Alessandro Faiolhe Amantino nasce a Belo Horizonte il 1° agosto 1980, venendo inizialmente soprannominato mansinho, il mansueto. Sarà Cerezo, ex fra le altre di Samp e Roma, a chiamarlo Mancini in onore di quel Roberto allenatore dell’avversario principale della sua Roma. Cresce nell’Atletico Mineiro dove, tra vari prestiti, rimane fino al gennaio del 2003. A questo punto la Roma lo acquista, girandolo subito in prestito in serie B al Venezia. Dai lagunari Mancini totalizza 13 presenze senza segnare un gol e a fine stagione, nonostante le critiche a lui mosse dall’allenatore dei veneti Bellotto che lo definiva lezioso, torna a Roma.
Nella capitale, prima sotto Capello e poi con Spalletti, diventa uno dei punti fermi dei giallorossi collezionando 222 presenze e 59 gol. Il più celebrato dai tifosi della Lupa è sicuramente il gol di tacco segnato contro la Lazio nel derby di ritorno; questa rete gli è valsa il soprannome di “Tacco di Dio”. Con la Maggica, Mancini conquista 2 coppe Italia e una Supercoppa Italiana.
Passa poi a Milano, sponda Inter, l’anno dell’arrivo di Mourinho, perdendo così la possibilità di essere allenato dall’ispiratore del suo soprannome Roberto Mancini. Con l’Inter vince un campionato ma è sfortunatissimo a livello personale in quanto nei sei mesi di prestito ai cugini del Milan, ai nerazzurri riesce l’impresa di conquistare il famoso Treble. Torna all’Inter per i sei mesi successivi e quindi viene ceduto a titolo definitivo all’Atletico Mineiro, tornando dove tutto era iniziato.
Con il Galo mette insieme 51 presenze e 8 gol in un anno e mezzo, per poi essere mandato in prestito al Bahia in cui riesce ad andare in rete una volta in 16 partite. Dopo un passaggio rapido nella serie D brasiliana al Villa Nova (10 presenze e 8 reti), Mancini ha giocato in serie B nell’America di Belo Horizonte insieme ad un’altra vecchia conoscenza del calcio italiano, il brasiliano Pinga, prima di tornare al Villa Nova dove milita attualmente.