Che fine ha fatto… Guillermo Ochoa?

Guardando i numeri, Memo Ochoa sicuramente non impressiona, dato che ovunque sia andato ha collezionato più gol subiti che presenze (tranne in Spagna). Ma le sue caratteristiche tecniche e soprattutto atletiche, fanno ricredere sul suo conto. Guillermo Ochoa, chiamato anche Memo, è un portiere messicano classe 1985 di appena 184cm. Prima della sua esplosione al mondiale brasiliano, ha giocato in patria nel super titolato Club Amèrica, per poi migrare, da svincolato in Corsica. Per chi (come me) lo seguiva già da quando giocava in Messico, non è rimasto sicuramente sorpreso del suo rendimento in Brasile. Ma partiamo dagli inizi. Ochoa esordisce in prima squadra del Club Amèrica alla tenera (per un portiere) età di 19 anni e si dimostra subito un autentico spettacolo tra i pali. I suoi interventi sono efficaci e allo stesso tempo pieni di stile ma nella stagione 2004/2005 il nuovo tecnico Oscar Ruggeri gli preferisce il più esperto Saja e quindi Ochoa dovrà sedersi, deluso in panchina. Il tecnico di Rosario però, ex grande calciatore argentino e vincitore del mondiale a Messico ’86 da ct, viene esonerato dopo appena 6 giornate. Oltre ad una classifica non all’ altezza delle aspettative, Ruggeri viene esonerato anche per il semplice fatto di non schierare Ochoa fra i pali diventato da subito beniamino dell’ Azteca. Nel club adesso vi sono due fondamentali sostituzioni: Carillo al posto di Ruggeri, ma soprattutto il 19enne Ochoa al posto di Sebastian Saja. Memo torna fra i pali e l’ Azteca impazzisce. Difficile diventare così amati in poco tempo, specie se si tratta di un ruolo decisivo come quello del portiere. Da adesso sarà un calvario sia per lui che per i suoi compagni e nel 2005, il Club Amèrica trionfa nella Primera Divisiòn messicana. Più passano gli anni più Ochoa è decisivo e spettacolare tra i pali e nel 2007 arriva una piccola ma insignificante ricompensa ovvero France Football, lo inserisce nella lista per il Pallone d’ Oro 2007. Il verdetto lo vede classificato 30esimo a pari merito con mostri sacri, come Giggs, Van Persie, Berbatov, Eto’o e Tévez. Ochoa continua a parare tutto anche in nazionale messicana e le prime società europee si muovono per prenderlo, su tutte l’ Arsenal. Il mondiale sudafricano 2010 è una grandiosa opportunità per consacrarsi definitivamente ma Aguirre gli preferisce Perez e ancora una volta Ochoa si siede in panchina. Il Messico passa agli ottavi con 4 punti nel girone con Francia, Uruguay e i padroni di casa.download Negli ottavi però trova l’ Argentina che li batte 3-1 spedendoli a casa. Altri 2 ottimi anni in patria e Ochoa decide di fare il salto di qualità e a 26 anni firma un triennale con i corsi dell’ Ajaccio facendo impazzire i tifosi. La stagione in Ligue 1 non è semplice, specie per una neo promossa e il girone d’ andata è un semplice disastro. Ochoa para e spesso anche bene ma la difesa è fragile e insicura ma nel girone di ritorno i corsi compiono una straordinaria rimonta e si salvano di 3 punti. La stagione successiva è simile alla prima e Ochoa ogni 2 partite è il migliore in campo. La stagione 2013/2014 vede il PSG affrontare proprio l’ Ajaccio nella prima giornata di Ligue 1. Ochoa è letteralmente un felino. Al Parco dei Principi la partita termina 1-1 e le statistiche sarebbe meglio non guardarle, ma vi dico solo che il Paris ha effettuato la bellezza di 36 tiri. Il messicano è senza ombra di dubbio il migliore in campo salvando i suoi in una decina di occasioni e costringendo Ibra e compagni alla partenza con un pareggio. Il campionato per i corsi terminerà con un’ amara retrocessione e Ochoa dopo aver giocato un mondiale da assoluto protagonista, firma da svincoltao un triennale per gli spagnoli del Malaga. Javi Gracia non si fida del suo curriculum e gli preferisce Kameni beniamino della Rosaleda. A gennaio 2015 Ochoa ha espressamente chiesto la cessione, il Liverpool si è fatto avanti ma poi non se ne è fatto niente. Ochoa è ancora relegato purtroppo in panchina, in attesa di trovare una chance per dimostrare che chi non credeva in lui si sbagliava, e di grosso.

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