Ibrahimovic e gli allenamenti extra di Capello: “Urlava che dovevo migliorare il tiro”

Arrivato in Italia con la fama di giocatore molto tecnico ma poco freddo sottoporta, Zlatan Ibrahimovic ha negli anni affinato la sua abilità da goleador, tanto da divenire capocannoniere della Serie A con le maglie di Inter e Milan. Una crescita che porta, soprattutto, il nome di Fabio Capello, suo primo tecnico in Italia con la maglia della Juventus. Il racconto dello svedese:

“All’inizio della carriera non era così importante fare gol, ma avere le migliori qualità, la miglior tecnica e portare queste cose dovunque andassi.
Il cambiamento è avvenuto alla Juventus.
Tutto era nuovo per me, era tutto un ‘wow, grande squadra, grandi giocatori, grande allenatore, grande storia’.
Dal primo giorno di allenamento ho sentito Capello gridare ‘Ibra!’.
Prendeva i ragazzi delle giovanili e li faceva allenare con me: loro crossavano, io dovevo fare gol.
Ogni giorno per 30 minuti.
Io volevo solo andare a casa perché ero stanco e non volevo più tirare, né vedere la porta e i portieri.
Sentivo sempre quell’urlo ‘Ibra!’ e sapevo cosa significasse.
Tiravo, tiravo. Bei tiri, brutti tiri.
Alla fine sono diventato una macchina, davanti alla porta segnavo.
Specialmente in Italia, è difficile per un attaccante. Anzi è la posizione più difficile, perché sono bravi tatticamente. Ricordo, una gara contro Maldini e Nesta, contro di loro e con un portiere come Dida contro hai mezza chance.
Per fortuna mi allenavo con Buffon, Thuram e Cannavaro: se superavo i difensori, poi dovevo superare Buffon. Diciamo che mi sono allenato in un ambiente ideale per imparare a fare gol e i gol poi sarebbero arrivati”.

ZLATAN IBRAHIMOVIC

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