Il “potere” degli Ultras

Il_Potere_granata

Nel 2009 Tonino Cagnucci scrisse: “Tra le tantissime tipologie di tifosi si possono distinguere due macro-categorie: quelli che guardano il campo e quelli che guardano la curva. I secondi sono quelli che giá si potrebbero definire ultras“.

Gli Ultras – Ultras: un termine di origine francese, che indica i tifosi che costituiscono dei gruppi organizzati di una societá sportiva. Praticamente sono quelli che la squadra non la abbandonerebbero mai, nel bene e nel male. Quelli che ci rimettono tempo e soldi per sostenere i propri beniamini, anche in trasferta, e che spesso riescono ad imprimere quel coraggio necessario ai giocatori della squadra per cui si fa il tifo, oltre ad incutere timore su quelli avversari.

Il “sano” campanilismo molto radicato in Italia, porta spesso queste tifosere a seguire una logica quasi antica ormai nel nostro Paese, ossia quella delle “alleanze” (chiamate “gemellaggi”. Il primo in Italia venne sigillato nel 1977 tra Vicenza e Pescara) e “rivalitá” tra cittá, come all’epoca dei Comuni. Questo porta spesso questi gruppi a esortare la propria squadra a superare i diretti rivali, e il piú delle volte nel corso di derby si vedono le coreografie migliori.

Le coreografie – Le coreografie, giá. Giorni e giorni di preparativi per mostrare alla squadra e alla stampa il proprio pensiero, per rappresentare in modo folcloristico i propri colori. In Italia come all’estero: guardate quanti Paesi preparano queste meraviglie:

Coreografia Bayern Monaco
Coreografia Bayern Monaco, Germania
Coreografia Barcellona, Spagna
Coreografia Barcellona, Spagna
Coreografia Galatasaray, Turchia
Coreografia Galatasaray, Turchia
Coreografia Glasgow Rangers, Scozia
Coreografia Glasgow Rangers, Scozia

Quando non va – Non sempre, peró, le cose vanno bene per le squadre. Un percepito scarso impegno, un risultato deludentemente inaspettato, una posizione di classifica al di sotto delle aspettative, sono tutti fattori che portano alla disperazione gli ultras, che non mancano, perennemente, di far sentire il proprio disappunto, spesso anche spingendosi oltre. In quel caso le coreografie cambiano, spesso lanciando segnali forti alle societá o ai giocatori. Nulla di male nell’esprimere la propria opinione, certo. Il vero male arriva quando gli ultras si spingono al di lá delle proprie competenze, pretendendo spesso di comportarsi come se la societá fosse loro e giocando ruolo attivo sui componenti delle societá stesse, portando spesso i media a parlare di un calcio “ostaggio degli ultras”. E qui gli esempi si sprecano.

Lo “scansamose” laziale – Uno dei casi piú eclatanti degli ultimi anni é, forse, quello del 2010. In quella stagione, verso la fine, la Lazio non aveva piú grandi obiettivi di classifica, mentre l’Inter si contendeva lo scudetto con la Roma. I tifosi laziali hanno preferito, in quell’occasione, perdere per favorire i milanesi piuttosto che fare un favore ai cugini romani, si dice addirittura minacciando i propri giocatori ed esponendo il famoso striscione “scansamose”. In quella partita solo Muslera (bisogna dargliene atto) pareva non voler perdere, e al vantaggio interista i tifosi della Lazio prepararono lo sfottó ai cugni:

L'ironico "oh no!" all'atteso gol dell'Inter
L’ironico “oh no!” all’atteso gol dell’Inter

Esistono due cose che i tifosi pretendono: abnegazione e rispetto. Quando la percezione é che tutto questo manchi, ecco che i tifosi decidono di invocarle a modo loro e di punire chi ritengono non gliele stia dando.

Le maglie del Genoa – Come dimenticare infatti quello che accadde nell’aprile del 2012? Il Genoa, che attraversava un pessimo periodo di forma, stava perdendo davanti al proprio pubblico per 4-0 contro il Siena, squadra allora non proprio irresistibile. Gli ultras, spazientiti, decidono che i giocatori non sono degni di indossare la maglia rossoblú, e chiamano a rapporto (nel bel mezzo della partita!) la propria squadra, fermando il match per 45′ ed obbligando i giocatori a consegnare le proprie maglie. Sculli prova a far ragionare i tifosi, ma nulla: Marco Rossi, allora capitano, raccoglie tutte le maglie dei compagni e le porge davanti ai capi ultras, regalando umiliazione e sottomissione.

Marco Rossi raccoglie le maglie dei compagni e la solidarietá del presidente Preziosi
Marco Rossi raccoglie le maglie dei compagni e la solidarietá del presidente Preziosi

Vi é quindi un senso di “potere”, anzi, di “proprietá” nei confronti della squadra da parte di queste tifoserie organizzate. Spesso i tifosi pretendono infatti spiegazioni, quasi fossero loro i datori di lavoro dei giocatori.

Il caso Giampaolo – Nel settembre del 2013, ad esempio, avviene un altro caso assurdo quanto eclatante. Il Brescia parte male. La frustrazione per la mancanza di gioco e la sconfitta casalinga contro il Crotone, fanno sí che gli ultras lombardi si presentino fuori dagli spogliatoi pretendendo di avere un colloquio con Marco Zambelli, capitano della squadra, e Marco Giampaolo, allora allenatore delle Rondinelle. Dapprima il tecnico rifiuta di incontrare gli ultras, sostenendo che le spiegazioni puó pretenderle solo il suo datore di lavoro, ma é tutto inutile. Sia la polizia che la squadra consiglia a Giampaolo di uscire. Un affronto che l’allenatore giudica assurdo, dichiarando che la societá non lo ha protetto a dovere e rassegnando le dimissioni, dando il via al caso sulla sua “sparizione” (una storia montata a regola d’arte, quando invece pare che il tecnico giá disse alla societá che sarebbe partito). Giampaolo che, peraltro, a inizio stagione volle Fabio Gallo come vice, ma dovette ripiegare su Menichini in quanto, per i tifosi, uno che ha giocato per sei stagioni con la maglia dell’Atalanta, non puó occupare la panchina bresciana.

giampaolo-brescia-scomparso-tuttacronaca

Decioni societarie cambiate, partite interrotte, o addirittura posticipate!

La devastazione di Varese – Settimana scorsa, infatti, gli ultras del Varese , squadra ad un passo dalla retrocessione in Lega Pro, sono riusciti a far sí che la partita con l’Avellino venisse posticipata di un giorno. Come? Segando le porte e devastando il campo, creando alla propria societá anche un danno economico!

il campo di Varese prima della gara con l'Avellino
il campo di Varese prima della gara con l’Avellino

Non solo partite o punti in classifica, peraltro, ma anche intere stagioni

La farsa di Salerno – L’anno scorso, per esempio, la Nocerina é stata addirittura esclusa dal campionato di Lega Pro. Tutto é cominciato con il divieto alla tifoseria ospite di seguire i propri beniamini nella trasferta di Salerno, derby molto sentito, e considerato a rischio di incidenti e tafferugli. una decisione che ha imbufalito gli ultras della Nocerina, che hanno intimato ai propri giocatori di non giocare quella partita, invocando rispetto per gli Ultras di Nocera Inferiore (attraverso uno striscione esposto da un aeroplano). Ecco quindi la farsa: la Nocerina entra in campo, ma dopo pochi minuti giá effettua tutte e tre le sostituzioni. Nel giro di poco tempo, tutti gli altri giocatori fingono di farsi male e di dover abbandonare il campo, lasciando che la partita venga vinta dai padroni di casa per forfait.

I tre cambi iniziali in simultanea della Nocerina
I tre cambi iniziali in simultanea della Nocerina

 

É giusto tutto questo? I tifosi hanno il sacrosanto diritto di pretendere rispetto ed impegno, dal momento che investono tempo e soldi. Soprattutto, hanno la propria squadra nel cuore, e si sa, quando c’é di mezzo l’amore si diventa irrazionali. Probabilmente, per pretendere rispetto, bisogna rispettare. I tifosi sono il cuore pulsante di ogni societá, ma spesso bisogna fermarsi e riflettere se si sta facendo il bene o il male di quella societá. Che i tifosi di tutta Italia vadano avanti anche sostenere energicamente i propri beniamini e a “sfottere” gli avversari, ma non si dimentichino che sta a loro dimostrarsi degni di quel rispetto che invocano.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *