Che fine ha fatto? Anderson, l’ex baby prodigio di Ferguson

Lo sappiamo bene, anzi fin troppo bene. Non si se si tratti di sfortuna, di mentalità o semplicemente c’è lo zampino della natura, quella dannata natura che ha regalato ai brasiliani, specie ai calciatori, moltissime caratteristiche invidiabili quali il movimento di bacino, la samba che fa danzare questi magnifici ballerini prestati a questo sporco sport inventato in Inghilterra e perfezionato in Sudamerica. Fatto sta che ai calciatori brasiliani succede sempre qualcosa, spesso inspiegabile. Non sempre si tratta di infortuni o episodi sfavorevoli, ma sembra come se, dopo aver giocato un paio di anni ai massimi livelli, decidano di divertirsi e in Europa questo non te lo puoi permettere.  Spesso c’entra lo stile di vita, la birra e la cachaça, le ragazze, l’esser famoso e celebre a neanche trent’anni. Di esempi ve ne sono moltissimi ed uno dei tanti è Anderson Luis de Abreu Oliveira noto come Anderson.

Se nasci a Porto Alegre hai due strade: o Gremio o Internacional ed entrambe hanno fornito alla Nazionale verdeoro buone quantità di notevoli calciatori. Anderson inizia a giocare ovviamente per strada, dove la fantasia si sprigiona come in nessun altro posto al mondo. Si fa notare dalle persone giuste e lui ancora bambino entra nelle file giovanili del Gremio. Passeranno centinaia di partite, mille dribbling, moltissimi gol e ben undici anni, quando finalmente il classe 1988 entra finalmente in prima squadra del Gremio. è un gioiello di ragazzo, l’ ennesimo da mettere in mostra e il campo è la vetrina. Non è però una stagione fortunata, anzi un vero e proprio incubo, perchè il Gremio termina il Brasileirao al posto numero venti, retrocedendo così per la seconda volta nella propria storia. Anderson ha molte richieste dal Brasile ma decide, per amore e riconoscenza verso il club di rimanere anche in serie cadetta. La stagione ovviamente deve esser di passaggio ma si arriva ad una data da dentro o fuori, 26 novembre 2005. Verrà chiamata A batalha dos Aflitos, per via del Barrio in cui si trova lo stadio, a Recife. ed è una gara folle, tipica di quelle parti. Il Gremio deve vincere per tornare ai livelli che gli competono. Peccato che la gara prenda una piega non favorevole al club di Porto Alegre. Mano Menezes l’allenatore del Gremio deve far fronte a ben quattro espulsi, uno al dodicesimo e ben tre al minuto ottanta per svariate spinte al direttore di gara Djalma Beltrami, reo di aver fischiato ben due rigori contro il Gremio. Entrambi verranno incredibilmente sbagliati, il primo, al dodicesimo finisce sul palo e il secondo parato da Galatto che poi giocherà nel Malaga. La gara è ovviamente tesissima già prima del fischio d’ inizio, immaginate durante e immaginate in sette contro undici. Menezes deve far alcune sostituzioni e ha messo in campo un giovane biondino di nome Lucas Leiva e Anderson che porta grosse treccine raccolte in una grande coda. La gara ha anche bisogno dell’ intervento della polizia che deve dividere Beltrami dai calciatori del Gremio. Dopo il secondo rigore sbagliato e dopo l’ angolo battuto malissimo dal Nautico, Anderson scappa via in contropiede, e dopo un triangolo con un compagno, viene falciato, doppio giallo per il centrale del Nautico e la gara torna più o meno più equilibrata. Per decretare il recupero, a Beltrami non basterebbero tre mani. Il recupero è di sedici minuti. La punizione viene battuta veloce e la palla torna ad Anderson il quale fugge via come se avesse il campo in discesa, entra in area dal lato corto supera un difensore e di sinistro batte Rodolpho in uscita. Bolgia Gremio. La gara finisce ed Anderson a diciasette anni è già nella storia del Gremio. Il club torna nel massimo campionato e per Anderson è già tempo di grandi traguardi. Un talento del genere ha bisogno di esplodere e il posto giusto è l’ Europa. In molti lo vogliono ma è il Porto il suo primo club europeo. Sette milioni di euro il costo dell’ operazione. Usi, lingua e costumi sono simili al suo Brasile, il Portogallo è la soluzione ideale. Gioca e incanta in un meraviglioso centrocampo formato da Lucho Gonzalez Paulo Assunçao e Raul Meireles. Ma in uno dei tanti infuocati match tra Porto e Benfica, Katsouranis affonda i tacchetti nella caviglia del giovane brasiliano, provocandogli una rottura della tibia, esito: fuori cinque mesi.

Nonostante il grave infortunio, Anderson ha già molti corteggiatori pronti a pagare oro colato per uno come lui. Ferguson indica lui come potenziale inserimento nel suo United, convinto anche che quando pescò da quelle parti non gli andò poi così male, vedesi la voce Cristiano Ronaldo. Anderson non lascia passare il treno e firma per il Manchester United che paga per lui trenta milioni di euro. In meno di sedici mesi, from Gremio, to Manchester United. Si inserisce bene nello spogliatoio di Old Trafford grazie anche a Ronaldo e Nani che lo aiutano ad ambientarsi in un luogo, tetro, piovoso ma al tempo stesso piacevole se hai vent’anni. Ferguson gli concede spesso la maglia da titolare, fra l’altro la numero otto. Lui però ripaga con prestazioni tiepidine, senza mai riuscire a segnare una rete in nessuna delle tante competizioni. Messe in bottino Premier League e la Champions League a Mosca, per Anderson è tempo di darsi da fare. Ma le reti continuano a non arrivare anche se le prestazioni si fanno appena più interessanti. Se arrivasse qualche gol, lo United potrebbe trovarsi in squadra una bomba ad orologeria, in grado di spaccare le difese avversarie e buttarla dentro, mentre prende un caffè. Ma il tabellino continua a segnare zero.

Anche le cose belle hanno però una fine e Ferguson dà addio alla panchina degli inglesi. Sotto sua espressa richiesta viene ingaggiato David Moyes proveniente dall’Everton. Le tattiche e gli schemi di Moyes non prevedono Anderson il quale pian piano trova sempre meno spazio e Moyes ha sempre meno fiducia. Il primo ad andarsene è però Andow che sceglie una nuova sfida, accasandosi in prestito alla Fiorentina di Montella che tanto bene gioca a pallone. Anderson però arriva fuori forma e le sole otto presenze confermano che Montella non aveva poi tanto bisogno di lui. La società gigliata decide quindi a Maggio di non pagare i sei milioni e mezzo previsti dal riscatto e rispedisce il brasiliano in Inghilterra.

Ad Old Trafford non trova ancora una volta spazio ed è quindi l’Internacional a riportarlo in patria e finalmente si rivede anche se a sprazzi un ottimo giocatore che non ha saputo dare la giusta continuità alle sue prestazioni. Senza nessun risaltante vittoria veste per sei mesi la maglia del Coritiba per poi rimanere svincolato per ben otto mesi. Ad inizio agosto 2018 la compagine turca l’Adana Demirspor gli propone un biennale ed Anderson si vede costretto ad accettare la proposta. Probabilmente avrebbe meritato una miglior sorte ma, come ben sappiamo, è caratteristica dei brasiliani trapiantati in Europa perdersi spesso sul più bello della carriera senza un apparente valido motivo.

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