Spendere non equivale a vincere la Champions

Come si vince la Champions? E’ questa la domanda che molti tifosi della Juventus si stanno ponendo dopo l’eliminazione per mano dell’Ajax dei giovani. Con i campioni, dirà qualcuno, cosa abbastanza scontata. La verità è che non esiste una ricetta valida e che funzioni per tutti, troppi sono i fattori e le variabili che possono influire su una competizione ad eliminazione diretta: un’infortunio, un cartellino, un errore tecnico, un palo, un errore arbitrale (ipotesi ad ora tamponata finalmente con l’introduzione del Var). Ecco che quindi in uno scenario tanto complesso l’avere dalla tua fior fior di campioni può aumentare senza dubbio le chances di vittoria, non garantirtela. Real Madrid, Psg, Manchester City, la storia recente di questa competizione insegna però che non basta portarti quanti più campioni in rosa, ma che a volte in finale e semifinale ci vanno anche i Porto, Borussia Dortmund, gli Atletico Madrid, perfino l’Ajax dei giovani, non propriamente squadre spendaccione di natura.

Da squadra rivelazione nella finale del 2015 a favorita numero uno, così è stata etichettata la Juventus da tutti i media italiani possibili dopo l’approdo in Italia di Cristiano Ronaldo, uno capace di vincere 5 coppe, di cui 4 in 5 anni, che pure era dovuto passare da cocenti delusioni, vedasi i primi anni a Madrid dal 2010 al 2014 senza l’ombra di una finale raggiunta. “Con CR7 la Champions è un dovere” diceva più di qualcuno, affermazione insensata perchè nessun giocatore al mondo potrà mai darti la garanzia di vittoria proprio in virtù della tanto decantata episodicità della Champions. Un obbligo alla vittoria che pian piano si è insediato tra ambiente e tifosi e che ha finito per mettere ancor più pressione addosso ad una squadra che, già di per sè, non ha mai avuto un gran rapporto con la coppa dalle grandi orecchie. Ecco che quindi non arrivare nemmeno in semifinale, nell’anno dell’approdo del “Re”, per di più uscendo contro una banda di ragazzini, ha fatto tanto clamore dalle parti di Torino e non solo, confermando ancora una volta il semplice teorema “spendere non equivale a vincere”.

In estate gli arrivi, oltre che del portoghese, di Cancelo, Bonucci atto II, Spinazzola, Emre Can e del secondo portiere Perin erano incentrati ad una maggiore qualità dal punto di vista prettamente tecnico, specie per foraggiare la bocca da fuoco col numero 7 sulla schiena. Ed, in effetti, le prime uscite stagionali bianconere sono sembrate all’insegna della qualità, nonostante qualche gol di troppo subito ad inizio campionato come da tradizione degli ultimi anni. Il gioco e la vivacità dei bianconeri è andata però man mano affievolendosi nel prosieguo della competizione, toccando uno dei punti più bassi negli ottavi in Spagna contro l’Atletico, completamente ribaltato al ritorno con una prova di forza mostruosa. Una prova più di nervi, perchè la garra spesso porta a darti quel qualcosa in più che fisicamente non hai.

Ed infatti la prima Juventus europea di Cristiano Ronaldo è sembrata una squadra a due facce, completamente imprevedibile, capace di vincere in maniera incredibile ma anche di perdere in maniera sorprendente. La scarsa brillantezza e la prevedibilità una costante delle ultime uscite europee bianconere, una colpa da imputare ad Allegri ed al suo staff secondo alcuni, ma anche alle caratteristiche dei calciatori in rosa aggiungerei. I bianconeri hanno infatti sofferto spesso le squadre capaci di pressare alto ed in maniera forsennata, vedasi Atalanta in Coppa Italia, Genoa in campionato, ma anche lo stesso Atletico al Wanda Metropolitano e l’Ajax nelle due sfide dei quarti di finale. Un’incapacità di rispondere al pressing avversario dovuta ad un centrocampo monocorde, con giocatori più di posizione che di dinamismo, una delle caratteristiche fondamentali nei terzetti di centrocampo delle big d’Europa. La mediana bianconera è sembrata spesso invece un reparto incapace di reggere determinati ritmi, caratterizzato dallo splendido tatticismo di Sami Khedira, uno bravissimo ad inserirsi e sporcare le linee di passaggio avversarie, ma che non ha nel pressing e nello scatto le sue qualità migliori. Al suo fianco in cabina di regia Pjanic, troppo lento per fare la mezzala, abile anch’egli negli intercetti tra un giocatore ed un altro, anch’egli in difficoltà quando i ritmi salgono vertiginosamente come spesso accade in Europa. E poi Bentancur, tanto bravo in alcune gare quanto pasticcione in altre, anche in questo caso giocatore che difetta in progressione e fisicità. Restano Matuidi ed Emre Can a completare il reparto, gli unici due ad avere pressing ed esuberanza fisica nelle proprie corde, con il francese tanto bravo a recuperare palla ma altrettanto incapace di gestirla tecnicamente, ed il tedesco che sembra l’unico quando in giornata capace di reggere determinati ritmi. Con l’Ajax i bianconeri la gara l’hanno persa specie in mezzo al campo, a Cardiff nel 2017 anche, forse solo una semplice coincidenza non sarà…

A qualche occhio più attento qualche tassello mancante in linea mediana era apparso subito evidente in sede di mercato, ma l’arrivo di Ronaldo aveva abbagliato a tal punto da far passare in secondo piano l’importanza di un reparto fondamentale nel calcio, quello in grado di dare equilibrio a tutta la squadra. E se per qualcuno si trattava di pura mancanza numerica dopo l’addio di Marchisio, è perso evidente come in realtà si trattasse di una carenza “strutturale” in determinati tipi di sfide. A livello europeo raramente ti aspettano, ma ti aggrediscono, ed ecco come si possa andare in difficoltà anche con l’Ajax di turno, squadra tecnica e capace di far girare la palla a velocità impressionante, capace di vincere al Bernabeu non a caso.

La chiave della vittoria rinforzare il centrocampo? Assolutamente no, ma affrontare determinate sfide con giocatori predisposti a determinati ritmi può dare una mano, esattamente come avere Cristiano Ronaldo in rosa, il resto lo fanno gli episodi, perchè spendere più di tutti non ti da la certezza della vittoria.

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