Football Stories: MANUEL RUI COSTA

A Lisbona ne erano certi già dall’inizio: questo bambino sarà il futuro del Portogallo, e le generazioni calcistiche future si ispireranno a lui. Anche un certo Eusébio da Silva Ferreira punta su di lui.


All’età di 9 anni Manuel Rui Costa, nato a Lisbona il 29 marzo 1972, entra nelle file delle aquile lusitane: il Benfica.

E’ un ragazzino fragile, ha una lunga chioma di capelli neri in testa e gioca divinamente a pallone, è ritenuto anche uno studente modello e i professori ai colloqui parlano sempre bene di lui, ma il piccolo Manuel è semplicemente attratto dalla palla e non la mollerà più. Dopo aver bruciato le tappe in tutte le categorie giovanili, nel 1990 viene mandato in prestito al Fafe. Ma il Benfica, dopo solo una stagione lo riporta subito al Da Luz perchè “questo è troppo forte” e lo vogliono mostrare al mondo intero. Manuel intanto nel 1991 vince il Mondiale Under 20 con la sua nazionale. Gli addetti ai lavori dell’ epoca rimangono impressionati dal talento di questo agile trequartista e su di lui piombano molti club europei. Manuel gioca nel Benfica per 3 stagioni collezionando una Coppa di Portogallo e un campionato, nei primi anni ’90 però il Benfica non se la passa bene economicamente e decide di mettere sul mercato il proprio gioiellino, al quale verranno accostate le migliori squadre europee: c’è il Porto, c’è il Barça allenato da Cruijff e si mette in fila anche una sfavorita Fiorentina neopromossa in A dopo una epocale retrocessione in B.

E proprio la società gigliata si accaparra Rui Costa per una cifra intorno ai 10 miliardi di lire. La presentazione al Franchi è calorosa e fin da subito gli viene attribuita una famosa canzone di Carlos Santana: Baila La Portuguesa. In città c’è entusiasmo anche perchè sono certi che lui e Batistuta riporteranno la viola in alto. Molto in alto. Nel 1996 vince la Coppa Italia, segnando 2 gol nella competizione e servendo una quantità industriale di assist ai compagni, con Batistuta è un’amicizia vera e sincera che raramente si crea tra giocatori, vacanze insieme, cene insieme e anche fra le famiglie il feeling è ottimo. Nello stesso anno conquista anche la Supercoppa a San Siro contro il Milan. Le sue giocate sono favolose, è un ragazzo solare e anche per i tifosi è l’idolo indiscusso (a pari merito con Bati ovviamente). Nella stagione 98/99 segna 10 gol e porta la Fiorentina in Champions. Dopo le deludenti prestazioni in Europa e la conseguente eliminazione dal girone (contestatissima tra l’altro), Rui Costa diventa capitano della Fiorentina perchè Batistuta è andato, o meglio, lo hanno costretto a giocare a Roma, sponda giallorossa. Da capitano alza ancora una volta la Coppa Italia.

La Fiorentina di Cecchi Gori ha però seri problemi finanziari e, dopo aver ceduto Batistuta alla Roma, adesso tocca a Manuel che ancora una volta, come col Benfica qualche anno prima, viene sacrificato. Rui Costa, che era in vacanza, viene avvertito che deve lasciare il club e per lui quelle parole saranno autentiche pugnalate al cuore. Solo la crisi economica della Fiorentina lo allontanerà (fisicamente) da Firenze. Più tardi Manuel dichiarerà –ho vinto poco a Firenze ma a livello affettivo non so quante Champions ho conquistato-.

Il Milan paga Rui Costa ben 85 miliardi di lire, cifra astronomica per l’epoca, ma quei soldi li vale tutti. In 5 stagioni (dal 2001 al 2006) segna 11 reti collezionando poco meno di 70 assist. Avete letto bene: poco meno di 70 assist! Il Milan si permette il double e vince nel 2002/2003 Champions e Coppa Italia con conseguente Supercoppa Europea, conquista lo scudetto nella stagione dopo e avrebbe vinto anche la finale di Champions nel 2004/2005, ma il risveglio di Gerrard e compagni, corona i Reds di Benitez campioni a Istanbul.

Con Ancelotti c’è un buon rapporto ma dopo 2 stagioni da titolare, Manuel parte spesso dalla panchina, entrando quasi sempre a gara in corso. Nel 2004 si gioca anche l’Europeo in terra portoghese, arriva in finale, lui è in campo e contro ogni pronostico di questo universo perde con la Grecia. Da notare che in quel Portogallo vi erano lui, Luis Figo, Nuno Gomes e un giovane ma già talentuosissismo Cristiano Ronaldo con maglia numero 17 e capello eccessivamente ingellato.

Nella stagione 2006/2007 Manuel torna a casa e veste la maglia del Benfica. Gioca 2 anni a buon livello, si ritira e poco tempo dopo viene nominato direttore sportivo del club lusitano, ruolo che ancora attualmente gli appartiene. Gli riesce anche bene farlo ed è importante ricordare che giocatori come David Luiz, Ramires e soprattutto Di Maria li ha fatti pagare tantissimo agli altri club e, se sommate i milioni versati al Benfica per questi 3 giocatori, avrete la certezza che Rui Costa in affari ci sa fare.

Rimarrà nella storia del calcio come O Maestro perchè lui quando giocava insegnava. Portava letteralmente a spasso gli avversari e grazie alle sue giocate magiche e ai numerosissimi assist e ancora oggi è considerato come uno dei trequartisti più eleganti ma soprattutto forti della storia di questo sport.

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