Se il punto di forza dei successi della Spagna degli ultimi anni è nel centrocampo, con gente del calibro di Xavi, Iniesta, Xabi Alonso, Fabregas e Busquets, dietro questi fenomeni c’è un ragazzo classe ’94 che, stando alle promesse, ne percorrerà di strada.
Saul nasce ad Elche nel 1994 muovendo i suoi primi passi con la camiseta blanca delle giovanili del Real Madrid, dal quale ben presto deciderà però di andar via: “Venivo spesso derubato delle scarpe – ha raccontato in un’intervista a ‘El Mundo’ – e del cibo e, inoltre, sono stato anche accusato e punito per delle cose che in realtà non avevo mai commesso. Mi ricordo che mandarono una lettera all’allenatore dicendo che ciò che c’era scritto era opera mia, ma io non avevo mai fatto una cosa del genere. Nonostante le mie parole, non mi credettero e fui costretto a non frequentare il centro d’allenamento per due settimane. Ero solo un ragazzino e non potevo convivere con questi problemi”.
A 13 anni il piccolo Saul decide di cambiare aria, trasferendosi all‘Atletico Madrid e studiando da vicino gente come El Kun Aguero. Dal 2010/11 viene aggregato alla squadra B dei colchoneros, distinguendosi come uno dei ragazzi di maggior talento e realizzando in 3 stagioni 8 reti in 70 presenze. Il debutto in prima squadra non tarda ad arrivare, è la stagione 2011/12, quando il 17enne Saul entra a 6′ dalla fine della gara di Europa League contro il Besiktas, collezionando altre 11 presenze nella stagione successiva.
Simeone ripone grande fiducia nel ragazzo, tuttavia decide di mandarlo in prestito, ritenendo fondamentale mettergli nelle gambe diverso minutaggio nel calcio professionistico, così nel 2014 si presenta il Rayo Vallecano, intenzionato a puntare forte su di lui. Qui Saul diventa una pedina fondamentale, timbrando 37 presenze stagionali e trovando anche i primi due gol della sua carriera da professionista, guadagnandosi alla grande il ritorno alla casa madre.
E’ il 2014/15 e Saul, maturato dall’esperienza in prestito, si presenta con un ottimo rinforzo per la squadra divenuta nel frattempo campione di Spagna, Simeone lo osserva da vicino e decide che è pronto, facendone un jolly fondamentale per il suo Atletico. 24 presenze e 2 reti rendono l’idea della stima che il Cholo riservi per Saul, ma non abbastanza: la capacità di occupare qualsiasi ruolo del centrocampo o addirittura a ridosso delle punte, la tecnica di base, il “calcio” pulito, sono tutte caratteristiche rare da trovare in un giovane di appena 21 anni, caratteristiche care a qualunque allenatore, specie uno come il Cholo che fa dell’aggressività, della dedizione alla causa e della corsa i suoi credo fondamentali.
Mediano, regista, mezz’ala, ala, trequartista, addirittura difensore centrale (in una gara contro l’Eibar), quasi impossibile stabilire senza averlo mai visto giocare quale sia il ruolo di Saul, ma la capacità che colpisce non è tanto quella di occupare diversi ruoli, quanto quella di farlo allo stesso modo senza mai calare nella prestazione. Simeone è stato fondamentale nel plasmarlo, trasformando la sua duttilità in un punto di forza e non in una debolezza, basti pensare a quanti giocatori senza un vero ruolo definito si siano poi persi nell’anonimato disputando una carriera al di sotto delle potenzialità. Saul è l’essenza pura del cholismo, e ciò non è passato inosservato in giro per l’Europa, con la Juventus che lo aveva messo nel mirino giù due stagioni fa, per poi arrendersi difronte alla resistenza dell’Atletico che gli ha prolungato il contratto con una clausola di 45 milioni per lasciarlo andare via.
Saul ha già giocato in tutte le selezioni giovanili della Spagna, senza debuttare ancora con la nazionale maggiore, ma difficilmente Del Bosque lo lascerà a casa in vista della Francia, anzi alcune telecamere hanno ripreso il Ct interessato proprio sugli spalti del Calderòn in occasione della gara contro il Bayern, avrà preso appunti?