Berardi si racconta: “Giocavo a calcio a 5 a Modena con mio fratello, mi sono ritrovato titolare nel Sassuolo nel derby”

Da ormai oltre 10 anni è la stella indiscussa del Sassuolo, del quale ha fatto la storia, portandolo prima, da giovane talento, alla promozione in Serie A, e poi consolidandone la posizione nel calcio italiano, fino al debutto in Europa. E’ Domenico Berardi, da anni ormai uno dei miglior calciatori italiani in termini di gol e assist, tanto da superare la soglia dei 100 gol in Serie A e fregiarsi del titolo di campione d’Europa con la Nazionale ad Euro 2020.

Ciò che non tutti sanno è che Mimmo, calabrese di nascita, emiliano ormai d’adozione, ha iniziato il proprio percorso quasi per caso, venendo selezionato dopo un torneo di calcetto giocato con suo fratello ed alcuni amici. Da lì la scalata, passando per il settore giovanile del Sassuolo e il debutto in prima squadra, per poi scriverne la storia e diventare uno dei migliori attaccanti del panorama italiano ormai da anni.

A raccontare il proprio percorso è direttamente il capitano del Sassuolo:

“A Modena giocavo tornei a 5 con mio fratello e i suoi amici. Un giorno venne al campo Pasquale Di Lillo, collaboratore del Sassuolo, che rimase colpito dal mio gioco. Mi segnalò a Luciano Carlino, vice della squadra Allievi, che nel giro di tre giorni mi contattò per un provino. Andai e feci bene, ricordo ancora il povero Gianni Soli, responsabile del settore giovanile che mi disse: “Tu rimani qui, avvertiamo noi i tuoi genitori”. E infatti non tornai a casa lasciando anche la scuola. Il primo anno non giocai per problemi di tesseramento, poi ho fatto Allievi e Primavera con una panchina in prima squadra nei playoff per salire in A a Genova contro la Samp.

Nell’estate 2012 venni aggregato come Primavera nel ritiro della prima squadra. Tra me e l’allenatore ci fu subito un bel feeling. Mi fece esordire in coppa Italia contro l’Avellino e prima di scendere in campo firmai il mio primo contratto da professionista.

Ma l’episodio che mi ha segnato accadde poche ore prima della prima partita di campionato: giocavamo a Cesena, un derby sentito, su un campo caldo e davanti ad un grande pubblico. Di Francesco mi avvicinò prima di dare la formazione dicendomi: “Se ti faccio giocare titolare ti tremeranno le gambe?”. Io risposi di getto: “Tranquillo mister, giocherò senza problemi come se fossi al campetto con gli amici”. Vincemmo 3-0 e da quel successo iniziò la striscia positiva che ci avrebbe portato in serie A”.

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