Football Stories: Paolo Di Canio, il laziale molto british

“Pallocca ma quanta Coca Cola bevi? Vuoi essere un giocatore professionista ma i calciatori di Serie A non bevono queste schifezze.” Già, Pallocca. Siamo a Quarticciolo un quartiere romano, dove si parla romano ma soprattutto si tifa Roma. Pallocca è il soprannome di un ragazzino che parla romano ma non tifa Roma. Il sogno di Pallocca è quello di giocare allo Stadio Olimpico con la sua squadra del cuore ma il Coca Cola è più forte del sogno e lo annega con le sue bollicine. Piccolo dettaglio: Pallocca ha deciso di tifare Lazio. Forse è il primo di questo quartiere che non sente nel cuore i colori giallo e rosso.

Ma chi è questo Pallocca? Si chiama Paolo di nome e Di Canio di cognome. Nato appunto a Quarticciolo il 9 luglio 1968 in un estate calda e piena di rabbia in cui le insorgenze giovanili se ne contano a migliaia. Abita in uno di quei palazzoni alti appartenenti nè ai ricchi nè ai poveri ma in casa lo si vede solo ed esclusivamente per i pasti e per dormire perchè il piccolo Paolo passa il tempo ai giardini col suo migliore amico chiamato “pallone” e gli altri suoi amici. Il pallone lo prende a calci ma a differenza degli altri, lo calcia bene e spesso lontano perchè le porte non hanno reti. La mamma Pierina è l’ unica donna in casa dato che i 4 figli sono tutti maschi di cui, tre romanisti e la pecora nera. Paolo sembra, anzi è la pecora nera del quartiere: tutti, compresi i genitori tifano Roma ma lui fin dall’ adoloscenza segue sia in casa sia in trasferta i bianco celesti. Il nome di Di Canio si fa sentire in giro dato che compare nel Corriere Laziale, quotidiano di zona. Sul giornale viene scrittto che questo sarebbe un buon acquisto per i bianco celesti perchè si ritroverebbero in casa un ottimo giocatore dale grandi potenziali che inoltre è pure laziale, quindi darebbe il sangue per la maglia. Viene così ingaggiato dalla Lazio e cresce nelle giovanili. Quando può, segue la squadra con gli “Irriducibili” noto gruppo ultras laziale.

Nel 1986 viene mandato a farsi le ossa in Serie C2 a Terni in cui allena Mario Facco il quale ha passato ben 6 anni in riva al Tevere sponda bianco celeste. Nella Ternana, si forma un bel triangolo col cuore biancoceleste, perchè oltre a Di Canio e Facco, vi è anche Vincenzo D’ Amico nato a Latina e anch’ egli passato nel 1986 alla Ternana dopo 5 anni di Lazio. Le 27 presenze di Di Canio con gli umbri lo fanno maturare decisamente molto e se ne parla un gran bene di lui. Anche se i gol sono pochi (2) le prestazioni sono belle, intense ed esaltanti ma la coppia Di Canio-D’ Amico, non riesce a far tornare la Ternana in Serie C1. A Paolo poco importa perchè sta vivendo un sogno. Si, quel famoso sogno che spesso annegava sotto le bollicine del Coca Cola. Adesso Di Canio sta per tornare alla Lazio il quale verrà aggregato in prima squadra. Da Terni torna con due cose importanti: la grinta ed Elisabetta, sua futura moglie. Il sogno però deve ancora aspettare perchè un grave infortunio al ginocchio lo costringe a restare fuori tutta la stagione. La Lazio intanto conquista la tanto attessa promozione in Serie A e da lì in poi non tornerà più nella serie cadetta. Ritrovata la forma e con la voglia di spaccare il mondo, Di Canio debutta il 9 ottobre 1988. Segna però un gol che ne vale 100. Il 15 gennaio 1989 segna nel derby capitolino il gol decisivo che consegna la vittoria alle aquile, con un destro potente da dentro l’ area di rigore. Di Canio segna, corre, scavalca i cartelloni pubblicitari ed indica la curva biancoceleste, urlando di gioia. Il sogno non può però terminare qui, bisogna avere pazienza. La stagione successiva Di Canio migliora (ovviamente) il suo bottino personale e raggiunge quota 3 reti in 24 presenze. Di Canio sà però che la società è in una situazione economica non brillante e per far cassa viene ceduto il giovane più promettente, sì proprio lui.

dicanioContro la volontà del ragazzo, la Lazio trova un accordo con la Juventus e Di Canio passa ai bianconeri per 8 miliardi di lire. A Torino con Maifredi prima e con Trapattoni poi, non vive i suoi anni migliori anni calcistici e spesso il Trap lo fa sedere in panchina. Nella Juve ha però un grande maestro che gli insegnerà qualche piccolo trucchetto, una divinità per gli amanti del calcio che porta il nome di Roberto Baggio. Il gioco di Trapattoni non premia però le caratteristiche e gli sforzi del romano, il quale dopo aver 3 stagioni chiede di esser ceduto in prestito.

 

 

 

$T2eC16hHJGsFFMZY4ntGBSY+gWdTQQ--60_35Dopo aver vinto la Coppa Uefa nel 1993 passa in prestito al Napoli allenato da Marcello Lippi. Disputa a Napoli una buona stagione collezionando 26 presenze e 5 reti di cui una al Milan di Baresi e Maldini e una all’ Olimpico contro la Roma. In squadra assieme a Buso, Eugenio Corini, Ferrara e Cannavaro il Napoli arriva sesto migliorando il piazzamento della stagione precedente (11esimo posto).

 

 

tumblr_mc9t115mEv1rctpiwo1_1280Nell’anno del Mondiale a stelle e striscie, Di Canio passa a titolo definitivo al Milan perchè Capello ha tanto insistito con Berlusconi per portarlo a Milanello e Di Canio era stato messo fuori rosa dai bianconeri. Il suo carattere diretto e i suoi discorsi senza peli sulla lingua, avranno da ridire anche con Fabio Capello il quale in squadra allena mostri sacri come Boban, Savicevic, Donadoni e gli olandesi. Di Canio ha quindi poco spazio ma colleziona comunque 15 presenze e un solo gol. Vince quindi lo scudetto e sfiora la vittoria in Champions seppur non giocandola. In finale a Vienna l’ Ajax è troppo forte e un gol di Kluivert, condanna il Milan alla medaglia d’ argento. La stagione successiva segna la fine della sua esperienza italiana, salutando la Serie A senza aver mai raggiunto le reti in doppia cifra ma poco importa. Nell’ estate 1996 dopo l’ ennesimo litigio con Capello, si trasferisce a Glasgow e da qui inizia la leggenda in terra britannica.

2138446paolo-di-canio-celtic-football-player-is-booked-by-referee-hugh-dallas-1796130A Glasgow, Di Canio si trova subito a suo agio, è il calcio che fa per lui e l’ agonismo è presente in ogni momento e lui non si tira certamente indietro. Anzi, da buon centravanti rabbioso, astuto e sicuro di sè gioca le partite di calcio come se fossero battaglie. A far da cornice, i meravigliosi stadi coi loro bellissimi prati in primavera e scivolosi e ricchi di melma in inverno. Difficilmente Di Canio esce dal campo con la maglia pulita. Con la leggendaria squadra bianco verde, Di Canio fa vedere agli anglosassoni cose mai viste da quelle parti. I gol seppur quasi tutti dentro l’ area di rigore, sono delle perle a cui bosgna solo alzarsi e togliere il cappello. Il manager degli Hoops, Tommy Burns lo affianca insieme al portoghese Jorge Cadete (passato anche da Brescia) e i due formeranno una coppia gol incredibile. Si trovano a meraviglia ma tutto questo non basta per vincere il campionato. In Scozia da ormai moltissimi anni se il campionato non lo vince il Celtic, lo vince l’ altra squadra di Glasgow, i Rangers ed è infatti quello che accade nel 1997, quando un altra coppia tutta gol e fantasia come Gazza e Brian Ladrup conquistano con la maglia blu dei Rangers il 47esimo titolo nazionale per il club.

Sheff_1702396aLe ottime prestazioni e i tanti gol, gli valgono a Di Canio le attenzioni della vicina Inghilterra il cui campionato è sicuramente più bello e competitivo oltrechè seguito in tutto il mondo. Il modo di giocare in Inghilterra è più o meno simile a quello in Scozia, ovvero lanci lunghi dalla difesa e cross a raffica verso l’ area di rigore, ovviamente Di Canio c’è sempre. Al posto giusto nel momento giusto. A Sheffield vogliono l’ ex laziale il quale si dimostra interessato e accetta di giocare in Premiership. A Sheffield vi sono due club: lo United e il Wednesday quest’ ultimi più titolati dei Blades. Il Wednesday è anche un club ricco di tradizione e nobile decaduta, visto che negli anni ’20 e ’30 era un club che militava nelle zone nobili della classifica. Paolo firma proprio per loro e visto il buonissimo settimo posto conquistato la stagione prima, gli auspici non sono altro che positivi (per due punti il Chelsea gli ha soffiato un posto in Europa). Insieme a Di Canio vi sono altri due italiano: Benito Carbone e Sanetti. Le cose però non vanno per il verso giusto e il club concluderà la stagione al 16esimo posto. Di Canio risulta il miglior marcatore del club con 12 reti senza calciare alcun rigore. Nel settembre del ’98 viene squalificato per 11 giornate per aver spinto Paul Alcock, direttore di gara nel match tra lo Sheffield e l’ Arsenal.

00di_384x220_573732aLa società multa Paolo e lo mette quindi sul mercato. Al Wets Ham manca uno così quindi si fa avanti per lui, il quale saluta di fretta e furia e sbarca nell’ est di Londra. Ad Upton Park, sanno che è arrivato in squadra un guerriero, un centravanti con gli attributi, proprio come i loro tifosi che ne hanno passate di tutti i colori. Di Canio viene presentato insieme a Marc Vivien Foé proveniente dal Lens e tragicamente scomparso il 26 giugno 2003 allo Stadio Gerland di Lione per un improvviso arresto cardiaco. Nel gennaio del ’99 inizia la leggenda di Paolo Di Canio in veste claret and blue. Harry Redknapp lo stima e gli dà continuamente fiducia e Paolo trova spesso e volentieri la via del gol. Paolo si sente come i tifosi Hammers carichi di agonismo e sempre pronti a battagliare con chiunque. Da ricordare il fantastico gol in sforbiciata realizzato ad Upton Park nella primavera del 2000, nella gara contro il Wimbledon. Ancora oggi, Di Canio è amato da quelle parti. Nonostante il carattere esplosivo il 18 dicembre del 2000, Di Canio è protagonista di un episodio di fair play ancora oggi mai dimenticato. Siamo a Goodison Park partita tra Everton e West Ham, quando negli ultimi minuti di gioco sul risultato di perfetta parità vi è un lancio lungo verso l’ area di rigore dei Toffees. Il portiere Paul Gerrard esce ma dopo aver toccato la palla si dimena a terra dolorante. Un giocatore degli Hammers crossa verso il centro dell’ area dove c’è Di Canio a cui basta saltare e colpire di testa per segnare il gol della vittoria. Invece il romano blocca la palla con le mani e indica il portiere dell’ Everton che era ancora per terra. Inutile dire che questo gesto è stato accompagnato con cori e applausi tutti per Di Canio. Intanto un vecchio genio scozzese che allena a Manchester, lo vuole portare ad Old Trafford, ma il trasferimento non si conclude.

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Dopo un paio di disguidi col coach Glen Roeder, il romano si trasferisce a parametro zero al Charlton Athletic. L’annata è degli Addicks è da ricordare perchè raggiungono il settimo posto in Premier League.
1420532111DiCanioDi Canio, ormai 36enne ha però un ultimo sogno, quello di tornare alla Lazio e nel 2004 Lotito lo riporta in riva al Tevere. Segna 11 gol in 51 partite nell’arco di due anni, tra cui uno nel derby nel Gennaio del 2005, prima di chiudere la sua meravigliosa carriera nelle serie inferiori con la Cisco Roma.

 

Dal 2011 al 2013 diviene allentore passando da Swindon e Sunderland. Incredibile che un giocatore della sua forza sia fisica che caratteriale non abbia mai vestito la maglia della Nazionale maggiore. Tuttavia in Inghilterra è ancora amato da tantissime tifoserie ma il romano è e sarà sempre legato agli Hammers. Molto spesso si trova nei pressi di Upton Park per vedere il match con gli altri tifosi.

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