Ronaldo, Van Nistelrooy, Zidane, Roberto Carlos, Cristiano Ronaldo… Le Merengues hanno storicamente sempre avuto in rosa dei grandissimi campioni, ma pochi sono nel cuore dei tifosi come Raùl Gonzalez Blanco.
Una vera bandiera, probabilmente una delle ultime… tra i suoi successi: 6 Liga, 4 Supercoppe di Spagna, 3 Champions League, 2 Coppe intercontinentali, 1 Supercoppa europea. Tutto ciò solo in Spagna. E pensare che non tutti sanno che la sua carriera avrebbe potuto essere molto diversa, addirittura tra le fila dei rivali dell’Atlètico Madrid, di cui il padre è tifosissimo. Gli inizi, infatti, sono stati proprio tra i Colchoneros.
Gli inizi – “Dani“. Questo il nome riportato dal giovane Raùl, che presentò un tesserino falso al fine di poter giocare nella squadra giovanile del suo quartiere, il San Cristobàl de los Angeles, all’età di 10 anni. Dopo 3 anni, passò all’Atlètico Madrid, dove giocò come ala sinistra e vinse subito il torneo venendo definito “el hombre rècord”. Segnò 146 reti in 67 partite, guadagnandosi la curiosità di molte testate giornalistiche. L’esperienza, tuttavia, durò solo 2 anni, in quanto la squadra giovanile venne soppressa dopo 2 anni per via di gravi problemi economici. Per questo motivo, lo svincolato Raùl, passò ai cugini del Real Madrid, squadra di cui diventò simbolo, con gran dispiacere dei suoi ex ammiratori.
Bandiera delle Merengues – . Nelle giovanili del Real Madrid passò da ala ad attaccante puro, segnando 180 gol in gare ufficiali e subendo quella che sarà l’unica espulsione nella carriera di un giocatore correttissimo. Ciò gli valse il passaggio alla squadra C, dove tenne la media di due gol a partita (16 in 8 gare). Le potenzialità del giovane furono subito notate e, complici anche alcuni infortuni, nello stesso anno debuttò subito sia con la squadra B che con la prima squadra, dove esordì in amichevole il 6 Settembre del 1994, andando subito in rete contro il Real Oviedo. In Liga esordì il mese successivo, il 29 Ottobre, contro il Real Saragozza, dove nonostante la sconfitta fornì un bell’assist per una rete di Zamorano. La prima rete, ironia della sorte, arrivò proprio contro la squadra che lo crebbe, l’Atlètico Madrid, il 5 Novembre 1994. Due mesi dopo arrivò la prima doppietta contro il Celta Vigo, e il primo anno si concluse con 9 reti.
La stagione successiva esordì anche in Champions League contro l’Ajax, diventando il più giovane madridista ad esordire in una coppa europea (18 anni). Contro il Ferencvàros segnò una tripletta, diventando il più giovane di sempre a riuscire nell’impresa. In Europa lo ricordiamo per aver tenuto per anni un testa a testa con il nostro Filippo Inzaghi in quanto a reti segnate (71 reti all’attivo) e, ovviamente, per le tre Champions vinte.
Capitano della squadra dei Galacticos, non fu mai esente dalle critiche così come dalle lodi, ma venne amato come capitano di una delle squadre più vincenti di sempre per 16 anni, in cui realizzò 323 reti in 741 partite ufficiali, diventando anche il giocatore con più presenze nella storia dei Blancos (741, di cui 550 in Liga). Naturalmente, gli spagnoli ebbero modo di amarlo anche con la camiseta roja.
In Nazionale – Carismatico, abile, fondamentale. Tutte doti che i vari CT della Spagna hanno sempre notato in lui, sin dalla prima stagione. Già nel 1994 con l’under 18 segnò 4 gol in due partite, salendo ogni anno di categoria. Nel 1995 3 reti in 5 gare con l’Under 20, l’anno successivo 9 partite e 8 gol nell’Under 21 (oltre a 2 gol con la rappresentativa olimpica). Dal 1996, infine, per 10 anni ha rappresentato la nazionale spagnola. Esordì il 9 Ottobre del 1996 nelle qualificazioni ai mondiali di Francia ’98, a soli 19 anni, nello 0-0 di Praga. La prima rete arrivò alla sua terza partita, contro la Jugoslavia (vittoria per 2-0). In totale disputò 102 partite con le Furie Rosse e realizzato 44 gol che gli valgono la quinta posizione, dietro Casillas, Xavi, Zubizarreta e Alonso nella classifica di presenze della Nazionale spagnola e la seconda in quella dei marcatori alle spalle di David Villa, dopo aver detenuto tale record per più di 10 anni. Nel 2002, a seguito del ritiro di Fernando Hierro, contro l’Ungheria ebbe l’onore di diventare capitando anche delle furie rosse.
Vero, la Nazionale spagnola in quegli anni non era la squadra di fenomeni che conosciamo oggi, ma immaginate questo giocatore, 102 presenze e 44 reti, con l’attuale squadra. Sarebbe stato perfetto. Un po’ come immaginare Cristiano Ronaldo nei tempi di Figo e Rui Costa.
L’ultima partita di Raúl con la Nazionale spagnola fu il 6 Settembre 2006 contro l’Irlanda del Nord. Nel 2008 la Spagna vinse il Campionato Europeo, ma se non lo avesse fatto, le critiche sarebbero state infinite, in quanto quasi tutti in Spagna si aspettavano la sua convocazione, creando un forte dibattito interno, simile a quello avvenuto in Italia sul Baggio si, Baggio no alla vigilia del mondiale Nippo-Coreano. Dibattito ignorato dall’allora tecnico Luìs Aragonès.
Un’altra esperienza europea – Nel 2010 si fece largo in Raùl la voglia di migliorarsi sotto ogni aspetto, cercando anche un’esperienza all’infuori della Spagna (in quanto dichiarò che mai nel Paese iberico avrebbe giocato per una squadra che non fosse il Real Madrid), e firmò un biennale con lo Schalke 04, continuando a inseguire anche il record di reti europee. Con i tedeschi, infatti, superò le presenze di Paolo Maldini (139 presenze) e segnò la settantunesima rete che gli permise di superare Inzaghi. In Germania segnò 28 reti in 66 partite, prima di passare ad un’esperienza extra-europea.
Fuori dall’Europa – Un campione del suo calibro, ovviamente, negli ultimi anni di carriera si fece ammirare anche all’infuori del vecchio continente. La prima esperienza extracomunitaria la tenne in Qatar, tra le fila dell’ Al-Sadd, dove vinse un campionato, disputò 22 partite da capitano e, soprattutto, il 27 Aprile 2013 disputò la sua partita ufficiale numero 1000, entrando in una cerchia di pochi eletti, in cui annoveriamo gente come Javier Zanetti, Roberto Carlos, David Seaman, Ryan Giggs, Paolo Maldini, Clarence Seedorf. In Qatar segnò 11 reti in 39 partite, dopodichè andò negli Stati Uniti d’America, tra le fila dei New York Cosmos. Lì andò a segno 8 volte in 28 gare, pensando anche al futuro: il suo contratto, infatti, previde anche il ruolo di direttore tecnico del settore giovanile, ruolo che attualmente ricopre.
Il 15 Novembre 2015, nella la gara valida per la finale della North American Soccer League, Raùl Gonzalez Blanco ha lasciato il calcio giocato, fornendo un assist decisivo nella vittoria per 3-2 dei suoi New York Cosmos contro l’Ottawa Fury. Ma la sensazione è che un campione come lui, prima che possa essere nuovamente ammirato, dovrà essere atteso per molti anni. Grazie, Raùl.