Football Stories: Mario Kempes, il Matador argentino che portò in trionfo l’ Albiceleste

1978. I Beatles dopo aver creato autentici capolavori e aver rivoluzionato la musica, decidono di dar fine alla loro produzione. A Philadelphia nasce il 23 agosto Kobe Bryant, il quale non ha bisogno di altre presentazioni. Il 25 giugno a Buenos Aires, Mario Kempes mette il calcio argentino sulla mappa del calcio mondiale. Fortuna o no, il colpo di testa di Rensenbrink al 91esimo minuto finì dritto sul palo e gli argentini vinsero ai supplementari. Ma chi cambiò veramente la gara?

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Alto, veloce e con i capelli lunghi, ricci e neri fino alle spalle. Nato nella provincia di Cordoba a circa 450km dalla capitale argentina. Anche se nato nel 1954 in Argentina il calcio è già vissuto come arte, spirito e orgoglio. Il dribbling è poesia, il gol è liberazione, un grido di gioia e rabbia e in alcuni casi di forte dolore. I bambini guardano il cielo nei campetti argentini, cercando chissà quale Dio che gli faccia calpestare i campi più importanti del mondo. Si soffre nell’Argentina degli anni ’60, nonostante la povertà sia in forte declino. Si prega si gioca e si va a scuola ma solo se la famiglia se lo può permettere, questa è la realtà dei bambini di allora. Molti sono gli immigrati europei, soprattutto italiani che hanno attraversato l’ Atlantico in cerca di fortuna, soldi e felicità. Dal padre carpentiere ha preso la voglia di giocare a calcio e la gioia di fare gol e nel giardino della famiglia Kempes, ogni giorno ci sono vasi rotti e le mura diventano pian piano sempre più scure, perchè il piccolo Mario ci calcia tre, quattro ore al giorno. Arrivata la tanto temuta adolescenza, Mario esordisce nella squadra locale, il Talleres de Belle Ville e subito riesce a vincere il campionato della provincia di Cordoba. Nel marzo 1972, Roberto Petraglia, presidente del Club Instituto Cordoba chiede informazioni su Kempes al suo amico Edoardo Tossolini, falegname e proprietario del Talleres Belle Ville, squadra in cui gioca appunto il giovane Kempes. I due dopo un breve discorso arrivano ad una semplice soluzione che soddisfa entrambe le parti: se Marito non segna entro un quarto d’ ora il falegname venderà Kempes al Club Instituto Cordoba, senza incassare alcuna cifra. Kempes che già da adolescente dimostra di non essere un centravanti ma una purissima ala mancina, viene schierato da punta e al settimo minuto insacca il primo gol. La partita o provino chiamatela come volete termina con un 4-0, tutti i gol segnati proprio da Mario.

Così Kempes passa al CIC, per 3 milioni di pesos, soldi che il Talleres investe nell’impianto di illuminazione e il manto erboso. Il 5 ottobre 1973 debutta in campionato e pochi giorni dopo segna al River. Gli 11 gol in 13 incontri, gli valgono un contratto col Rosario Central. A Rosario le cose vanno subito per il meglio e in breve tempo si adatta alla perfezione alle caratteristiche della squadra. Corre, dribbla e segna e anche tanto. A fine torneo risulta capocannoniere con 25 reti che gli valgono la convocazione al Mondiale tedesco e l’appellativo di El Matador. In Germania, l’Argentina passa come seconda nel girone, dietro la Polonia di Lato e Szarmach ma davanti all’Italia nonostante i medesimi punti. Nella seconda fase a gruppi, l’Argentina pesca un girone di ferro con Germania Est, Brasile ma soprattutto Olanda, scatenatissima con i due Johan, protagonisti di un calcio tanto bello quanto rivoluzionario. L’ esordio è appunto con gli Oranje che spazzano via i sudamericani con un maestoso 4 a 0. Kempes e compagni tornano a Buenos Aires con le ossa rotte e i fischi della gente che voleva vedere uno spettacolo ben più degno di quello visto. Ripresi i campionati e le coppe, Kempes continua a segnare a grappoli e non importa in che posizione giochi, punta, seconda punta o ala, prima o poi (più prima che poi) la butta dentro.

01-KempesIl triennio a Rosario lo consacrano come miglior marcatore del club. Triennio, perchè nel 1976 Kempes passa al Valencia per circa 500.000 pesos. Per il Valencia le cose non vanno bene e termina solo al settimo posto in campionato dopo aver cambiato ben quattro allenatori. Kempes nonostante le difficoltà riesce a segnare 24 reti in 34 gare, risultando uno dei pochi a “salvarsi” insieme a Johnny Rep. L’anno seguente segna quattro reti in più nello stesso numero di gare, rispetto alla stagione precedente.

Ed arriviamo finalmente a giugno 1978. In Argentina si freme, si prega e si carica la squadra. Non è la miglior Argentina di sempre, vi sono gli ottimi Bertoni e Passarella ma Menotti decide di rinunciare ad un giovane ragazzo mingherlino di nome Diego, di cui si sente parlare un gran bene. I padroni di casa capitano nel girone con Italia, Francia e Ungheria non proprio una passeggiata. L’Argentina questa volta arriva seconda, dietro gli azzurri e davanti ai francesi. Nel secondo raggruppamento vi sono di nuovo Brasile, poi Polonia e e i vicini peruviani. Kempes con due doppiette contro Polonia e Perù trascina l’Albiceleste alla finale del Monumental contro l’Olanda, orfana di Crujiff, assente per motivi ancora da chiarire, chi dice per motivi politici chi invece afferma che lui stesso avesse paura per la sua sicurezza. Menotti e il popolo argentino sanno che là davanti quel capellone può cambiare la sorte della loro nazione. Al 38esimo minuto, Kempes riceve palla in area, supera il difensore e in scivolata anticipa Jongbloed in uscita disperata. Mario corre a braccia alzate e con lui, tutta l’Argentina che urla, piange, si spinge e prega, prega ancora. La partita scorre incerta e ricca di contropiedi e in diversi casi il numero uno Fillol si supera. Ma a pochi minuti dalla fine, Fillol non può nulla sulla zuccata meravigliosa del giocatore del Roda, Dick Nanninga, tristemente scomparso nel luglio 2015 dopo che il diabete aveva costretto i medici ad amputargli entrambe le gambe. Nanninga rimane comunque l’unico calciatore ad aver segnato su azione un gol per l’Olanda in una finale mondiale, dato che Neeskens aveva segnato su rigore il momentaneo vantaggio sulla Germania, quattro anni prima. Nei minuti di recupero, Rensenbrink colpisce il palo su un altro colpo di testa. In quel preciso istante, l’Argentina vince il suo primo Mondiale. Nel finale di primo tempo supplementare Kempes si beve due difensori arancioni e grazie ad un rimpallo fortunoso, la palla gli rimane lì e porta avanti il suo popolo che si trova nuovamente ma momentaneamente sul tetto del mondo. La rete di Bertoni nel secondo tempo chiude i conti della gara e del Mondiale. Argentina campione del mondo.Mario-Kempes-superheroe-Mundial_CLAIMA20141007_0251_27

Kempes torna in Spagna e non contento del titolo di capocannoniere al Mondiale, segna 12 reti più altre 3 in Coppa Uefa, cammino terminato però agli ottavi per gli spagnoli. Nel 1980 il Valencia arriva alla finale di Coppa delle Coppe sfidando a Bruxelles, l’Arsenal di Terry Neill. La partita è povera di occasioni e così si arriva ai rigori. Esordisce Kempes che nonostante il titolo di capocannoniere con nove reti, sbaglia dal dischetto ma gli inglesi ne sbagliano due e consacrano il Valencia campione.

Nel 1981 termina l’ esperienza spagnola di Kempes che torna in Argentina per giocare col River Plate. Il Monumental riabbraccia il suo idolo ma Kempes rimane a Buenos Aires un solo anno prima di tornare a Valencia in cui vi resta per due anni, fino al 1984 realizzando 21 reti nel doppio delle gare. Nel 1982 gioca al Mondiale spagnolo la sua ultima gara in nazionale, nella sconfitta per 3-1 contro il Brasile. Forse come Best, come lo sarà Van Basten e troppi altri, già a 30 anni, Kempes si spegne pian piano e dopo il biennio a Valencia gioca per due anni nella vicina Alicante, per poi giocare in Austria, Cile e pure qualche partita in Indonesia, ritirandosi dal calcio giocato a 42 anni. Intraprende poi una breve carriera da allenatore in Spagna, Albania, Sudamerica e in Italia, col Casarano. Oggi è commentatore televisivo.

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