Lippi e la permanenza di Vialli

12804828_1033468313375904_3457076549909274473_n“Quando arrivai in bianconero, Vialli mi disse che voleva parlarmi da solo. Fissammo alla sede della Toro Assicurazioni, dove c’era un lunghissimo tavolo. Io arrivai prima e dissi al cameriere di apparecchiare ai due capi estremi. Quando giunse Luca mi chiese sorpreso dove dovesse sedersi. Io gli indicai il polo opposto a quello dove ero io. Lui mi osservò sorpreso, ci saranno stati cinque metri di distanza. Anche un Viareggino burlone ha un cuore e allora presi la sedia e mi misi vicino a lui, che voleva chiedermi di lasciarlo tornare alla Samp. Gli dissi solo se era scemo. Come poteva pensare che io, appena arrivato, facessi andare via il più forte centravanti italiano? E non solo italiano. Gli dissi: ‘Sai invece come puoi aiutarmi? Comincia a metterti calzini e la cravatta come gli altri e non fare il fenomeno. Io devo creare un gruppo coeso e voglio che tu sia decisivo per farlo’. Luca mi guardò e mi diede il cinque. Di solito gli allenatori quando vogliono arrabbiarsi con i più vecchi o i più forti usano scagliarsi contro i più giovani. Io invece mi incavolavo proprio con i campioni. Ma Luca lo avvertivo prima, gli dicevo ‘guarda che oggi mi arrabbio con te’. Ogni tanto, in campo, lo strigliavo però troppo. E allora lui mi guardava, non visto dagli altri, e mi diceva ‘vabbè ma non esagerare…”

(Marcello Lippi)

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