Heysel, dopo 30 anni la ferita è ancora aperta

Era il 29 maggio 1985 quando la cronaca calcistica scrisse una delle pagine più nere della sua storia. Le premesse, purtroppo, c’erano tutte: lo stadio era fatiscente e mancavano adeguate uscite di sicurezza. Claudio Chiarini, superstite, racconta:

“Bastava pestare un gradone per far cadere pezzi di cemento. Non solo, dietro la curva c’era un cantiere aperto con assi, spranghe e altro materiale pericoloso da poter prendere per creare problemi. La porticina di accesso alla curva era talmente piccola che si passava massimo due alla volta: come saremmo potuti passare da quell’imbuto in caso di emergenza? Un altro elemento di preoccupazione emerse quando vedemmo arrivare gli inglesi sul tetto del loro pullman già ubriachi fradici e liberi di entrare in curva con casse di birra senza alcun controllo. Intanto, fuori dallo stadio, giravano appena quattro o cinque poliziotti a cavallo, di cui alcuni donne. Il nostro settore, tra l’altro, era composto solo da famiglie, perlopiù impossibilitate eventualmente a difendersi: eravamo persone inermi, separate dagli hooligans da una rete divisoria ridicola, di piccolo metallo e corda che sarebbe venuta giù solo tirandola come poi è tragicamente accaduto“.

Ore 19:20 – I tifosi (se così si possono chiamare) inglesi iniziarono a spingersi verso il settore Z, sfondando le reti divisorie: memori degli incidenti di Roma di un anno prima, cercarono forse una reazione: reazione che non sarebbe mai potuta arrivare. Per evitare di venire schiacciati, alcuni si lanciarono nel vuoto, altri cercarono di scavalcare recinzioni e ostacoli ed entrare nel settore adiacente, altri ancora si riversarono sul campo da gioco: le forze dell’ordine belghe, incredibilmente, invece di facilitare la fuga dei tifosi la ostacolò, prendendoli a manganellate. La folla fu costretta ad arretrare e si ammassò contro il muro opposto al settore della curva occupato dai sostenitori del Liverpool. A causa del peso, ad un certo punto, il muro crollò: moltissime persone rimasero schiacciate, calpestate dalla folla e uccise nella corsa verso una via d’uscita. Il conteggio finale fu disarmante: 39 morti e oltre 600 feriti.

Le forze di polizia ostacolano la folla.
Le forze di polizia ostacolano la folla.

Errori su errori: la UEFA, in accordo con le forze dell’ordine belghe, decise che la partita si sarebbe comunque giocata per evitare ulteriori tensioni, nonostante l’iniziale richiesta della società torinese di non disputarla. La diretta televisiva dell’incontro in Italia si aprì con il video volontariamente oscurato, mentre l’esterrefatto commentatore Bruno Pizzul tentò inizialmente di attribuire l’imprevisto a cause tecniche. Il Tg1, tuttavia, iniziò a riportare le immagini degli incidenti e degli spettatori che cadevano nella e dalla scalinata. Dopo quasi un’ora e mezzo di rinvio, alle 21.40 le due squadre scesero in campo in un clima surreale. Il telecronista italiano non si trovò d’accordo con tale decisione e promise di commentare il match “in tono il più neutro […] impersonale […] e asettico possibile“. La televisione tedesca si rifiutò direttamente di trasmettere la partita, mentre quella austriaca, pur non interrompendo la diretta, sospese la telecronaca, mettendo in sovrimpressione una scritta che recitava: “questa che andiamo a trasmettere non è una manifestazione sportiva”.

Lo stesso Pizzul cercò, a fine incontro, di giustificare i festeggiamenti di tifosi e calciatori, scindendo la natura dell’uomo razionale da quella sportiva, ma il fatto rimase gravissimo e creò non poche polemiche: è inammissibile esultare e gioire di fronte ai corpi delle vittime, ancora presenti. Sulla questione ha fatto chiarezza Stefano Tacconi, il portiere bianconero che difese la porta in quella finale:

“Le notizie erano frammentarie, non si capiva se fosse morto un tifoso oppure un centinaio. La UEFA dapprima WCGAZ1_0IDK1TYM_mediagallery-pageci impedì di scendere in campo, ma poi un generale grande e grosso ci ordinò di giocare per evitare problemi più grandi: la curva juventina avrebbe voluto vendicarsi. Si parla sempre dei festeggiamenti, contestatissimi, fonte di eterna polemica: sento ripetere sempre le stesse cose. La nostra festa fu decisa dallo stesso generale alto due metri: ci obbligò a uscire dallo spogliatoio e andare sotto la curva bianconera, perché dovevamo tenere i nostri tifosi all’interno dello stadio“.

La cosiddetta “coppa insanguinata” restò una sorta di maledizione per il club di Torino, che dovette aspettare undici anni per poter festeggiare il massimo trofeo continentale senza vergogna.

A distanza di 30 anni molto è cambiato, ma molto deve ancora cambiare. Il problema hooligans, nel terzo millennio, sembra essere limitato ai minimi storici, anche grazie alle misure prese dalla lady di ferro, Margareth Tatcher. Anche la UEFA stessa, dopo il tragico epilogo dell’Heysel, prese dei provvedimenti senza precedenti: tutti i club inglesi furono esclusi dalle manifestazioni internazionali per cinque anni.

Juventus e Liverpool, dopo quella partita, non si incontrarono più per 20 anni. Soltanto nel 2005, poco prima del06cal05f2_mediagallery-page ventesimo anniversario, si ritrovarono nuovamente faccia a faccia in Europa: la Cop, la storica curva dei reds, nell’andata all’Anfield Road mostrò diversi cartelli che formarono uno striscione con la scritta “amicizia”, ma alcuni tifosi juventini, ancora memori della tragedia, accolsero la coreografia e l’ingresso in campo dei giocatori del Liverpool dando loro le spalle.

Giusto o sbagliato che sia, una cosa è certa: non bisogna dimenticare.
Perché bisogna evitare nuove tragedie.
Perché il passato, comunque, non può essere cancellato, ma si può imparare da esso per migliorare il futuro.
Perché è giusto così.

“Nessuna persona è morta finché vive nel cuore di chi resta”
Nucleo 1985

Rocco Acerra, Bruno Balli, Alfons Bos, Giancarlo Bruschera, Andrea Casula, Giovanni Casula, Nino Cerullo, Willy Chielens, Giuseppina Conti, Dirk Daeneckx, Dionisio Fabbro, Jaques François, Eugenio Gagliano, Francesco Galli, Giancarlo Gonelli, Alberto Guarini, Giovacchino Landini, Roberto Lorentini, Barbara Lusci, Franco Martelli, Loris Messore, Gianni Mastroiaco, Sergio Mazzino, Luciano Rocco Papaluca, Luigi Pidone, Benito Pistolato, Patrick Radcliffe, Domenico Ragazzi, Antonio Ragnanese, Claude Robert, Mario Ronchi, Domenico Russo, Tarcisio Salvi, Gianfranco Sarto, Amedeo Giuseppe Spolaore, Mario Spanu, Tarcisio Venturin, Jean Michel Walla, Claudio Zavaroni.

targaheysel-anteprima-600x337-914598
Mai dimenticare.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *