Che fine ha fatto? Andrès D’Alessandro, l’argentino che ha conquistato il Brasile

“Il primo amore non si scorda mai, l’emozione e la forza travolgente che ti trasmette ti resta addosso”. Deve aver pensato esattamente questo Andrès D’Alessandro, talentuoso trequartista classe ’81 con un passato in Europa al Wolfsburg tornato alla squadra da cui iniziò tutto, il River Plate.
cabezon
Cresciuto proprio nelle giovanili del River, Andrès esordisce con i Millonarios a 19 anni contro il Santa Fè, per poi collezionare qualche manciata di presenze nella stagione successiva. In Argentina, nonostante la giovane età, il suo nome inizia a circolare tra gli addetti ai lavori, dall’Europa giungono osservatori per vederne le qualità. Il vero D’Alessandro, quello che farà gridare all’erede di Maradona, si vedrà dalla stagione 2001/02, vincendo due campionati di Clausura consecutivi e mettendosi in mostra grazie alla sua grande tecnica, la sue abilità sui piazzati e la sua finta, denominata “boba“, che stordisce gli avversari e permette lui di sfuggire via dalle marcature. Non velocissimo, ma con un sinistro sopraffino ed una visione di gioco come pochi, il 10 del River è ormai considerato il nuovo Diego: “tra tutti i giocatori che mi sono stati accostati è quello che mi assomiglia di più“, dirà proprio il Pibe de oro; un’investitura pesante, che arriva dall’altra parte di Buenos Aires, ma non particolarmente fortunata, visto che con lo stesso appellativo saranno denominati altri ottimi talenti argentini quali Gallardo, Ortega, Saviola (grande amico dello stesso Andrès) e Aimar, ma sempre un filo distanti dalla grandezza assoluta.

Dopo due campionati ed un Mondiale Under 20 vinti a 22 anni l’argentino è pronto per l’Europa, su di lui c’è l’interesse di diverse squadre, tra cui diverse big ed anche italiane (Juve su tutti) ma alla fine a spuntarla a sorpresa è il Wolfsburg che fa felice il presidente del River riempiendo le casse dei Millonarios.
2044969576Nella fredda Germania però il talento dell’argentino sembra anestetizzato, passando alle cronache solo per aver realizzato il 400esimo gol della storia della Bundesliga. Protagonista con la Nazionale albiceleste nell’oro Olimpico  del 2004 (l’Argentina eliminò proprio l’italia in semifinale), dopo due stagioni e mezzo di alti e bassi in Germania vola in Premier, al Portsmouth, proseguendo il suo trend di prestazioni poco brillanti. Decide così di trasferirsi in un calcio più adatto alle sue caratteristiche, più tecnico, andando al Saragozza in Spagna, dove le cose vanno un pò meglio ma non così tanto da far gridare al fuoriclasse, tornando a fine stagione 2007/08 per 6 mesi in Argentina al San Lorenzo. Nel 2008, terminato il prestito con gli argentini, Andrès cerca una svolta, una squadra che possa ridargli la verve dei tempi del River, affidarsi ad occhi chiusi al suo talento senza metterlo in discussione, mettendo da parte i paragoni con Diego e giudicarlo solo per quello che è. La proposta intrigante arriva dal Brasile, quasi un controsenso per un argentino, D’Alessandro abbandona così definitivamente l’Europa e si trasferisce in Brasile, all’Internacional: è la svolta.
Internacional+v+Flamengo+Series+2014+dBCU1m_EW3Bl
In Sudamerica riacquista subito convinzione e torna ad esser decisivo, in un calcio meno aggressivo e a ritmi meno esasperati vince subito la Coppa Sudamericana, poi si ripete nel campionato Gaùcho vincendo consecutivamente dal 2009 al 2013 riconquistando anche la Nazionale. Il vero anno di grazia è però il 2010, dove con la squadra brasiliana trionfa in Copa Libertadores e viene eletto giocatore sudamericano dell’anno. A Porto Alegre D’Alessandro diventa idolo, numero 10 in campo e leader della squadra, finendo per essere amato dai rivali storici brasiliani, un’eccezione rara, capitata nel recente passato solo a Carlos Tevez con il Corinthians.
Dopo 8 anni di tronfi in Brasile arriva, però, il richiamo dall’Argentina di Marcelo Gallardo, tecnico del River, il suo primo amore, e Andrès non può dire di no, spingendo per tornare al Monumentàl e dare la caccia ad una altra Libertadores, con la maglia del suo River addosso.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *