrebbe cercato altro.

Tornando da Linate ho pensato: “Noi abbiamo Higuain, che comunque andrà via”.
Quindi, dedotto Higuain, questo può essere un buon accordo? Si può incassare di più? Facevo conti elementari.
Ma sapevo bene che Ronaldo è una stella che si apre in varie direzioni: tecnica, commerciale, di mondializzazione del marchio. Ronaldo ha un valore aggiunto.
Penso, e quasi non credevo a me stesso, “va bene, è una bella sfida, però possiamo anche pensare di provarci”.
Non avevo detto nulla a nessuno.
Poi facciamo una riunione, era inizio giugno. Buffon andava via, avevamo vinto sette scudetti di fila, la Champions l’avevamo persa malamente: dovevamo fare qualcosa per motivare i giocatori.
Perché il calcio è tecnica, ma anche passione, è talento ma anche cervello.
Ci vediamo con Andrea, con Pavel, parliamo di programmazione e conveniamo che bisogna dare una scossa a tutto l’ambiente.
Non bisogna abituarsi a vincere in Italia e a sfiorare la Champions.
La prima sfida non è mai certa, la seconda non è una maledizione.
Provo a dire che per far crescere tutto il club, per dare uno shock positivo e proiettare la Juve oltre i suoi confini un’idea l’avrei…
“È tutta da valutare, non mettetevi a ridere e non mi buttate fuori dall’ufficio.
Ci sono due modi per motivare la squadra: uno non si può dire e l’altro è quello di comprare Cristiano Ronaldo”.

Il primo era comprare Icardi e scatenare un casino incredibile…
Ma, come è ovvio, non era questo il mio obiettivo reale.
Oppure… Oppure possiamo prendere Cristiano Ronaldo.
Andrea fece una smorfia ma io dissi “aspetta, fammi spiegare…”.
In verità, in quel momento nessuno poteva pensare che sarebbe venuto via dal Real Madrid per la cifra di cui Mendes mi aveva parlato.
Si fece silenzio: “Mendes mi ha detto di riferirti che se la Juve lo vuole, e corrisponde alle sue richieste, lui viene alla Juve.
Andrea Agnelli è un manager, non è solo un presidente. Capisce di calcio e di azienda: ha chiesto di pensarci un attimo e di parlarne con alcune persone.
Io già ero contento che non mi avesse buttato fuori dall’ufficio e mi avesse lasciato l’entusiasmo di pensare di poter comprare Ronaldo.
Il pomeriggio mi disse di farmi dare bene tutti i conti perché, se era come avevo detto io, saremmo andati avanti.
Così è stato, dopo qualche settimana Cristiano è arrivato a Torino”.

FABIO PARATICI

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