Il bellissimo racconto di Valentina Baggio, figlia del ‘divin codino’: “Amato da tutti, da piccola mi sarei messa le ginocchia in titanio per allungargli la carriera”

Roberto Baggio, il calciatore italiano per antonomasia, capace di unire le tifoserie indistintamente dai colori, il campione di tutti. Un fuoriclasse assoluto, capace di deliziare con i suoi numeri i tifosi di Fiorentina, Juve, Inter, Milan, Bologna, Brescia, soprattutto della Nazionale italiana, con la quale ha sempre avuto un rapporto speciale. A raccontare degli aneddoti sulla vita del campione, da un punto di vista molto più vicino, è stata la figlia Valentina, che in una bellissima intervista di qualche tempo fa ha parlato della carriera da calciatore del padre.


“Era il mondiale del 1994. Papà aveva chiamato mamma, dopo la prima con l’Irlanda: “Venite, ho bisogno di voi”. Siamo arrivati il giorno prima della Nigeria. E siamo andati subito in ritiro. Quando l’ho visto nella hall, gli sono corsa in braccio. Gli ho detto: “Papà penso di essermi innamorata di te”. E lì penso di averlo conquistato per sempre. Mamma ha detto che gli son venuti due occhioni così.
Il giorno dopo ha segnato quel rasoterra allo scadere e me l’ha dedicato. Cercava me in tribuna. Poi, finita la partita, ero in braccio a lui durante le interviste. E mi hanno chiesto: “Tu cosa ne pensi?”. “Che il mio papà è il più forte del mondo”, ho detto.
Lo abbiamo sempre seguito, tranne che a Brescia. Ricordo l’estate del 2000: papà si ammazzava di allenamenti col suo preparatore atletico anche quell’estate lì. Io andavo a guardarlo al campetto di Caldogno. Correvo un po’ con lui, era strano vederlo a casa. Ma era bello.
Con gli allenatori non ha litigato, ha subito delle ingiustizie. Bisogna avere il coraggio di parlare se si vogliono cambiare le cose. La gente lo amava, ma era colpa sua? No. La gelosia molto spesso offusca il pensiero delle persone.
Come nel 2002: ricordo perfettamente il momento in cui papà riceve la telefonata del cittì. Eravamo a Caldogno, in terrazza. E sai, la delusione nei suoi occhi non te la dimentichi. Oggi so che non era una questione di forma fisica. Ma è andata com’è andata.
Da quando ha smesso di giocare non è più domenica. E non so cosa darei per vederlo giocare ancora 90′, ma senza male alle ginocchia. Mi manca l’agitazione di vederlo correre verso la porta, che driblla, rallenta e poi… pem! Che gioia a ogni suo gol. Urlavamo come matti.
Dal ritiro non ha più giocato. Anche quando gioca con noi in giardino, al secondo palleggio molla. Ha tanto mal di schiena e paura di rifarsi male. Ecco, una delle cose che mi fa davvero soffrire è vederlo a 53 anni distrutto. “Papà operiamoci” gli dicevo da bambina. “Ti do le mie ginocchia, io le metto in titanio, non mi servono”. Lui mi diceva di smetterla.
Ma io gliele avrei date per davvero”.

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