Football Stories: Ronaldinho, il creatore della felicità di giocare a pallone

Il binomio calcio-soldi ha ormai surclassato il binomio calcio-felicità, ammesso che quest’ ultimo sia mai esistito. Se vi chiedessero quale giocatore vi viene in mente parlando di calcio e felicità probabilmente risponderemmo tutti con lo stesso nome. Ronaldinho, è l’incarnazione divina della felicità con la palla fra i piedi. Quei piedi che cantano, che gioiscono, che non dimenticheremo mai. Difficile dimenticare uno come lui. Ma fin dall’inizio era tutto troppo chiaro. Il fratello maggiore era una delle migliaia di promesse del calcio brasiliano, invece grazie ad un grave infortunio è diventato procuratore del fratello minore, che ha incantato e rivoluzionato il mondo del calcio.

La telecamera scorre veloce. Neanche un apparecchio elettronico riesce a stragli dietro. Il protagonista del video è un ragazzino di 9 anni, dalla pelle olivastra, i capelli neri e un gran bel sorriso che mette in risalto due incisivi belli grossi. Siamo in una qualsiasi palestra brasiliana e c’è da chiedersi gli altri 4 compagni cosa ci stanno fare. Non servono a molto. Anzi, a nulla. La palla è sempre sua, la accarezza, la tocca e quando serve la colpisce forte. Ogni volta che l’azione finisce, ovviamente con un suo gol, parte qualche passo di samba condito con un sorriso a 32 denti. Già dalla tenera età si era capito che questo ragazzino ne avrebbe fatta di strada, ma come molti altri suoi connazionali il pericolo di perdersi per strada era reale. Le cose, per fortuna di tutti noi, sono andate esattamente come dovevano andare.

Gli inizi in Brasile

ronaldinho bambinoMa andiamo con ordine. Terzo e ultimo figlio di una negoziante e di un operaio, Ronaldo de Assis Moreira trascorre la sua infanzia a Porte Alegre ma ad 8 anni rimane orfano di padre. Il nomignolo Ronaldinho gli venne dato per il semplice fatto che spesso era il più piccolo giocatore in campo, ma senza ombra di dubbio il più tecnico e il più forte. Come ogni bambino brasiliano ha il calcio che gli scorre nelle vene e passa moltissime ore per strada, con la palla fra i piedi a dar spettacolo. E’ senza dubbio il bambino più forte mai visto da queste parti. In casa è un continuo dribblare e tirare, senza dimenticare i tunnel alle sedie. In giro se ne sente parlare fin troppo di lui, tanto che il Gremio lo acquista e nel 1997 firma il suo primo contratto da professionista. Nello stesso anno vince anche il Mondiale Under 17 col Brasile, battendo il Ghana per 2-1. In quel Brasile del 1997, vi è una delle generazioni più forti del calcio brasiliano: insieme a Dinho vi sono Robinho, Kakà e Diego. Intanto in Brasile continua a far faville ma la strada è diversa dal campo, l’asfalto è diverso dall’erba ma per lui non fa alcuna differenza, è sempre puro spettacolo. I dirigenti del Gremio sanno che uno come lui in Brasile ci resterà pochissimo, quindi si preparano agli assalti dei club europei. Gli osservatori provenienti dal vecchio continente ne arrivano a centinaia, chi prima, chi dopo, chi per un mese chi per due, tutti a vedere questo meraviglioso artista. Nel 1999, Vanderlei Luxemburgo fa esordire il giovane Dinho con la nazionale verdeoro in una amichevole con la Lettonia a Curitiba, senza però andare in rete. Nessun dramma, tutto rinviato a 4 giorni dopo in Paraguay in cui il Brasile liquida il Venezuela per 7-0 con una rete di Ronaldinho. Intanto al Gremio arrivano ogni giorno fax provenienti dall’Europa con la solita domanda: quanto costa Ronaldinho?

L’approdo in Europa e il Mondiale vinto

0303g31bNel 2001 l’interesse del Paris Saint-Germain si fa concreto e reale e Dinho accetta l’ offerta per il calcio che conta. Nonostante qualche problema di trasferimento tra Gremio e PSG, Dinho esordisce ad agosto in Ligue 1. A Parigi instaura un intesa meravigliosa con Jay Jay Okocha sia fuori che dentro al campo. In estate si gioca il Mondiale nippo-coreano e Scolari sà bene di avere in squadra un giovane ragazzo su cui fare assoluto affidamento. Dinho lo ripaga e con un gol agli inglesi porta il Brasile a giocarsi la semifinale del Mondiale. In finale coi tedeschi Ronaldo fa il fenomeno e mette in bacheca il quinto mondiale brasiliano. Intanto a Parigi le cose non vanno per il meglio, nonostante ogni volta solo Ronaldinho valga il prezzo del biglietto.

Ronaldinho e il Barça: binomio vincente

Nell’estate del 2003 il mercato in Spagna prende una strada tanto ambiziosa quanto costosa e Real e Barça si sfidano a colpi di mercato. A Barcellona hanno individuato in Beckham, l’uomo giusto per tornare ai vertici del calcio ma l’inglese, spazziando un pò tutti, accetta la faraonica offerta del Real Madrid, vestendo così la camiseta blanca. Rimasti a mani vuote e vogliosi di fargliela pagare cara, i blaugrana acquistano Ronaldinho, pagandolo 30 milioni di euro (oggi il valore di quel Ronaldinho equivarebbe a minimo il triplo) facendo così l’investimento del decennio.

Ronaldinho-Barcelona

Al Camp Nou si spellano continuamente le mani ogni volta che Ronaldinho tocca la palla. E’ il Barça di Rijkaard, dei giovani Valdes, Quaresma, Iniesta e Xavi, di un intelligentissimo Luis Enrique e di una bandiera come Puyol. Ma è anche il Barça di questo ragazzo brasiliano. Le movenze sono elegantissime e superefficaci, stile inimitabile nel saltare l’uomo e lasciarlo lì a mangiar la polvere. La prima stagione col Barça è tutto sommato ottima grazie ad una grande rimonta nel girone di ritorno, ma il Valencia fa 77 punti arrivando davanti al Barça e vincendo la Liga. Nella stagione successiva arriva un giovane camerunense dal Mallorca, Samuel Eto’o, arriva Deco dal Porto, fresco vincitore della Champions con Mourinho, poi Giuly ed Henrik Larsson. La squadra sembra amalgamata benissimo, vi è una forte intesa fra i compagni e la punta di diamanate, Ronaldinho, continua a prendersi ripetutamente applausi ovunque vada. In Liga il Barça sembra avere qualcosa in più, nonostante a Madrid ci sia gente come Ronaldo, Figo, Raul, Roberto Carlos e Beckham. In Champions il cammino del Barça si ferma agli ottavi, cedendo i quarti al Chelsea di Drogba. Ma qui dobbiamo ricordarci di qualcosa. Qualcosa di magicamente sepeciale e fenomenale. Gli inglesi stanno conducendo la gara di ritorno per 3-1 a Stamford Bridge. La gara è ricca di occasione ma soprattutto di gol, considerando che al 37esimo sono stati segnati già 4 reti. Al minuto 38 c’è un lungo lancio da metà campo verso l’area di rigore (insolito per i blaugrana). La difesa dei Blues respinge corto di testa, sui piedi di un giovane Iniesta che controlla impeccabilmente e, con tre tocchi, cede palla a Ronaldinho. Lo spagnolo si butta dentro nella speranza di un assist dal brasiliano. La palla è ai piedi di Dinho al limite dell’ area di rigore. Controlla e attira a sè tutta la difesa del Chelsea. Quel che accade dopo è impossibile da descrivere. Con un movimento di bacino, ipnotizza Terry, Carvalho e compagnia bella e dopo due secondi trova un buco fra i difensori e calcia di interno (ma anche un pochino di punta) spedendo la palla a metà altezza che si insacca meravigliosamente a fil di palo. Dinho con altre giocate di alta classe fa impazzire tutto il Chelsea, ma al triplice fischio i catalani escono dalla Champions. A fine campionato il Barça diverrà campione di Spagna. Ma prima della fine, vi è un altro episodio da ricordare, il passaggio di consegne. Ovvero, Ronaldinho serve con uno scavetto illegale, un giovane argentino della Cantera, che tanto ha fatto bene nelle selezioni giovanili. dinho-e-messi-003Ha soli 17 anni, ma ha una classe incredibile e nella Cantera ha praticamente incantato mezza Spagna, facendo parlare tutti. Il suo nome è Lionel Andres Messi e con un delizioso pallonetto batte il portiere dell’Albacete e raddoppia al 90esimo per il Barcellona. Quell’assist possiamo interpretarlo come si vuole. Come un semplice assist o come il passaggio di eredità, da Dinho a Messi. I due si abbracciano e ridono, Messi ringrazia il brasiliano e tutta la squadra corre verso di lui. Riinizia così una nuova stagione in blaugrana, che dovrebbe sancire definitivamente la consacrazione del brasiliano. Ed è quello che succede. Esattamente il 19 novembre 2005 a Madrid.

La standing ovation del Bernabèu

Il Barça di Rijkaard sta disintegrando un Real ormai privo di anima, Ronaldinho non la sta facendo vedere ai difensori blancos. Sembra una corrida calcistica. Siamo al 58esimo quando Dinho riceve palla a metà campo, accellera, si accentra supera due ostacoli che sono uomini ma sembrano birilli e calcia sul primo palo, battendo Casillas, rimasto immobile a tanta classe. Dinho corre, ride e alza le braccia al cielo mentre il Bernabeu insulta e fischia. Il Real ci prova con Robimho, Ronaldo e Beckham ma Puyol e Marquez sono insuperabili. Mentre Messi ha fame di gol e ci prova in tutti in modi, a quindici minuti dal termine, Dinho riceve palla, la controlla e si accentra rapidamente puntando Ramos, il quale ha già fatto in precedenza la sua “bella figura”. Il brasiliano punta Ramos il quale lo aspetta alla sua sinistra, ma Dinho si allarga sul sinistro, supera Ramos si sposta col corpo e calcia di destro in diagonale battendo Casillas in uscita disperata. Non è facile descrivere quello che succede immediatamente dopo. 19-11-05_Ronaldinho_2_gol_02.v1323350156Il Bernabèu e il suo Madrid si inchinano a tanta fantasia e gli spettatori si alzano in piedi ma invece che andarsene iniziano a batter le mani. Quasi se le spellano. Il video sul web è commovente. Il Bernabeu sta applaudendo un giocatore del Barça, difficilmente riaccadrà una cosa del genere. Quei momenti ti fanno davvero capire chi era Ronaldinho. Estro, felicità, fantasia e tanto, tanto divertimento, difficile odiarlo. Casillas scuote ancora la testa e molti sulle tribune, dopo aver applaudito, se ne vanno, come se la recita fosse finita, il protagonista ha fatto il suo dovere e il pubblico ha “gradito”.

I premi individuali continuano a fioccare, Pallone d’Oro e Fifa World Player, tanto per citarne alcuni. A Maggio il Barça ha già in bacheca la Liga e dopo un cammino strepitoso in Champions si arriva alla finale di Parigi, davanti l’Arsenal di Wenger. Gli inglesi passano in vantaggio, dopo l’espulsione di Lehmann, ma in 4 minuti prima Eto’o, poi Belletti regalano alla formazione catalana la seconda Champions League della sua storia. Al Mondiale tedesco, Dinho e compagni non stupiscono e sembra lontano parente del Brasile di 4 anni prima. Ronaldinho si vede soffiare anche la Coppa del Mondo per club dai suoi connazionali dell’Internacional i quali in squadra hanno due interessantissimi ragazzini: Alexandre Pato e Luiz Adriano. Col Barça non vincerà più niente e le ultime stagioni in Spagna sono costellate da infortuni più o meno gravi, ma anche dei meravigliosi gol come quello all’Atletico Madrid.

Addio al Barça: ecco il Milan

AC+Milan+v+FC+Inter+Milan+Serie+92RhbtaoDlzxNel 2008 dopo una intera estate di dolci parole e corteggiamenti, Dinho passa al Milan, facendo impazzire i tifosi rossoneri. Non ancora 30enne, Dinho sa di poter fare ancora la differenza in un campionato competitivo come quello italiano. Esordisce nella clamorosa sconfitta casalinga contro il Bologna e decide con un favoloso colpo di testa il derby del 28 settembre su cross di Kakà. Ance
lotti prima, Leonardo e Allegri poi, non riservano al brasiliano lo spazio desiderato e a Gennaio del 2011 Ronaldinho lascia il ritiro di Dubai e torna in Brasile in cerca di una nuova squadra.

Il ritorno in Brasile e vittoria della Copa Libertadores

In Brasile tornano i vizi del brasiliano, tra feste infinite e qualche bicchiere di troppo, infatti Dinho aumenta anche di peso ma i piedi rimangono quelli. Nella terra del calcio, non trova quello che cercava e cambia tante, forse troppe squadre. Dal Milan, passa ad un altra squadra rossonera, il Flamengo ma a Rio al campo, ci pensa davvero poco. Prima Rio de Janeiro, poi Belo Horizonte con l’Atletico Mineiro. Foto_Flickr_Club_Atl_tico_Mineiro.v1374752971A luglio 2013 vince la Copa Libertadores, battendo ai rigori il Club Olimpia dopo aver ribaltato il risultato sfavorevole dell’andata di 2-0. Rescisso il contratto coi bianconeri, Dinho migra verso nord, direzione Santiago de Queretaro, Messico. L’esperienza messicana non parte nel migliore dei modi, perchè sbaglia un rigore decisivo ma soprattutto viene accusato del poco impegno in allenamento, ammesso che il brasiliano li frequenti. Manca spesso agli allenamenti e quelle volte che vi presenzia, non si impegna al massimo. I media, i tifosi e i compagni gli remano contro e dopo soli 10 mesi, Dinho rescinde consensualmente col club messicano. Poche settimane dopo firma con il Fluminense ma i kg e la poca voglia di Dinho convincono i dirigenti a rescindere nuovamente il contratto dopo sole 7 presenze.

Quello che Dinho ha fatto in Europa probabilmente non lo farà più nessuno. Si certo, a tutti viene in mente Neymar ma le giocate del talentuoso ex Santos sono spesso fini a se stesse, seppur spettacolari. Ronaldinho dribblava per necessità, perchè quell’azione richiedeva tale giocata, in modo da far alzare i tifosi in piedi e ringraziare il cielo di veder tale spettacolo. A chiunque di noi, ogni volta che leggiamo il nome Ronaldinho viene in mente un gol, un tunnel, una giocata, il suo sorriso o la sua esultanza felice con pollice e mignolo. Ronaldihno incarna e incarnerà per sempre il sogno che ha ogni bambino brasiliano: giocare a calcio divertendosi.

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