Piccoli miracoli di provincia: il Brescia

Il Brescia, oggi in Serie B, ripescato solo dopo il fallimento del Parma, una decina di anni fa era una delle più pericolose “meteore” che vagavano nella massima serie del campionato italiano. Inutile dire che il nome che rende il Brescia conosciuto tutt’oggi all’estero è quello di uno dei più grandi campioni di tutti i tempi: Roberto Baggio. Ad oggi, se si dovesse dire ad un brasiliano o ad un giapponese che il Brescia non è in Serie A, probabilmente non ci crederebbe.

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La presidenza Corioni e l’inizio del sogno – Luigi Corioni dovette lasciare la presidenza del Brescia lo scorso anno, dopo più di 20 anni. Egli rilevò infatti la società nel 1992 (dopo aver portato l’Ospitaletto ai maggiori risultati della sua storia, in Serie C1), e nonostante la retrocessione al primo anno, nella stagione successiva portò i lombardi a vincere l’unico trofeo della loro storia: la Coppa dell’Amicizia Anglo-Italiana, grazie ad un gol di Gabriele Ambrosetti contro il Notts County in finale.

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Nonostante questo trionfo, negli anni successivi il Brescia fece sempre sponda tra la Serie A e la Serie B, fatiando a trovare una certa stabilità. Stabilità che arrivò nell’anno 2000, quando il Brescia ingaggiò come allenatore Carlo Mazzone. Celebre la chiamata dello stesso ad un certo Roberto Baggio, in cui il tecnico romano chiese al vicentino: “non lo voi fà più er calciatore te?“. L’arrivo di Baggio fece sognare i lombardi, che al primo anno esordirono eliminando la Juventus dalla Coppa Italia e arrivando ai quarti, e finirono il campionato in settima posizione, guadagnandosi anche un posto in Europa.

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Il sogno europeo – La settima posizione consentì al Brescia di disputare l’Intertoto, perdendo però la finale contro il Paris Saint Germain (doppio pareggio, 0-0 in Francia e 1-1 a Brescia). L’Euforia, però, rimase grande. La società decise di investire, comprando il portiere della Repubblica Ceca Pavel Srnicek e confermando Daniele Bonera, i gemelli Filippini, Fabio Petruzzi, Alessandro Calori, Roberto Baggio; e facendo tornare in prestito Andrea Pirlo (che con Mazzone inizierà a ricoprire il ruolo di regista, quello in cui diventerà uno dei migliori al mondo), acquistando Luca Toni e ingaggiando un altro personaggio illustre: Josep Guardiola, ex capitano del Barcellona. Guardate, nell’immagine sottostante, una scena che in quegli anni si poteva vedere al Mario Rigamonti:

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Purtroppo nella seconda volta in cui il Brescia riuscì a disputare l’Intertoto venne eliminato dal Villareal, ma la squadra fece spesso vittime illustri in campionato, e divertì molto gli amanti del calcio. Spesso pareggiava, ma rramente perdeva, e la sanguignità di Mazzone creava simpatie. Nei quattro anni in cui Baggio rimase al Brescia, la squadra lombarda partecipò due volte all’intertoto e conquitò anche una semifinale di Coppa Italia. Purtroppo, dopo il ritiro del campione vicentino e la migrazione dei campioni verso altri lidi, arrivò nel 2005 una nuova retrocessione, dalla quale il Brescia non si sarebbe più ripresa: tornerà in A nell’anno del centenario, ma retrocederà subito.

 

Alla fine dello scorso anno il Brescia era sull’orlo del fallimento, ed è un miracolo che possa disputare la Serie B. Tuttavia, una squadra che nella storia ha visto calcare il proprio campo gente come Altobelli, De Paoli, Beccalossi, Baggio, Pirlo, Guardiola, Toni e via dicendo dovrà necessariamente tornare ai livelli che le competono. Al Brescia, l’augurio di viviere un nuovo sogno.

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