La favola del t(h)inkerman: come si porta una squadra da salvezza al trionfo in Premier League

Pochi giorni fa il mondo ha assistito a uno storico happy ending. Il miracolo del terzo millennio. Una favola meravigliosa che ha accompagnato tifosi di qualsiasi squadra ed età per nove lunghi mesi. Oggi vogliamo raccontarvi questa favola che, come tutte, inizia con…

C’era una volta una piccola squadra, neopromossa, tornata in Premier League dopo dieci lunghi anni. Anni bui, in cui si era conosciuta anche la terza lega inglese. Anni in cui Andy King, il numero 10 che nella sua carriera ha vestito solo questa maglia, non ha comunque mai abbandonato la nave. Sarà che lo stadio porta anche il suo cognome…

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Andy King, una vita nel Leicester, dalle serie inferiori fino all’incredibile trionfo

Questa squadretta, l’anno scorso, a nove giornate dal termine si trovava in ultima posizione, a sette lunghezze dalla quota salvezza, a causa di una striscia impressionante di risultati negativi. Ad esempio, dalla quinta alla diciottesima giornata, il club inglese conquistò la bellezza di soli due punti. Dopo una salvezza conquistata per il rotto della cuffia, per dissidi interni le strade del Leicester e di Nigel Pearson si divisero. Difficile raccoglierne l’eredità, dopo un finale di campionato esplosivo. Dopotutto, l’ex difensore di Nottingham era anche l’uomo del record di punti conquistati in Championship, nella stagione della promozione. I nomi caldi erano due: Martin O’Neill, allenatore dell’Irlanda ed ex allenatore proprio delle Foxes, e Claudio Ranieri, il perdente per antonomasia. Proprio l’ultima esperienza sembrò quasi una sentenza: venne chiamato alla guida della nazionale ellenica per conquistare il pass all’Europeo che si svolgerà in Francia questa estate, ma i risultati furono disastrosi; per lui solo 1 punto in quattro partite, con la goccia che fece traboccare il vaso rappresentata dalla sconfitta casalinga per mano delle Fær Øer: roba da far impallidire persino Dario Argento. Tanto che Gary Lineker, ex calciatore e bandiera del Leicester dei primi anni ’80, all’annuncio del nuovo manager, reagì così sul proprio profilo Twitter.

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Il tweet di Lineker dopo l’ingaggio di Ranieri, col tempo si ricrederà…

Ecco, forse è il caso di raccontare un’altra favola.

C’era una volta un allenatore che, nonostante un paio di trofei, era additato come l’eterno secondo, il perdente per eccellenza. Nonostante ciò, lui continuava ad impegnarsi, perché con l’impegno e il duro lavoro i risultati prima o poi arrivano. Non smise nemmeno dopo la tragica esperienza con la Grecia, che poteva sancire il triste epilogo di un’ottima carriera, ma non del tutto soddisfacente. E continuò a credere in lui anche Vichai Srivaddhanaprabha, l’impronunciabile proprietario del club, uomo dai progetti ambiziosi ma comunque realista. Avrebbe voluto costruire, con gli anni, una squadra che potesse lottare per l’Europa, ma come primo anno chiese semplicemente la salvezza, preferibilmente tranquilla. Claudio Ranieri, infatti, alla prima conferenza si presentò  così:

“Sono qui per fare un punto in più rispetto alla passata stagione. Lotteremo. Sono entusiasta di questa avventura”.

Insomma, nemmeno lui si aspettava di vincere, in quel di Leicester, quello scudetto sfuggito più volte. Dall’inizio della gavetta tra Vigor Lamezia e Puteolana, di acqua sotto i ponti ne era passata. Fiorentina, Napoli, Valencia, Atletico MadridJuventus, Roma, Inter: insomma, mica male come curriculum. Nel 2003 si trovò anche al posto giusto al momento giusto: il miliardario russo Roman Abramovič acquistò il Chelsea, club che Ranieri allenava dal 2000, con l’intento esplicito di trasformare la società londinese in una potenza mondiale. Gli investimenti furono subito importanti ma i risultati raggiunti, seppur positivi, non bastarono: dopo aver conquistato una semifinale in Champions League e un secondo posto in campionato, venne sollevato dall’incarico e sostituito da Josè Mourinho, fresco vincitore proprio della coppa dalle grandi orecchie. Durante l’esperienza coi blues la stampa britannica gli affibbiò anche il nomignolo di “tinkerman“, a grandi linee “riparatore”. E in effetti, dopo due anni di inattività, Ranieri iniziò diverse esperienze “in corso” con ottimi risultati. Dall’incredibile salvezza col Parma al miracolo sfiorato nella capitale italica, proprio contro quel Mourinho che lo aveva sostituito a Londra e con cui aveva avuto degli screzi verbali ai tempi della Juventus. Di lui, infatti, il portoghese aveva detto: “ha 70 anni, è vecchio e ha vinto poco” (a quei tempi Ranieri non aveva nemmeno 60 anni).

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Ranieri e Mourinho, mai troppo amici. Il portoghese sostituisce l’italiano sulla panchina del Chelsea, poi saranno scintille in Italia. Dopo la sconfitta con il Leicester, Mourinho risolverà il contratto con i londinesi.

Ma si sa, il tempo è galantuomo.

Proprio nell’annata calcistica più difficile dello Special One, Ranieri vince il suo primo campionato. E quello stesso Mourinho rescinde il contratto con il club proprio dopo la sconfitta subita contro il Leicester. Una sceneggiatura incredibile, che nemmeno la mano più talentuosa, fantasiosa e sognatrice avrebbe mai potuto concepire. Il bello del calcio, e soprattutto delle favole, è proprio questo: nonostante le mille peripezie, alla fine ci sarà il lieto fine, basta solo saper aspettare e continuare a lavorare col massimo impegno. Tanto per restare in tema, il Leicester a inizio campionato era visto come la Cenerentola della Premier, tanto che i bookmakers davano le Foxes vincenti per 5000 a 1. Era più probabile, secondo le quote, che Elvis fosse ancora vivo, che sbarcassero gli extraterrestri a Piccadilly o che Papa Francesco esordisse nei Rangers di Glasgow. Beh, prepariamoci a comprare Bergoglio al fantacalcio, l’anno prossimo.

Dilly ding dilly dong. Adesso potete svegliarvi, non è più un sogno. È semplicemente una favola.

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L’esultanza di Ranieri durante un match di Premier League: la sua sarà un’impresa straordinaria.

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