Che fine ha fatto…Gianni Comandini, la promessa che voleva girare il mondo

Chiacchierata con Gianni Comandini

Saranno in tanti a ricordarsi dell’attaccante romagnolo Gianni Comandini, la grande promessa della Nazionale under 21 che vinse un oro agli europei in Slovacchia. Il giovane che segnò due gol nel derby nella prima fase di gioco. L’uomo che costò all’Atalanta ben 30 miliardi di vecchie Lire, diventando allora il trasferimento più costoso della storia della squadra bergamasca. Il giocatore che…lasciò il calcio a 28 anni.

Che fine ha fatto l’uomo di Cesena? Andiamo a ripercorrere la sua storia.

 

Comandini

Gli inizi da calciatore – Gianni Comandini nacque a Cesena il 18 Maggio 1977, e nella sua città inizia a muovere i primi passi da calciatore, compiendo tutta la gavetta nelle giovanili ed esordendo nella stagione 1995/96, mettendo subito in mostra la sua abilità di movimento: rivelò infatti, nello scorcio di partita che giocò, di essere un attaccante di movimento, abile anche a tornare, lasciando pensare ad un possibile ruolo da seconda punta. L’anno successivo venne prestato al Montevarchi per “farsi le ossa”, effettivamente giocando nel ruolo di supporto offensivo e segnando 3 gol in 28 partite. Convinti i proprietari cesenati del valore del suo cartellino, tornò poi in Romagna. Lì passò due anni da titolare, mettendo in luce il proprio talento da centravanti puro, guadagnandosi anche le prime chiamate con la Nazionale Under 21. In due anni, collezionò 20 reti in 62 presenze, portando i romagnoli alla promozione in Serie B e trascinandoli alla salvezza l’anno successivo.

under 21 italy team 1999-2000 photographer ; maurizio borsari comandini gianni

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La definitiva esplosione –  Si sa, nel calcio non conta solo il cuore, e i soldi, così come la possibilità di mettersi in mostra, sono fondamentali. La sua squadra di origine decise di monetizzare il cartellino del giovane Comandini, cedendolo ad un’altra squadra della categoria cadetta: il Vicenza, che per un anno lo lasciò in Romagna, ma poi decise di portarlo in Veneto. Lì la musica non cambiò: i gol furono ancora 20, ma questa volta in una sola stagione. In 34 partite, quindi, in quanto la B contava ancora 20 squadre, e i Lanerossi centrarono la promozione.

Gol non passati inosservati per il CT della Nazionale Under 21 Marco Tardelli, che decise di riportarlo al ruolo di seconda punta per supportare Nicola Ventola o Gionatha Spinesi, a seconda. Il primo gol arrivò già nella prima partita del girone contro l’Inghilterra, in una partita vinta 2-0 grazie alla rete di Comandini e ad un rigore di un certo Andrea Pirlo da Brescia. Quella competizione venne vinta dagli azzurri in finale contro la Repubblica Ceca, potrtando l’attaccante romagnolo a meritarsi la grande occasione, che gli verrà concessa dal Milan.

COMANDINI ESULTA PRIMO GOAL FOTO OMEGA/COLOMBO

La grande occasione – Il Milan, a periodi, solitamente decide di infoltire la rosa di giocatori italiani, tenendo fede, almeno in parte, alla linea societaria originale dei milanesi. Come non puntare, a ridosso del nuovo millennio, su un giovane centravanti che ha appena vinto l’Europeo? I rossoneri decisero di investire circa 30 miliardi di vecchie Lire, dando così a Comandini la sua grande occasione ed il numero 9.

L’inizio, in realtà, sembrò promettente. Ai preliminari di Champions League arrivò la rete del 3-1 contro la Dinamo Zagabria. In campionato l’avvio fu un po’ stentato, e le presenze furono solo 13, anche se tutti ricordano le due reti segnate nella prima parte del dery, vinto per 6-0 (in casa dell’Inter) l’11 Maggio del 2001. Comandini le ricorda così: “Quella partita ha rappresentato per me l’emozione calcistica più grande. Ancora oggi mi fermano per quella doppietta, è la cosa che la gente più ricorda di me“.

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Non fu facile, comunque, ritagliarsi spazio con Shevchenko, Bierhoff e Josè Mari, e il calo delle motivazioni nel giovane roagnolo non aiutò di certo. La sensazione fu che la pressione fosse troppo grande per un giocatore che dichiarò l’ambiente calcistico come “un ambiente emozionante, ma anche poco umano“, che lo faceva sentire poco a suo agio. Per il bene dell’attaccante, del Milan e del calcio italiano che vi aveva posto delle speranze, gli venne data una possibilità nuovamente in provincia. Fu l’Atalanta a concedergliela.

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Il ritorno in provincia e il declino – L’Atalanta, stuzzicata dall’idea di mettere sotto contratto un giocatore italiano che potesse garantire gol e futuro, presentò al Milan l’offerta shock di 30 Miliardi di Lire, rendendo quello di Comandini l’acquisto più oneroso della storia della società orobica. Il contratto quinquennale offerto al romagnolo lasciò intendere l’intenzione dei bergamaschi di puntare su di lui. Va segnalato, che il passaggio di Comandini a Bergamo sbloccò l’arrivo di Inzaghi al Milan.

L’inizio non fu dei migliori, e Comandini, che sembrò sempre più perdere motivazione e incapacità nel mostrare il proprio talento, sembrò essersi ritrovato solo dopo alcuni mesi, quando dopo una rete mostrò la maglietta con scritto “scusate il ritardo”. I ritardi, però, furono troppo frequenti. Tre anni da titolare a Bergamo, con solo 9 gol all’attivo. Coppe Italia comprese. Troppo poco per un giocatore che sembrava essere una grande promessa del calcio italiano.

Dopo 3 anni deludenti, a dargli delle altre opportunità furono il Genoa in A e la Ternana in B, ma i risultati furono troppo scarsi (rispettivamente 10 e 7 presenze e un gol con entrambe le compagini. Sembrò che il ragazzo si fosse perso all’interno del mondo del calcio, un mondo che non riuscì più a sentire suo.

comandini surf

Il precoce ritiro e la vita fuori dal calcio – Il calcio non era più il suo mondo, e la soluzione migliore e sicuramente meno ipocrita, dal punto di vista di Comandini, fu semplicemente di lasciarlo: “Mi ero stufato. Per una serie di motivi. Ero logoro di un ambiente che dà molto ma allo stesso tempo chiede molto. E dopo alcuni gravi infortuni le mie prestazioni ne risentivano. Francamente dopo aver giocato in A non me la sentivo di vivacchiare in B o in categorie inferiori, nonostante le offerte non mancassero. Così ho staccato definitivamente la spina“.

Cosa fece, però, Gianni? Rimase a casa a godersi i soldi guadagnati? Visse di rendita? No. Mise lo zaino in spalla e partì all’avventura, in ostelli e campeggi, con la tavola da surf quale miglior compagna di viaggio. L’ex giocatore racconta: “Grazie al calcio ho girato il mondo ma sempre in ambienti controllati, io avevo la curiosità di vedere cosa c’era fuori da questo ambiente. Compravo il biglietto per il volo, prendevo una guida e lo zaino e partivo, improvvisavo. Dormivo ovunque, anche negli ostelli o in spiaggia, ero quello che volevo. Sono stato in Brasile per sei mesi, Puerto Rico, Panama, un anno in Messico, in Australia, Fiji, Nuova Zelanda. Il surf è diventato il mio hobby, a differenza del calcio non ci sono regole, è uno sport che vuol dire libertà“.

comandini dj

Grazie a tutto ciò, Comandini si sentì finalmente essere sè stesso, e parve aver finalmente trovato la sua strada. Una via che ad oggi prosegue con il ritorno a casa, nella sua Cesena, in cui ha deciso di dedicarsi ad una delle sue prime passioni: la musica. Comandini fa infatti ora il DJ nel suo locale in Romagna, mostrando un altro suo talento. Con una differenza: le motivazioni non sembrano più mancargli.

 

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