sul campo è filata via liscia, come una routine sempre uguale a se stessa nel corso degli anni, esattamente come i successivi esercizi con il pallone. Gli ultimi venti minuti li abbiamo dedicati alla partitella, che per noi calciatori è ovviamente il momento più atteso. Giochiamo come bambini cresciuti. È quello che sappiamo fare meglio. Niente da segnalare nelle fasi iniziali, fino a quando dalla destra è partito un cross basso. Non ho neppure avuto il tempo di pensare “Ahi”, che l’avevo rifatto. L’ho deviato, ma il pallone è finito in rete sul primo palo. Nella sostanza sembrava il replay della partita contro gli Stati Uniti. Autogol.
«Eccheccazzo, basta!» Una voce inconfondibile, da dietro, ha commentato così. Era
quella di Buffon.
Siccome è proprio nel momento del bisogno che si vedono gli amici, negli istanti successivi ho capito di averne molti. E tutti insieme mi hanno spiegato una regola insignificante, che forse non avevo colto nel suo senso più profondo, nella sua essenzialità. Avevo travisato.
«Cristian caro, i gol li devi fare dall’altra parte. Il tuo ruolo è quello del difensore, quindi difendi! Hai capito? Difendi!»
Per fortuna che c’erano loro. In quei frangenti l’abbiamo assorbita così, con il sorriso sulle labbra, anche se una certa rabbia mi è rimasta dentro per un po’, in particolare per le molte critiche ricevute dopo Italia-Stati Uniti. In parecchi avevano sostenuto che fossi stato convocato immeritatamente per quel Mondiale, la squadra invece nei miei confronti è stata perfetta. Hanno tentato di tenere alto il mio morale, tutti, e l’hanno fatto per me. Questo non lo posso dimenticare. Ho imparato a prendermi in giro da solo per quell’episodio, ne sono uscito alla grande, tanto che nel corso del
tempo sono diventato il difensore in attività con più gol all’attivo in Serie A”.
(Cristian Zaccardo)