Christian Riganò si racconta: “Fino a 23 anni facevo il muratore, Taranto il mio primo amore, con Fiorentina e Messina la consacrazione”

Dai tifosi della Fiorentina viene ricordato come uno dei bomber più amati, nonostante non abbia portato trofei, ma Christian Riganò per la Viola ha rappresentato la rinascita. Quella dopo il fallimento sotto il patron Cecchi Gori, quella della risalita dalla C2 alla A, saltando una categoria, in soltanto due anni. Non solo Fiorentina, perchè Riganò una fetta importante della sua carriera l’ha scritta anche e soprattutto a Messina, capace nel 2006/07 di siglare ben 19 reti in Serie A, che non valsero però la salvezza ai siciliani. Capace di scalare tutte le categorie del calcio italiano a suon di gol, l’ex bomber ha ricordato così i passi salienti della sua carriera:


“Ho lavorato fino a 23 anni come muratore. Lavoravo tutto il giorno, poi la sera finivo e andavo a giocare. Praticamente, dal 1988 al 1997 ho lavorato come muratore e giocato a calcio. Si possono fare entrambe le cose, sai? Si può fare qualunque cosa, basta volerlo.
Quando giocavo in eccellenza al Lipari, ho avuto la fortuna di fare tanti gol da difensore e il presidente mi portò a Messina, il grande Messina di Schillaci. Il presidente del Messina venne in auto fino a Lipari per prelevare il mio cartellino: lo pagò 23-25 milioni di lire, che a quei tempi era già una bella somma. Andai a giocare in eccellenza, non percepivo cifre esorbitanti come stipendio, riuscivo a guadagnare appena qualcosa in più di quando facevo il muratore.
Giocavo come difensore, poi alcuni attaccanti della squadra preferirono andare a lavorare anzichè giocare a calcio. E allora nacque l’esigenza, se vuoi portare avanti la squadra riesci a fare ogni cosa. Accettai di fare l’attaccante per necessità e tutto andò bene.Dopo, andai all’Igea Virtus e poi al Taranto, che è stato il mio primo grande amore. Lì mi sono innamorato del calcio, i tifosi mi hanno fatto sentire un re. Mi hanno trattato benissimo. Tutto è cominciato lì: la mia storia, la mia professione, tutto.
Poi, la Fiorentina, un altro grande amore. A Taranto mi hanno fatto conoscere in tutta Italia, a Firenze poi mi sono consacrato. Poi andai all’Empoli, anche lì mi hanno coccolato, anche se non facevo tanti gol, e dopo è arrivata Messina, lì ho fatto la mia miglior stagione: 26 presenze, 19 gol. Ero a due passi da casa, stavo benissimo lì. Con il mio primo stipendio ho comprato delle case per me, non ho pensato alle macchine e ad altre cose come fanno molti calciatori di oggi. Sono stato saggio, per me, era meglio pensare all’avvenire, e così facendo ho dato un futuro alla mia famiglia”.

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