“Ho lavorato fino a 23 anni come muratore. Lavoravo tutto il giorno, poi la sera finivo e andavo a giocare. Praticamente, dal 1988 al 1997 ho lavorato come muratore e giocato a calcio. Si possono fare entrambe le cose, sai? Si può fare qualunque cosa, basta volerlo.
Quando giocavo in eccellenza al Lipari, ho avuto la fortuna di fare tanti gol da difensore e il presidente mi portò a Messina, il grande Messina di Schillaci. Il presidente del Messina venne in auto fino a Lipari per prelevare il mio cartellino: lo pagò 23-25 milioni di lire, che a quei tempi era già una bella somma. Andai a giocare in eccellenza, non percepivo cifre esorbitanti come stipendio, riuscivo a guadagnare appena qualcosa in più di quando facevo il muratore.
Giocavo come difensore, poi alcuni attaccanti della squadra preferirono andare a lavorare anzichè giocare a calcio. E allora nacque l’esigenza, se vuoi portare avanti la squadra riesci a fare ogni cosa. Accettai di fare l’attaccante per necessità e tutto andò bene.Dopo, andai all’Igea Virtus e poi al Taranto, che è stato il mio primo grande amore. Lì mi sono innamorato del calcio, i tifosi mi hanno fatto sentire un re. Mi hanno trattato benissimo. Tutto è cominciato lì: la mia storia, la mia professione, tutto.
Poi, la Fiorentina, un altro grande amore. A Taranto mi hanno fatto conoscere in tutta Italia, a Firenze poi mi sono consacrato. Poi andai all’Empoli, anche lì mi hanno coccolato, anche se non facevo tanti gol, e dopo è arrivata Messina, lì ho fatto la mia miglior stagione: 26 presenze, 19 gol. Ero a due passi da casa, stavo benissimo lì. Con il mio primo stipendio ho comprato delle case per me, non ho pensato alle macchine e ad altre cose come fanno molti calciatori di oggi. Sono stato saggio, per me, era meglio pensare all’avvenire, e così facendo ho dato un futuro alla mia famiglia”.