Che fine ha fatto? Marko Pjaca, da crack a uomo dei prestiti frenato dagli infortuni

Marko Pjaca impressiona contro lo Spagna a Euro 2016

Euro 2016, un giovane croato dalle lunghe leva entra dalla panchina e con una serie di giocate dal limite dell’area fa impazzire la difesa della Spagna nella gara del girone D tra gli iberici e la Croazia. Si potrebbe descrivere così, il primo biglietto da visita del talento di Marko Pjaca al grande pubblico, talento certamente non passato inosservato ai più osservatori che già da mesi seguivano con attenzione le gare della Dinamo Zagabria. Classe ’95, Marko dopo la trafila nelle giovanili della Lokomotiva Zagabria trova l’esordio in massima serie croata già nella stagione 2011/12, a 16 anni, per poi diventare un punto fisso della formazione biancoblu già nella stagione successiva, trovando i primi gol e, successivamente, l’esordio europeo nei preliminare di Europa League. I concittadini della Dinamo Zagabria tengono d’occhio le prestazioni, via via più interessanti di Marko, già ex prodotto delle proprie giovanili in tenera età, e lo riportano a casa per un milione di euro. La preferenza per la mattonella sinistra, la grande velocità, il buon tiro e un fisico asciutto che recita 186 cm di altezza portano subito a paragonarlo a Cristiano Ronaldo, proprio come il portoghese Pjaca infatti è un ala offensiva che predilige avvicinarsi alla porta per tentare il tiro, giocando prevalentemente a sinistra ma con capacità di svariare su tutto il fronte offensivo, sia a destra che da punta. Il biennio alla Dinamo lo consacra come uno dei migliori talenti croati della sua generazione, 11 gol in campionato nel 2013/14, 8 nella stagione successiva, con le prime reti anche nei preliminari di Champions.

La convocazione a Euro 2016 e le presenze, pur non da titolare, consacrano definitivamente il suo talento e l’hype per Pjaca diventa altissimo, mezza Europa è sulle sue tracce, in Italia viene attenzionato da Bologna e Milan con i rossoneri che sembrano vicinissimi a mettere le mani sul gioiellino croato, salvo poi cedere all’offensiva della Juventus che, forte della cessione milionaria di Pogba allo United, mette sul piatto 23 milioni di euro e si porta a casa l’esterno nativo di Zagabria. Marko arriva a Torino nella faraonica campagna acquisti bianconera del 2016, che vede arrivare, tra gli altri, Higuain, Pjanic, Dani Alves e Benatia.

La giovane età ed il ruolo di esterno offensivo, inizialmente non previsto nello scacchiere bianconero che inizia la stagione con il consolidato 3-5-2, ne consigliano una gestione soft da parte di Massimiliano Allegri, che inizia a regalargli qualche scampolo in campo, da punta, nella seconda giornata contro la Lazio, e poi nelle successive gare contro Sassuolo, Inter e Cagliari, senza tuttavia superare mai i 20′ in campo. Il minutaggio sale in Champions, quando a fine settembre gioca 22′ in campo proprio contro la sua ex squadra, la Dinamo Zagabria, sorteggiata nello stesso girone della Juventus e sconfitta per 4-0, la prestazione non lascia spunti degni di nota ma si sa, recitare il ruolo di jolly offensivo in un reparto che comprende Dybala, Higuain e Mandzukic non è semplice pere nessuno, figurarsi pere un ragazzo di 19 anni proveniente da un calcio totalmente diverso. La sliding door della carriera di Pjaca in bianconero arriva qualche giorno dopo, nel match di campionato tra Empoli e Juventus, vinto largamente dai bianconeri per 3-0. L’esterno croato entra nel quarto d’ora finale, e, qualche minuto dopo, i bianconeri hanno un’occasione ghiottissima per arrotondare il risultato, con un contropiede a campo aperto con Mario Lemina e Pjaca che dal centrocampo si involano solissimi, davanti al portiere, verso la porta avversaria. A due passi dall’estremo difensore empolese Lemina, affiancato da Pjaca, potrebbe passare palla al compagno per il più classico dei tap-in a porta vuota e regalargli la gioia del primo centro italiano, invece il francese si mette in proprio, cercando il remake della corsa Inzaghi-Barone contro la Repubblica Ceca nel 2006, dall’esito, però, totalmente opposto. Occasione cestinata, Allegri furibondo, Pjaca sconsolato. Poco male, le occasione verranno ancora, si direbbe, e invece, nella sosta per le nazionali successiva proprio a quel turno di campionato, Pjaca rimedia un’infiammazione alla testa del perone, che lo tiene ai box oltre due mesi, proprio nel momento in cui il suo minutaggio stava iniziando a lievitare. Pjaca torna in campo per mezz’ora direttamente nel nuovo anno, nella sconfitta contro la Fiorentina che poi porterà Allegri al passaggio al 4-2-3-1. Proprio il nuovo modulo sembra spiegare le ali, definitivamente, ad un maggior utilizzo di Pjaca, abile a poter sostituire sia a sinistra Mandzukic che a destra Cuadrado, arrivano infatti così le prime presenze da titolare, contro il Crotone ed il Palermo.

Pjaca esulta contro il Porto, decisivo nell’1-0 degli ottavi di finale di Champions

Il momento è positivo e, nel tiratissimo match degli ottavi di finale contro il Porto, in una gara inchiodata sullo 0-0, Allegri decide a mezz’ora dalla fine di mandare in campo il croato, che si rende immediatamente protagonista con una rete, la prima in bianconero, di controbalzo di esterno destro dal limite dell’area portoghese, che zittisce il pubblico lusitano e fissa il punteggio sullo 0-1 finale. Il trend è positivo, così Pjaca trova ancora spazio nell’11 titolare contro il Milan e contro la Sampdoria, fino alla nuova sosta per le nazionali. Già, perchè questa, esattamente come quella di qualche mese prima, si rivela sfortunatissima, con Pjaca che, nel match contro l’Estonia, rimedia la rottura del legamento crociato del ginocchio destro, mettendo fine alla sua stagione, e di fatto alla sua esperienza bianconera.

Già perchè da qui, da talento in rampa di lancio, Pjaca diverrà un oggetto misterioso, da spostare in prestito di stagione in stagione, in attesa di un recupero ad alti livelli che tarderà ad arrivare. Lo stop di 8 mesi induce la Juventus a preservare il recupero del gioiellino ex Dinamo, dandogli la possibilità di ritrovare minutaggio nel mercato invernale della stagione successiva, quando viene ceduto in prestito in Bundesliga allo Schalke 04. Le presenze non saranno molte, soltanto 7, quasi tutte da subentrato, ma Pjaca dimostra di non aver dimenticato come si fa gol, trovando la via della rete contro l’Hannover e l’Herta Berlino.

A fine stagione torna così a Torino, dove nel frattempo le ambizioni sono cresciute in maniera esponenziale con l’arrivo di Cristiano Ronaldo, per Pjaca si cerca così un prestito e a farsi avanti è la Fiorentina, con l’accordo raggiunto per un prestito con riscatto a 20 milioni. La destinazione è prestigiosa, una squadra talentuosa, che concede spazio ai giovani , Pjaca trova man mano sempre più spazio, siglando il primo gol in A contro la Spal, e diventando di fatto una risorsa per i viola, da titolare o subentrato, nel girone d’andata. Le prestazioni non sfavillanti, nonostante l’impegno non manchi di certo, portano a un drastico calo di minutaggio a inizio girone di ritorno, e proprio quando il minutaggio torna a crescere ecco il nuovo, ennesimo, grave infortunio. Come due anni prima, con l’infortunio contro l’Estonia, Pjaca si ferma ancora, rimediando nuovamente la rottura del crociato, questa volta del ginocchio sinistro, che gli fa terminare anticipatamente la sua stagione e costringe il croato all’ennesimo lungo periodo ai box.

Tornato a Torino per fine prestito, Pjaca resta nella rosa bianconera per recuperare dall’infortunio, trovando anche una convocazione, senza scendere in campo, a fine anno. Con il nuovo anno Pjaca, ormai ristabilito, torna ad indossare la maglia bianconera a due anni e mezzo di distanza dall’ultima volta, scendendo in campo per i minuti finali della gara di Coppa Italia contro l’Udinese. A fine mese lascia ancora Torino, per trovare minutaggio, trasferendosi in prestito all’Anderlecht. In Belgio mette in fila 4 presenze, trovando il gol contro l’Eupen, prima dello stop definitivo del campionato a causa della pandemia.

Pjaca con la maglia del Genoa, di fatto la sua miglior stagione in Italia

L’ennesimo rientro a Torino di passaggio porta Pjaca, ormai di fatto un esubero, all’ennesimo prestito, questa volta al Genoa. In rossoblu il debutto è di quelli col botto, rete all’esordio contro il Crotone, e nel complesso la stagione sotto la Lanterna è positiva, ritrovando minutaggio e gol, con altre due marcature contro Roma e Fiorentina. A fine stagione le presenze saranno ben 38 tra campionato e Coppa Italia, una forma ritrovata che drizza le antenne del Torino, che decide di prenderlo, ancora una volta in prestito, dai cugini bianconeri. Anche in granata la forma sembra ormai ritrovata, nonostante un utilizzo non sempre da titolare, ed il bottino a fine anno reciterà 26 presenze tra campionato e Coppa Italia e altre 3 marcature, contro Sassuolo, Lazio ed Empoli. Non abbastanza per la dirigenza granata, che scaduto il prestito decide di non riscattarlo, per Pjaca così si prospetta l’ennesimo rientro a Torino in cerca di nuova sistemazione. Dopo il precampionato con la rosa bianconera la chiamata giunge da Empoli dove, dopo un inizio da titolare, scivola via via in panchina, collezionando in tutto 17 presenze senza trovare la via della rete.

Inutile dirlo, nessun riscatto da parte della società toscana ed ennesimo rientro a Torino, per l’ennesimo ritiro estivo in attesa di una sistemazione. Nell’estate del 2023 Pjaca torna così in patria, con la Juventus che lo cede a titolo definitivo al Rijeka, nel quale sta disputando una stagione a buoni livelli, con 24 presenze e 5 reti.

Marko Pjaca, ovvero quando il talento si fonde con la sfortuna, divenendo da astro nascente del calcio europeo a esubero giramondo.

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