Football Stories: Liberté, égalité, Trezeguet

20 gennaio 2015: David Trezeguet lascia il calcio.

È sempre un trauma quando un vero Campione, uno con la C maiuscola, appende le scarpette al chiodo. Poco importa che ormai erano anni che non calpestava più l’erbetta di palcoscenici internazionali importanti.

Nato in Francia a causa della carriera calcistica del padre, militante in quegli anni nel Rouen, torna ben presto nella patria d’origine. Cresce calcisticamente nel Platense, squadra argentina con cui esordisce, ma presto la Francia lo richiama: è il Monaco ad acquistare il suo cartellino nel ’95. Dopo i primi due anni passati nelle giovanili, nel ’97 approda in prima squadra, dove con Henry forma un attacco micidiale: insieme conquisteranno due scudetti in quattro anni e una semifinale di Champions League, persa proprio contro quella che diventerà la sua squadra del cuore. Lascia il Monaco dopo 5 anni e una media mostruosa: 52 gol in 93 partite disputate in Ligue 1, più di un gol ogni due partite. Già conosciuto ormai in tutto il mondo, complice anche la vittoria del mondiale casalingo nel ’98, la sua carriera ha una svolta in pochi mesi: prima quel maledetto golden gol nella finale di Rotterdam del 2000, poi l’acquisto della Juventus per 45 miliardi delle vecchie lire.

 

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Il maledetto golden gol nella finale di Rotterdam del 2000.

 

L’esperienza di Torino non sembra iniziare sotto una buona stella. Trezeguet è colui che ha fatto perdere l’Europeo all’Italia, un Europeo già vinto: poco importa che la sconfitta dell’Italia sia stata un vero e proprio suicidio calcistico. L’importante presenza di Inzaghi e le scelte di Ancelotti fanno sì che nei primi mesi l’oriundo rivesta il ruolo di panchinaro di lusso. La Juventus ha perso uno scudetto pochi mesi prima nell’acquitrino di Perugia e la squadra si ritrova a lottare nuovamente per la vetta, questa volta contro l’altra compagine di Roma: squadra che (non) vince non si cambia e Trezeguet dovrà conquistarsi un posto con le unghie e con i denti. Soltanto nel finale di stagione inizia ad imporsi prepotentemente come titolare e alla fine risulterà essere addirittura il miglior cannoniere della Vecchia Signora, con ben 14 reti in sole 25 presenze in campionato.

La Juventus arriva nuovamente seconda. Tre anni senza vincere, sotto la Mole, sono un’eternità e Ancelotti ne paga le conseguenze. A fine campionato torna sulla panchina Marcello Lippi, l’uomo degli ultimi trofei bianconeri, sia in Italia che nel mondo. Anche la rosa ha bisogno di una sistemata e i movimenti nel mercato sono pochi ma decisivi. Via Zidane per la cifra record (per quei tempi) di 160 miliari di lire e Inzaghi, dentro Buffon, Thuram, Nedved e Salas. Nasce la nuova Juventus, la Juventus di David Trezeguet. Senza la presenza scomoda di Super Pippo, il numero 17 diventa titolare inamovibile, acquistando un posto fisso anche nei cuori dei tifosi juventini e non: per chi è un vero amante del calcio, non si possono mettere in dubbio la sua classe cristallina e il suo incredibile fiuto per il gol, paragonabile proprio a quello di Filippo Inzaghi. L’immagine di Trezeguet, il transalpino che tanto ci ha fatto penare a causa di quel maledetto golden gol nella finale di Rotterdam del 2000, non c’è più. Adesso c’è solo quella di Trezegol, colui che in dieci anni, soltanto in Serie A, siglerà 138 reti in 245 incontri, mantenendo una media se possibile ancor più mostruosa di quella ottenuta in Francia, considerando anche la competitività maggiore presente nel campionato che una volta era, a detta di tutti, il più bello del mondo.

I dieci anni passati sotto la Mole non sono però tutto rosa e fiori: la sua decisione di restare alla Juventus nonostante l’inferno della cadetteria, dopo lo scandalo Calciopoli, varrà comunque più di qualsiasi dichiarazione d’amore incondizionato verso i colori bianconeri. Prestazioni sempre più opache e continui infortuni tuttavia convinceranno entrambe le parti che è arrivato il momento dei saluti: Trezeguet lascia così la fidanzata d’Italia dopo dieci anni e, con 171 gol all’attivo, diventa lo straniero più prolifico nella storia della Juve.

 

Alex & David: una delle coppie più prolifiche nella storia del calcio
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Gli ultimi anni sono ben noti. La parabola discendente ha presto inizio: Hercules, Baniyas, River Plate, Newell’s Old Boys e infine Pune City. Il primo anno in Spagna Trezeguet si comporta in modo egregio, segnando 12 gol in Liga in 31 presenze: la stagione, purtroppo per lui, si concluderà con la retrocessione della squadra della città natale della moglie e il franco-argentino preferirà altri lidi, risolvendo il contratto con il club di Alicante. Si lega così al Baniyas, militante nella massima competizione degli Emirati Arabi Uniti, ma un infortunio che lo terrà fuori dai campi per diverso tempo provocherà la rescissione del contratto dopo soli quattro mesi e quattro presenze, con zero reti. Nel dicembre del 2011 torna in patria, vestendo la maglia del neo retrocesso (per la prima volta nella sua storia) River Plate: le sue 13 reti in 19 partite saranno determinanti per l’immediata promozione del club argentino. Dopo un anno e mezzo firma un contratto annuale con i Newell’s Old Boys: per lui 7 gol in 24 confronti. Nel giugno del 2014, alla scadenza ormai prossima del contratto, dichiara di voler terminare la carriera nel River Plate, ma saranno proprio i Millonarios a far sapere che Trezeguet non rientra più nei piani societari.

Si arriva così all’epilogo. Dopo aver superato la soglia dei 300 gol ufficiali in carriera, tenta un’ultima esperienza: il Pune City in India, paese nel quale incontrerà vecchie conoscenze come Alessandro Del Piero e Marco Materazzi. Sotto gli ordini di Franco Colomba, con il neo club della neonata Indian Super League, collezionerà nove presenze e due reti.

Infine ieri, in data 20 gennaio 2015, David Trezeguet dice basta. E noi non possiamo che dirgli grazie. Chi è amante del calcio non può odiare un talento come quello di Trezegol: la sua classe, come quella di pochi altri campioni, va oltre ogni bandiera e ogni nazionalità. Chissà chi sarebbe oggi David Trezeguet, senza quel suo maledetto golden gol nella finale di Rotterdam del 2000. Chissà se la Juventus lo avrebbe acquistato comunque. Chissà se avrebbe avuto ugualmente una carriera così luminosa, culminata con la vittoria di diversi campionati, oltre a un Mondiale e un Europeo con la sua Nazionale.

Nel dubbio, paradossalmente, grazie anche per quel benedetto golden gol nella finale di Rotterdam del 2000.

 

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Trezeguet saluta i tifosi allo Juventus Stadium.

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