Football Stories: Thierry Henry, l’invincibile tra gli Invicibles

Elegante e micidiale come pochi, Henry ha partecipato a quasi tutti i campionati maggiori: Francia, Italia, Inghilterra e Spagna, per poi terminare la carriera oltreoceano. Il numero 14 si fa presto notare in terra natia, approdando al calcio professionistico con la casacca dei monegaschi: per lui 105 presenze e 20 reti al Louis II. Ha dell’incredibile la sua esperienza italiana: giunto in punta di piedi nel gennaio del ’99 per sostituire l’infortunato Del Piero, il francese approda a Torino per una cifra attorno agli 11,5 milioni di euro, forte di un contratto di 4 anni e mezzo. Nonostante la difficile stagione bianconera, Henry si ritaglia i suoi spazi, conditi da ottime prestazioni come la doppietta all’Olimpico contro la Lazio. Il bilancio finale sarà di 16 partite e 3 reti. Nonostante la conferma per l’anno successivo, e avendo anche disputato una partita in Intertoto contro il Ceahlăul, il transalpino viene ceduto all’Arsenal per dieci milioni di sterline: sarà uno dei rimpianti più grandi della Vecchia Signora.

Thierry Henry of Juventus
Henry con la maglia della Juventus, nella sua breve esperienza italiana

L’approdo a Londra segna la svolta nella carriera di Henry: anche grazie ai suoi 174 gol in 254 presenze, il mondo conobbe la squadra degli invincibili. I gunners nella prima metà del decennio scorso frantumarono record su record: grazie anche ai vari Ljungberg, Pires, Bergkamp, Vieira, l’Arsenal conquistò due Premier League, tre FA Cup e due Community Shield. Inoltre i londinesi fecero registrare una striscia d’imbattibilità in campionato di ben 49 partite, tra il maggio 2003 e l’ottobre 2004: il campionato venne ovviamente vinto senza sconfitte, unica squadra capace di tale impresa in tempi moderni (l’unico altro club capace di ciò fu il Preston North End nel campionato 1888-1889, in cui si disputarono però soltanto 22 partite).

Dagli invincibili agli dei il passo è breve: nel 2007 viene acquistato dal Barcellona per circa 24 milioni di euro. Con Messi ed Eto’o rappresenterà un trio d’attacco da sogno, tra i più prolifici nella storia della Liga. Il gioco dei blaugrana di quegli anni è stato innovativo e rivoluzionario: possesso palla e passaggi continui, funzionali sia al bel gioco sia al risultato. Il tiki taka di Pep Guardiola segnò un’epoca, portando il Barcellona sul tetto d’Europa e del mondo per ben due volte in tre anni. Con la Champions League vinta nel 2009 Henry conquistò l’ultimo grande trofeo mancante della sua bacheca personale: erano già presenti infatti un mondiale e un europeo con la nazionale francese, due scarpe d’oro e diversi campionati nazionali. I risultati sempre meno incisivi e l’esplosione di Pedro comportarono in seguito un minor minutaggio da parte di mister Guardiola e, nel 2010, Henry si avviò sul cammino del declino calcistico, allontanandosi dai palcoscenici più prestigiosi.

0 barcelona bayern henry eto'o salute
Curiosa esultanza con Eto’o, nella stagione 2008/2009

Nel luglio 2010 sbarca negli USA, nei New York Red Bulls: 51 reti in 122 presenze, inframezzate da una parentesi londinese, un ritorno all’Arsenal non troppo fortunato, in cui Titì ha giocato soltanto 7 partite, trovando tuttavia la via del gol due volte.

Con la nazionale francese 51 reti in 123 presenze. All’età di 37 anni, il 16 dicembre del 2014, ha detto basta. Certi giocatori, però, lasciano un segno indelebile nel cuore dei tifosi. E certi segni sono anche più visibili: nel museo dell’Emirates Stadium i tributi a Thierry Henry non mancano e all’entrata dello stadio campeggia una statua di Henry con indosso la maglia dei gunners, con l’immancabile numero 14 sulle spalle.

1280px-Thierry_Henry_Statue_4

Grazie di tutto, Titì, da parte di ogni amante del calcio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *